Non voglio dividere il mondo in bianco e nero, avere una visione manichea, ci mancherebbe anche se a volte nelle nostre considerazioni affrettate il rischio è sempre dietro l'angolo.
E' chiaro però, in questo momento storico, che sia venuta meno la partecipazione delle persone, l'impegno.
Servirebbe una macchina del tempo per capire qual'é stato il preciso momento in cui abbiamo deciso di delegare, di non occuparci della cosa pubblica, di non esporci. E' una considerazione che va al di là dell'attuale governo.
Prendendo in considerazione il mio posto di lavoro, dove negli ultimi anni, grazie all'azione sindacale e non solo, abbiamo ottenuto alcuni vantaggi rispetto ad altri, devo comunque registrare la poca partecipazione alle assemblee e alle iniziative collettive. Vale lo stesso discorso per i movimenti politici.
Probabilmente c'è stato un momento storico in cui il "noi" è stato sostituito dal'"io", il bisogno individuale che supera quello collettivo, la perdita del movimento di gruppo. Le ragioni davvero potrebbero essere molte. Qualcuno in prima istanza cita il fallimento dei sindacati, l'appannamento della loro missione e la troppa vicinanza della politica. In parte posso anche capire, ma ad esempio anche quando c'era il PCI il sindacato era politicizzato, e di conquiste in quegli anni ne sono state ottenute. Altre teste pensanti evidentemente.
Paradossale è il fatto che nella nostra dimensione parallela, quella digitale, si cerchi di fare gruppo, socializzare, creare chat in ogni momento per restare in contatto, quando nella realtà invece si cerca l'opposto.
Lo dico con estrema amarezza perché spesso ormai ci si trova da soli a lottare contro mulini a vento moderni, e alla fine della battaglia poi si presentano orde di personaggi a chiedere conto dell'esito dello scontro. Succede così, purtroppo.
Davvero il "perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione"? Davvero basta questo? Perché se fosse direi che stiamo affondando da parecchio tempo.