giovedì 18 dicembre 2014 11 vostri commenti

Cuba Libre?

Dobbiamo aggiungere una nuova frase ai nostri ricordi.
"Todos somos americanos!"
Parole di Barck Obama che in pochi attimi cancella anni di muro nelle relazioni tra Usa e Cuba.
Fine dell'embargo? Per ora non c'è ancora nulla di certo direi ma credo che sarà il passo successivo a meno che il futuro presidente Usa non cambi rotta.
Ognuno di noi su Cuba ha una propria idea. Quella di un'utopia realizzata, quella avventurosa e rivoluzionaria per eccellenza sotto la figura di Che Guevara, quella di un'isola felice come istruzione e sanità in un panorama sudamericano da brividi, ma anche quella di una paese senza democrazia, quella dei "balseros", degli scioperi della fame, dei cubani di Miami o degli attentati.
Il fascino di quel paese che ha lottato contro il gigante americano me lo tengo stretto, d'altra parte questo Blog prende il nome da un diario di Ernesto Guevara, sapendo però che negli anni  il fascino della libertà è sfumeto per mantenersi in vita. Non starò qui a difendere la mancanza di democrazia, non è nelle mie corde, dico solo che da qui è difficile giudicare. 
Cosa sarebbe diventata cuba senza la rivoluzione? Sarebbe rimasta ciò che era prima ovvero un'enorme Casinò alla luce del sole. Avrebbe fatto la fine del Cile con Pinochet sostenuto dai paladini della libertà americani, oppure la fine dell'Argentina.
Oggi al di là di ciò che è stato si deve essere contenti per questo inizio di cammino che deve necessariamente portare alla fine di un embargo che ha affamato per anni una popolazione. Il punto di domanda è d'obbligo però.
Le idee si contrappongono ad idee non a blocchi.

lunedì 15 dicembre 2014 26 vostri commenti

Future Notti Magiche


Ora possiamo stare tranquilli.
Il presidente del consiglio ha trovato l'arma giusta contro lo scandalo di Mafia Capitale.
Una bella e sana candidatura per le Olimpiadi del 2024.
Sono già pronti i modelli, in vari formati colorati e anche spiccioli, per vincere le gare di appalto.
D'altra parte come dimenticare Italia 90 con i mega stadi che ci ha lasciato in eredità.
L'era della comunicazione ha trovato il suo più abile paladino, contro una città in mano ad una cricca da romanzo criminale la cosa migliore da fare è una candidatura porta voti.
Per la mascotte delle olimpiadi pronto un sondaggio on line.
Oppure si potrebbe tenera quella vecchia "Ciao" aggiungendo al nome la parola "soldi".
Ah ricordate che lui non partecipa... lui vince.
mercoledì 10 dicembre 2014 29 vostri commenti

Giochi e...

Facendo un leggero salto indietro nel passato mi ritrovo a rovistare nei miei giocattoli.
Adoravo i soldatini, eppure lo sapete sono un pacifista e ho fatto l'obiettore di coscienza, però passavo delle ore a sistemare americani contro russi, russi contro tedeschi, tedeschi contro scozzesi e scozzesi contro egiziani. Lo so trattasi di orrore storico ma ero piccolo, concedetemi la licenza.
Poi i playmobil. Nordisti contro sudisti, la banca e il saloon, il galeone dei pirati. Immagino i miei alle prese con le istruzioni per farci trovare, a me e mio fratello, tutto montato sotto l'albero.
Le immancabili macchinine e poi tanta immaginazione che usavamo per inventarci dei giochi.
La mitica pallina di gomma piuma che qualche volta ci è costata qualche ciabatta sul sedere visto che arrivava a colpire qualche quadro con l'immancabile caduta.
Non mi piacevano i Big Jim e nemmeno il Meccano che lasciavo volentieri a mio fratello.
Mi piaceva pareccho invece il Lego. Metri e metri di mattoncini uno sopra l'altro. Questi omini sempre nelle stesse posizioni con lo sguardo e la bocca disegnata.
Semplici... meravigliosi!
Ora... oggi mi sono imbattuto in questa cosa...

... lo strip club! Poltrone zebrate e palo per la lap dance!!!!
Manca il buttafuori e gli omini del lego rissosi e poi siamo al completo.
Magari quelli sono accessori da comprare a parte.
Forse è per questo motivo che hanno sempre avuto il sorriso stampato.


venerdì 5 dicembre 2014 35 vostri commenti

Quando non c'era Whatsapp

Oggi mi sono imbattuto in uno di quei titoli che si possono trovare sulle bacheche dei social... "Noi che stavamo delle ore su un muretto".
Effettivamente voltandosi indietro spesso si ha la sensazione di rivivere alcuni momenti. 
Ricordo i famosi appuntamenti che tutte le compagnie, perché era vero che erano "gli anni delle grandi compagnie", si davano sotto l'orologio della stazione.
Alla fine chiaramente in quel posto ci si trovava in centinaia e tenete presente che non c'erano i cellulari per raggiungersi, quindi partiva una caccia all'amico.
Nel frattempo una bella mezz'ora era già andata.
Poi ci si aspettava e si sparavano, come si dice da noi, "belinate" per un bel po' in attesa dei ritardatari.
Una volta al completo si doveva scegliere dove andare, e qui si apriva un dibattito infinito.
Chiaramente alla fine la maggior parte delle volte si finiva sempre nello stesso posto.
Ora non vorrei sembrare vecchio e malinconico ma a me sembra che si vivesse di più il tempo, i minuti si gustavano, le parole erano davvero importanti e i rapporti umani non si coordinavano tramite un gruppo su Whatsapp.
Ok mi sa che sto diventando anziano.
giovedì 4 dicembre 2014 18 vostri commenti

Il nuovo che avanza


Leggendo i titoli dei giornali oggi sembra di essere catapultati, di nuovo, dentro a "Romanzo criminale". E non è la prima volta.
Una storiaccia italiana che si ripete, un incubo continuo. 
Ministri che pranzano vicino a Boss, indagati che si passano i maccheroni con presidenti di associazioni "illustri", ex personaggi della sinistra extraparlamentare che stringono mani a personaggi della destra estrema, ex sindaci che non smettono di comandare.
Sembra di rileggere un libro sulla banda della Magliana. Basta cambiare i soprannomi... il Guercio al posto del Libanese e il gioco è fatto.
Nel frattempo mister perfezione continua la sua corsa per l'annientamento dei diritti del lavoratore con l'approvazione del Job Act.
Insomma tutto è cambiato per non cambiare niente... e ritornano in mente vecchie immagini di vent'anni fa...

Fate voi.

lunedì 1 dicembre 2014 17 vostri commenti

Fragilità dimenticate

Succede di sfogliare il libro di Eugenio Borgna, "La fragilità che è in noi", e di incontrare parole che pesano come macigni perché troppo spesso nei luoghi di cura ci si dimentica di chi si ha davanti...

"Quante persone ferite dalla malattia sono lacerate dalle parole troppo violente, troppo dure, troppo inumane, che i medici rivolgono loro. Una diagnosi comunicata in un corridoio o a una segreteria telefonica, un gesto ambivalente che lascia presagire indifferenza o preoccupazione, uno sguardo sfuggente nel momento di rispondere a una domanda: tutto può causare angoscia e disperazione. Così, è necessario scegliere parole che possano essere subito comprese, e che nn feriscano. Questo è il compito, non facile ma necessario, di chi cura: creare relazioni umane che consentano al malato di sentirsi capito e accettato nella sua fragilità, e nella sua debolezza"

...una questione che non riguarda solamente il singolo comportamento di chi lavora. Spesso chi è ai vertici, o anche le stesse istituzioni, si dimentica dell'importanza del ruolo di chi si occupa delle persone che stanno male. Ritmi di lavoro a livello di "Tempi moderni" che in alcuni casi portano ad una stanchezza che non ti consente di usare una parola in più con la persona che si ha davanti in quel momento.
L'umanità dovrebbe essere compagna sempre presente nei luoghi di cura sostenuta dall'uso delle parole giuste nei momenti adatti.
Un lato troppe volte dimenticato.

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