Non ricordo con precisione il primo film visto al cinema. Mia madre dice che più di una volta da piccolo li ho costretti ad uscire dalla sala.
L'odore delle sale di una volta però è indimenticabile, la luce del proiettore e le teste di quelli che si alzavano per andare in bagno catapultate direttamente sul telone bianco, un profumo misto di pellicola e sigarette, perché nonostante il divieto qualcuno continuava inesorabile la sfida al pericolo.
Sale di una volta. Come quelle a Parigi, il Brady, denominato "cinema dei dannati", che proiettava film di serie b e di serie z, capolavori probabilmente ora introvabili. Aveva una particolarità, era utilizzato dai clochard come albergo. Per paura delle aggressioni molti di loro di notte non dormivano, quindi durante il giorno utilizzavano la sala del Brady come hotel con tanto di accompagnamento video.
Dentro si poteva trovare di tutto, dagli intenditori di pellicole introvabili ai reietti della società, ma tutto filava liscio, tranne quando la pellicola si inceppava, perché anche se non si entrava per guardare il film si pretendeva il meglio, anche russando.
Genova era la città dei cinema, ne ricordo parecchi e ora quando passo davanti alle vetrine che hanno sostituito l'ingresso dell'Orfeo, del'Augustus o dell'Olimpia scuoto la testa per ciò che abbiamo perduto. Come dimenticare poi le panche del cinema parrocchiale con il prete che girava con la torcia per controllare movimenti sospetti.
Sostituiti dalle multisale così impersonali, così standard e perfette.
Ora non c'è nemmeno più il gusto di sperare di non incontrare uno alto nel posto davanti, per non parlare del fatto che una volta entravi a film iniziato, rimanendo poi dentro per lo spettacolo successivo per recuperare le battute iniziali oppure per rivedere la scena migliore del film.
Il cinema si viveva.
Di cinema si viveva.
Di cinema si viveva.