Nei fatti di Roma c'è tutto.
Un uomo che stava facendo il proprio lavoro ucciso in maniera brutale, un dolore difficile da immaginare per la famiglia.
Il delirio sui quotidiani con la caccia all'africano, politici che fanno a gara per essere i primi nella corsa alla propaganda, usando termini terribili.
La confessione di due americani di buona famiglia che fa fare retromarcia a molti paladini della giustizia che rimettono a posto la forca.
Poi quella foto durante l'interrogatorio e la riapertura del valzer della propaganda con tanto di sondaggio lanciato dal ministro dell'interno sui social.
La sensazione è quella di essere entrati in un vortice che non si ferma, senza vie d'uscita. Ogni fatto ormai scatena una sequenza delirante di dichiarazioni, post, sondaggi, articoli che sembrano avere la propaganda come unico scopo da una parte e dall'altra. Le vittime spesso vengono dimenticate, l'indignazione dura una frazione di secondo, giusto il tempo di tornare a condividere gattini o il piatto che si ordina alla sera.
E' un dolore effimero, finto il più delle volte, quello che leggiamo nelle dichiarazioni, nei commenti, una sorta di dovere di presenza.
Commento quindi esisto.