Da 17 anni ormai alcune vie della mia città non sono più le stesse di prima. Quando passo nei luoghi del G8 non posso fare a meno di pensare a quei giorni. L'odore della paura, il rumore degli elicotteri, sguardi increduli, visi stanchi affaticati.
In questi giorni ho letto parecchi commenti sprezzanti nei confronti delle manifestazioni che ogni anno si svolgono. Troppe persone hanno dimenticato, altre fanno finta di niente e altre ancora parlano di cose che non conoscono neppure.
Ogni volta che passo in Corso Italia e vedo la salita che porta alla chiesa di San Pietro non posso fare a meno di pensare al corteo del 21 luglio ancora una volta caricato senza motivo. Non posso dimenticare i "black block" lasciati scorrazzare per la città, passare nel quartiere di Castelletto rivoltando completamente una strada, mentre la polizia caricava Manitese in piazza Manin.
Ogni luogo è un ricordo.
Corso Gastaldi trasformato in trappola, la deviazione in via Caffa. La strada della mia infanzia e piazza Alimonda che prima di quel giorno per me era solamente il luogo degli aperitivi con papà.
Anche nei giorni precedenti durante il corteo dei migranti c'erano state cariche, botte schivate per pochi attimi, io e la fidanzata di allora assieme a migliaia di persone colorate. Ma non ci sembrava possibile.
Il resto lo sappiamo, anche se molti dimenticano. Cariche su cariche, gente massacrata, tentativi di depistaggio in diretta in Piazza Alimonda con un improbabile "sei stato tu col tuo sasso".
Carlo.
Poi la sera del 21 l'incursione in stile Argentina anni 70 nella scuola Diaz quella dove mia nonna faceva la bidella, la stessa scuola dove mi portava a trovare le sue colleghe una volta in pensione.
Bolzaneto, la caserma degli orrori. Un salto temporale di 50 anni, riportati in pochi attimi al fascismo.
Proprio nella nostra città.
Il resto è storia, quella che molti vorrebbero cancellare. Quella che molti hanno insultato promuovendo personaggi che avrebbero dovuto fare i conti con la giustizia.
Abbiamo un compito. Ricordare.