giovedì 25 agosto 2016 5 vostri commenti

Silenzio per favore

Da poco ho finito di leggere un libro di Fumio Sasaki, giapponese che cerca di spiegare l'arte dell'essenziale e del riordino. Una frase mi è rimasta impressa, proprio quella in cui spiega che molti giapponesi dopo l'ultimo terremoto-maremoto hanno deciso di disfarsi degli oggetti di casa, per evitare di rimanere schiacciati durante una scossa sismica.
Ora lasciando perdere questo eccesso, la cosa vera però è che di regola il terremoto di per sé non fa vittime, se ci sono di solito è perché l'uomo ha sbagliato qualcosa.
La tragedia di Amatrice, Accumuli e altri paesini spezza il cuore ogni volta che si guardano le immagini, ogni volta che incrociamo lo sguardo di persone hanno perso tutto, ogni volta che si legge di una vita spezzata con la sua storia portata via in pochi secondi. 
La rabbia è tanta perché vorrei sentire parlare di prevenzione e sicurezza e non più di emergenza e del paese dal cuore d'oro che risponde ogni volta che c'è una tragedia... acqua, terra, fuoco che sia.
Il pensiero ora è davvero solamente rivolto a chi ha perso qualcuno e ancora sta sperando di ritrovarlo, non parlerò di chi in questo momento riempie la rete di spazzatura razzista, di chi scrive cose senza nemmeno saperle, di una scuola ricostruita con i soldi per L'Aquila e crollata in pochi secondi, di Bertolaso che dovrebbe espatriare su Marte e invece parla, di politici che fanno proposte irrealizzabili, di amministratori che parlano ma in questi anni non hanno mai messo a norma niente, di giornalisti che non vedono l'ora di inquadrare un pianto, di giapponesi che comprano le case antisismiche da noi in Trentino, di gente che ora commenta e tra un mese non saprà nemmeno più come si chiamavano i paesi colpiti,  di cittadini che si fanno inquadrare dalle telecamere.
Non ce la faccio sono stanco, allora penso solo a loro che stanno ancora sperando e a tutti quelli che veramente e in silenzio stanno facendo qualcosa.
lunedì 22 agosto 2016 10 vostri commenti

4 anni di letargo

4 anni.
Questo è quanto impiegano gli italiani, forse non solo, per accorgersi della presenza di altri sport.
Atletica leggera, tiro al piattello, lotta greco romana e tutto il resto sembrano comparire solamente nel momento in cui compare magicamente una fiaccola. Contemporaneamente ogni cittadino che si rispetti diventa espertissimo di tutte le discipline. Quelli che commentano la pallavolo reclamando schemi, quelli che parlano di tecniche sopraffine per migliorare la mira, quelli che pensano di distinguere un bel tuffo da uno brutto mentre loro non lo fanno neanche a bomba.
Ora tutto tace, il Brasile può togliere da sotto il tappeto le Favelas e il campionato di calcio ha invaso le prime pagine dei giornali, dei marciatori che arrivano al traguardo esultando per un 75mo posto non frega più niente a nessuno.
La speranza è che qualche ragazza o ragazzo si sia innamorato di uno sport minore grazie alla visibilità di questi giorni, perché non esiste solo il calcio e lo dice uno che c'è dentro da più di trent'anni.

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