lunedì 24 maggio 2021 9 vostri commenti

Un giorno all'anno

Confesso di averci pensato più di una volta quando ci sono stato sopra. Ma è una di quelle cose che sembrano impossibili, come i ponti che non possono cadere. Già, non possono. 

La tragedia di ieri è davvero terribile, fatico anche a leggere gli articoli e guardare le foto della funivia del Mottarone. Famiglie con bambini, donne e uomini che cercavano un po' di spensieratezza. Questa è la vita, si dice così. Ma fa male, tanto. Eitan 5 anni sta ancora lottando per la vita, forse salvato dall'abbraccio del padre, mi vengono i brividi solamente a pensarlo. 

Non so cosa sia successo, difficile immaginarlo. Ora ci saranno le inchieste, qualcuno parla già di manutenzione fatta in maniera approssimativa, altri invece che l'impianto era stato visto e doveva essere a posto per altri 4 anni. 

Ho il sentore che rimarrà una delle tante tragedie senza colpevoli di questo paese,  dimenticate col passare del tempo. Una sequenza già vista, la rabbia, l'indignazione del momento, le prese di posizione e poi, il silenzio. Solo il dolore di chi ha perso qualcuno. 

A Genova quel dolore lo conosciamo bene purtroppo, ma continuiamo a non imparare niente, ad indignarci un giorno all'anno. 

L'indifferenza uccide due volte. 

sabato 1 maggio 2021 8 vostri commenti

Primo


Nella speranza che il lavoro torni ad essere importante, che la partecipazione e i valori di una volta ci guidino sempre. 

Per i diritti e il bene di chi ha un lavoro e di chi non lo ha. 

Perché il rischio è quello di voltarsi e non trovare dietro nessuno.

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Occhibelli

Ricordo la prima volta che ci siamo visti.

Se non sbaglio, perché ormai è passato tanto tempo, pensai che occhi del genere ne avevo visti pochi. La sensazione che però ricordo di più è la voglia continua di parlare con te. Aspettare il giorno dopo per raccontarti ancora qualcosa. Ascoltarti.

Eravamo fidanzati, non tra noi però. 

Difficile raccontare alla propria ragazza che hai conosciuto una persona, una donna, con la quale parli bene e che ti farebbe piacere continuare a vedere.

In quegli anni non c’erano telefonini, ma solamente gettoni, tessere telefoniche, rubriche dove appuntare numeri e impianti fissi a casa, con tanto di prefisso.

Le conversazioni non erano come ora… “Ciao, dove sei?” senza presentarsi e neanche un accenno di buona educazione. Una volta ci si presentava così. “Pronto, buongiorno, casa Pincopallo? Potrei parlare con Andrea?”. Insomma una frase di un quarto d’ora, adesso consumeremmo tutto il traffico solamente per l’introduzione.

A dover essere pignolo il nostro incontro lo dobbiamo tutto alle politiche di sostegno dell'università agli studenti. Già perché con qualche lira in più, perché l’euro era molto lontano, e qualche voto in meno, non ci saremmo mai visti, mai incontrati, mai baciati sotto la casa di Colombo tanti anni fa. 

E soprattutto amati.

Buon compleanno occhibelli.

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