venerdì 28 febbraio 2020 12 vostri commenti

Il bello

La bellezza a volte passa sulle strisce di un attraversamento. 
Un padre che tiene per mano sua figlia che lo segue saltellando. Quel procedere senza pensieri che ogni tanto vorremmo fare anche noi. Camminare spensierati con la testa al prossimo gioco. 
Ricordo ancora quando uscivo con i miei da piccolo, un passo all'edicola sotto casa per l'acquisto di una bustina poi il pensiero era solo a tornare a casa ed iniziare a giocare.  Unica tappa ammessa il rituale passaggio al forno per un pezzo di focaccia più grande della mia faccia.
La bellezza è anche  nel saluto degli anziani che ogni giorno quando passo in corridoio mi augurano buona giornata, la loro educazione di una volta, quel "lei" che continuano comunque ad  usare. 
Nel sorriso di mia madre, anche se non è più quello di una volta, ma quando riesce a venire fuori ritrova lo splendore di sempre. Ricordo ancora quel periodo di crisi in cui i suoi occhi mi fecero capire che ce l'avrei fatta. 
In mio padre, ex operaio con la mani consumate dal lavoro, che asciuga i capelli di mia figlia con una delicatezza da parrucchiere professionale, facendo sparire i nodi con un colpo di magia. 
Negli occhi di mia figlia addormentata abbracciata a tigrotto dopo aver ascoltato la favola della buona notte, nonostante la volontà di "arrivare alla fine della storia questa volta". 
Nella delicatezza di mia moglie, la sua gentilezza quotidiana e il suo pensiero continuo verso gli altri. 

"Il miracolo non è quello di camminare sulle acque, ma di camminare sulla terra verde nel momento presente e d’apprezzare la bellezza e la pace che sono disponibili ora."
Thich Nhat Hanh
giovedì 27 febbraio 2020 6 vostri commenti

A tempi del Corona

Mi pare che ci siano già delle conclusioni da trarre. 
In questi anni la maggior parte dei governi ha trattato il settore della Sanità con troppa superficialità e in alcuni momenti anche disprezzo. Qui non si tratta di difendere a prescindere il lavoratore. Chi non fa il proprio lavoro è un lazzarone, punto. Ma è ovvio che ci siano delle falle imperdonabili. Contratti scaduti, personale ridotto ai minimi termini. Si parla tanto di Sanità privata e in questo momento chi è in trincea chiaramente è quella pubblica, sulla quale si dovrebbe puntare aumentando posti letto, personale, strutture. Colpevoli anche i cittadini che si accorgono dell'importanza di determinate cose solamente quando ci toccano da vicino. 
Prendiamo ad esempio il discorso mascherine. Nel nostro ospedale maggiore, San Martino, pare che non ce ne siano più. Oltre al fatto che stanno anche sparendo i flaconi dei disinfettanti. 
Evito di elencarvi gli insulti per quei delinquenti che li stanno vendendo a prezzi vergognosi. Mi domando, perché non un intervento statale in questo caso. 
Poco fa leggevo che a Napoli il 40% dei mezzi pubblici sono fermi perché soggetti a pulizia. Ma prima? Su che cosa andava in giro la gente. Genova compresa. Io vado in giro in moto ma sento i miei colleghi che usano treni o bus narrare di condizioni igieniche terribili. Mezzi che spesso usano anziani e ragazzi. 
Siamo davvero convinti che le Regioni debbano continuare ad occuparsi di un settore così importante come è la Sanità? Non che lo stato sia infallibile ma a mio parere ci sono settori che non dovrebbero essere decentralizzati. Pare che il dato dei contagiati sia sovrastimato, o meglio debba essere confermato dal Istituto superiore di Sanità. Ad oggi i sicuri dovrebbero essere circa 190 su 474. Allora perché dare questo dato se non c'è certezza? Perché ognuno fa quello che vuole. Toti fa la sua bella conferenza stampa e annuncia i suoi, Fontana ne fa un'altra e annuncia i suoi. Insomma un delirio istituzionale-mediatico. 
Vogliamo parlare poi di quei fenomeni che nonostante il divieto di lasciare la zona rossa continuano ad andare in giro per il paese, aumentando di fatto i contagi. Ancora oggi qualcuno che scappa per andare dalla fidanzata, qualcuno dai genitori. Assurdo. Posso capire che la paura spesso faccia fare cose che non controlliamo ma mi pare che ci sia anche una sana dose di menefreghismo. Voglio dire, se in un albergo come quello di Alassio arriva una comitiva proveniente dalle zone rosse, anche se in struttura da prima dell'allarme, per quale motivo non segnalare la cosa alle autorità.
Stupidità ed individualismo sono carburante pericoloso per queste situazioni. 
lunedì 24 febbraio 2020 28 vostri commenti

Paura?

Mi pare davvero surreale ciò che sta accadendo. 
Leggiamo di gente che si precipita nei supermercati, saccheggiandoli. Prezzi dell'Amuchina alle stelle e panico appena una persona starnutisce a pochi metri. Code ai bancomat per ritirare i soldi. 
Non mi butterò in analisi del virus, non ho le competenze, e credo che sarebbe bene lasciare la parola a chi se ne intende e lavora nell'ambito. Invece stiamo assistendo a dichiarazioni di chiunque, ieri in rete ne ho trovato una anche di Facchinetti che dall'alto delle sue competenze dava giudizi a destra e a  manca. 
Qui in Liguria hanno fermato le scuole per una settimana anche se per ora non ci sono casi. Non so se sia un provvedimento giusto, francamente, mi domando però presa questa decisione e poi? Tutto il resto? Demandato al volere dei privati. Le attività sportive, i centri ricreativi, gli ambulatori. 
Poi davvero qualcosa di meraviglioso ieri sera. Il provvedimento della Regione è scattato dalla mezzanotte, peccato che al Palasport di Genova c'era la meravigliosa cena di Salvini con 1500 leghisti, quindi con un alta percentuali di lombardi e veneti. Un bel selfie e via. Toti in un giro di valzer è passato dalla conferenza stampa per i provvedimenti presi alla foto ricordo. Il segno dei tempi. Per non parlare del fatto che ieri hanno fatto disputare Genoa Lazio allo stadio Luigi Ferraris.
Al di là di tutto credo che non si dovrebbe cedere al panico, è chiaro che la preoccupazione c'è, per una cosa che non conosciamo, che non vediamo e che potrebbe essere ovunque. Mi pare però che si stia cedendo all'isterismo collettivo. 
Per ultimo voglio dire che questa vicenda dovrebbe almeno insegnarci e insegnare ai nostri politici il valore della Sanità, degli operatori sanitari, che per anni sono stati senza contratto, quelli della sanità privata ancora oggi lo sono. Un settore che ha subito tagli da sempre, da tutti, e che viene solamente ricordato in casi di emergenza. Una bandierina da tenere in mano a fini propagandistici. 
Questo è vergognoso. 

giovedì 20 febbraio 2020 23 vostri commenti

Un terzo


Siamo stati alcuni giorni in mezzo alla natura. Ogni volta mi domando se il modo di vivere che stiamo seguendo sia quello giusto. 
La frenesia dei giorni. Il cartellino che va timbrato all'orario giusto, i nostri ritmi scanditi dalle lancette dell'orologio. 
Questo non vuol dire che chi vive in campagna o montagna, che sia, non abbia scadenze, ma davvero mi pare che solamente l'assaporare il silenzio del bosco, una passeggiata attorno ad un lago, osservare i piedi che passo dopo passo ci portano su un sentiero, ci dia un attimo di respiro in più. 
Le nostre città sembrano impazzite in alcune ore. Traffico in tilt, clacson che suonano senza un senso, autobus che sembrano scatole di sardine. Cantieri perennemente aperti dove lavorano persone segnate dal tempo che dovrebbero già essere in pensione. Colleghi che non ti fanno togliere nemmeno la giacca e sono già pronti a porti un quesito.
Forse è un ragionamento più complesso, che dovrebbe riguardare in generale la nostra società. Passiamo la maggior parte delle ore della nostra giornata al lavoro, almeno un terzo. 
Non ci siamo. 
venerdì 14 febbraio 2020 16 vostri commenti

Piano piano

Abbiamo passato momenti
duri
ma poi 
è uscito il sole
a darci felicità.
Noi siamo colline
e, piano piano, 
ci abbassiamo. 
Maestra, 
il verbo restare
non è all'infinito. 

Monica, 10 anni, filippina. 
da "Il silenzio è cosa viva" di Chandra Livia Candiani

Noi siamo colline. Ciò che accade nel tempo ci modifica, a volte, ci fa maturare, fare passi indietro, altre invece ci fa capire i nostri limiti o le maggiori possibilità. 
A volte arrivano folate di vento che ci spazzano via e noi appesi a qualcosa proviamo a resistere, non capendo che in alcuni casi forse sarebbe bene abbandonarsi alla scia, per comprendere. 
I cambiamenti spesso possono fare paura, così come il solo pensiero o l'avvicinarsi a quel che ci aspetta di nuovo, ciò che è in ombra, il punto di domanda che non vogliamo svelare. Sospensioni che mozzano il fiato, che non fanno dormire, che mettono in moto il pensiero costante. 
Ma è vero. Il verbo restare non è all'infinito, ha delle porte  dietro alle lettere, scorrevoli a volte, che attendono solo il nostro passaggio. 
Piano piano, però. 

mercoledì 5 febbraio 2020 25 vostri commenti

Rewind

A volte basta un pezzo lanciato per caso alla radio per portarci indietro nel tempo. Immagini che ritornano alla mente in pochi istanti, come se fossero sempre stati lì dietro un angolo ad attenderci. 
Cose che non torneranno più ma che sono sempre con noi a ricordarci come eravamo, con chi e cosa stavamo facendo. 
In alcuni casi strappano un sorriso o un smorfia di malinconia ma rimangono comunque parte della nostra vita. Così in pochi istanti tornano in mente quelle giornate alla soglia dell'estate in cui i miei andavano a sistemare la cabina e io assieme a mio fratello, a volte anche da solo, a giocare al campetto che in quel momento, cosa rara, era totalmente a nostra disposizione. 
Le sere che non volevamo lasciare lo stabilimento, perché non ne avevamo mai abbastanza di giocare, e chi ci portava a casa ci chiamava dall'altoparlante mentre noi facevamo finta di niente. 
Gli anni della scuola. L'occupazione di quindici giorni, con tanto di blitz all'alba per entrare nelle aule per appendere i nostri striscioni, gli amori nati e finiti nel giro di una serata, le lacrime e la gioia per il casino che potevamo fare fino a sera. La tensione delle assemblee con un preside che ci voleva sbattere fuori e le minacce di una sgombero della polizia. 
Le cene e i pranzi infiniti coi parenti che nemmeno Obelix sarebbe stato in grado di portare a termine.  In pratica si finiva quando poi era ora di mettersi di nuovo a tavola per la cena. 
Le uscite con gli amici e le ore infinite passate sotto l'orologio della Stazione Brignole per decidere dove andare. 
Poi quella frase che dicevamo tutti quando tornavamo a casa. "Mi ha cercato qualcuno?" perché non c'erano chat, gruppi o liste per tenerci insieme, ma muretti, piazzette, cartoline e citofonate.
lunedì 3 febbraio 2020 12 vostri commenti

I dimenticati


Era il 2017.
Lo Spallanzani probabilmente non rientrava nemmeno nel vocabolario degli italiani. 
Gli stessi precari che ora vengono sventagliati con orgoglio nazionale erano fuori dai cancelli dell'ospedale con tanto di striscioni per rivendicare il loro diritto alla stabilità contrattuale. 
Precari a vita. Biologi, ricercatori e molti altri. 
La politica nazionale e regionale dovrebbe smettere di ricordarsi di queste persone, della sanità in generale, solamente quando diventa un veicolo di propaganda. Una foto e via con tanto di dichiarazione sull'importanza della ricerca, poi una corsa in parlamento a votare i finanziamenti magari per le armi. 
In Italia ci sono 68428 ricercatori con contratto a tempo determinato, precari, contro 47561 con contratto indeterminato. Per non parlare del fatto che il numero dei dottorati in generale si è praticamente dimezzato.
Altro che orgoglio italiano. 

Latest Tweets

 
;