lunedì 26 novembre 2012 27 vostri commenti

Che più a sinistra c'era solo il tavolo...

E così il giorno dopo di un po' di tempo fa...

"Brogli a non finire!"

E ancora oggi...

"Noi abbiamo altri dati!"

Il concetto è lo stesso, la fonte però è diversa. La prima di un tale che per anni ha governato un paese a forma di stivale trasformandolo a sua immagine e somiglianza, l'altra di un tale che è stato anche accolto in casa del primo e che è stato plasmato ad immagine e somiglianza dal primo. 
Confesso che ieri alla vista della scheda elettorale con il nome di Tabacci ho avuto un problema grosso di identità.  Poi dopo qualche minuto di assenza mi sono ripreso grazie al bicchiere di vino gentilmente offerto dai volontari. 
Matita nella mano destra.
Foglio in quella sinistra.
Banchetto traballante, sembra una maledizione mi succede anche nei bar con i tavolini, mah! Occhiata all'Appello degli elettori firmato, sperando che non mi arrivi un'enciclopedia,  e all'elenco...
Pierluigi Bersani e in un attimo mi vengono in mente le bambole non pettinate, gli scogli non asciugati, le mezze maniche tirate su.... ahhhh.
Bruno Tabacci... che altro aggiungere.
Laura Puppato... confesso non ho avuto tempo di approfondire.
Nichi Vendola... che mi ha tirato su dallo sconforto, votato. 
E poi lui Renzi. Con quell'immagine che mi ricorda le fotografie che i vecchi parrucchieri mettevano fuori dal negozio. Da piccolo le guardavo e mi mettevano un ansia incredibile, forse per questo poi per anni ho portato la coda, teste messe di trequarti con 20 litri di lacca sopra e uno sguardo che sembra seguirti sempre. E quel suo stare con Marchionne senza se e senza ma. 
Ora come al solito sono nella minoranza di quelli che hanno perso, non avevo dubbi, mi rileggo Gramsci, penso ai pugni chiusi e non a quelli per dire "non vale" e sogno...  che per quelli i due euro non me li chiedono neanche. 
Per ora.
mercoledì 21 novembre 2012 17 vostri commenti

Perché si può dire di no

Ciò che sta succedendo in questi giorni a Gaza è davvero inquietante per il futuro dell'umanità. Ancora una volta l'uomo riesce a dar prova di ciò che è in grado di fare quando la ragione viene sopraffatta dalla bestia che è in agguato soprattutto negli uomini di potere e in coloro che sono sempre pronti a dire di si.
Credo sia giusto ricordare che dietro ad ogni scelta dei governi che troppe volte sembrano distanti dai cittadini ci sono poi persone che eseguono e che hanno sempre la possibilità di dire no.
Un no a premere un pulsante.
No a lanciare un razzo.
No a mettere un bomba.
No a sparare verso un proprio simile.
Un no possibile ma che troppo spesso viene allontanato per lasciare spazio a motivazioni religiose, territoriali o economiche.
La paura aumenta se poi assieme a tutto ciò aumenta la censura e l'auto censura. Il silenzio di alcuni media che hanno paura di parlare di violenza di stato e che fanno informazione al caldo dei loro salotti bene, mentre nello stesso momento ci sono giornalisti o uomini liberi che cercano di allertare il mondo su quello che viene nascosto, sul volto di un bambino ucciso, su un crimine di cui tutta l'umanità dovrebbe vergognarsi anche solo per non essere riuscita a impedirla.
Per questo motivo credo sia giusto ripubblicare il post di Odifreddi che puntualmente Repubblica ha deciso di censurare ed eliminare dal blog...

Dieci volte peggio dei nazisti

Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona.

Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.

In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi.

Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare ancheNetanyahu e i suoi generali?


Piergiorgio Odifreddi
martedì 13 novembre 2012 12 vostri commenti

Domani che sia generale!

E domani si riprende a camminare per le strade di una città che ha passato un week end di allerta, attraversando le vie dove ancora troppe persone fanno finta di niente, si voltano, guardano le bandiere e sentono i fischietti lasciandosi scappare quella a loro tanto cara espressione "sono i soliti comunisti che non hanno voglia di fare niente". 
I soliti già. Questo è vero perché a pensarci bene alla fine sono sempre i soliti che si incazzano, che chiedono, che fanno contrapposizione e scendono in piazza. Finalmente dopo tanto tempo, troppo, la Cgil ha proclamato uno sciopero generale.
Dalle mie parti, ma che altrove,  ormai la piazza sta diventando il luogo dove ci si ritrova più spesso contando quelle facce  che sembrano diventate parenti pronti a  protestare. La settimana scorsa contro un datore di lavoro che vuole fare lavorare di più guadagnando meno e  che vuole fare entrare le discriminazioni in un'azienda pagando 300 euro al mese in meno i neo assunti.
Domani si fermeranno tutti, o meglio dovrebbero farlo. Perché è in gioco il nostro futuro  e la sopravvivenza di uno stato civile che stenta ad esserlo ormai, perché da ciò dipende il nostro grado di democrazia che non si misura dalla riuscita di un talk show misto quiz con tanto di sindaco in stile berlusconiano e segretario da tv in bianco e nero, ma si misura dal livello di partecipazione delle masse che ormai non sanno neanche più di esserlo. 
Le stesse persone che si autocensurano, che hanno paura della loro ombra e che non manifesterebbero mai. Quelle che parlano per sentito dire e che si nascondono dietro le colpe degli altri e della storia, che loro logicamente non hanno nemmeno letto.
Per questo bisogna scioperare, per camminare liberi e far vedere agli altri che ciò che li lega si può sciogliere.
lunedì 5 novembre 2012 17 vostri commenti

Si muore a norma di legge


Un anno e un giorno.
Ma sostanzialmente nulla o poco è cambiato nella mia città, Genova, e nella mia Regione. Alla fine chi abita nelle zone in pericolo di alluvione convive con gli allerta 1 e 2 che vengono diramati dalla Protezione civile.
Scuole chiuse e consigli dati alle persone di rimanere a casa. 
Giusto un anno fa 6 persone persero la vita e ora le inchieste stanno facendo luce su una giunta che poi non è sembrata così esente da colpe. 
Immagini e momenti indimenticabili quelle del 4 novembre 2011. Una città completamente paralizzata e incredula davanti alla forza della natura, decisioni e svolte che in pochi secondi hanno portato alla salvezza o alla morte. Telefonate mai arrivate, squilli a vuoto, preoccupazioni e ansie di famiglie in attesa a casa. 
Ora rimangono le inchieste e gli allerta che mettono in ansia una popolazione e una vallata, quella della Valbisagno, dove scorrono i due torrenti che negli anni hanno preoccupato abitanti e molto meno gli amministratori. In particolare quello che preoccupa di più è il Fereggiano lo stesso corso d'acqua che ha invaso la via omonima un anno fa spazzando via tutto ciò che trovava davanti a sè.
Soluzione?
Sembrerebbe uno scolmatore in grado di arginare la furia delle piene future.
Fattibile?
Neanche per idea. Costa troppo e i soldi non arrivano, chiaramente non si tratta di un'opera che un Comune come quello di Genova si può permettere e da Roma si stanno ancora aspettando i soldi dei danni. Intanto il 70% dei negozi in via Fereggiano ha chiuso, gli appartamenti logicamente si sono svalutati e nessuno in questo momento comprerebbe un metro quadrato in quella zona.
Questione di priorità. In questo momento, ma anche in passato, la vita delle persone non è importante, non conta. Quindi dalle nostre parti si dice si va avanti a tapulli, qualche lavoretto, qualche pulizia del letto del fiume e gli allerta. Poi a chi importa se in quella strada mentre si chiudono le scuole nella zona passano persone, donne che fanno la spesa e ragazzi che vanno in altri istituti non chiusi, cosa importa se durante l'allerta 1 della settimana scorsa nel letto del Fereggiano c'era in bella mostra una ruspa che lavora nel cantiere. Basta decidersi perchè se una zona è pericolosa lo è punto e basta.
Insomma tutto in linea con la politica di questo governo e alcuni amministratori locali che ultimamente hanno deciso che tutto ciò che ha a che fare con la vita non serve e nemmeno un soldo deve essere speso in tale direzione, mentre magari nello stesso momento si concedono  permessi per costruire in zona a rischio.
Ricordando a questi signori che di queste cose si muore, a norma di legge.

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