Non sono in grado di dire se il momento in cui viviamo sia un punto di non ritorno. Sono convinto però che sia molto pericoloso. Camminiamo in bilico su un sentiero sconnesso, con l'alta probabilità di cadere.
I commenti sui social, ma non solo, sulle violenze di Firenze comparati con quelli di qualche giorno fa sui fatti di Rimini disegnano una società, un mondo, sempre più malato per colpa di un veleno iniettato dai suoi stessi abitanti.
Vengono alla mente le giornate sventolate a 360 gradi contro la violenza sulla donna mentre si leggono frasi del tipo "se le sono andate a cercare", "li hanno incastrati", "queste sono furbe", "però Firenze non è una città da sballo la gente lo deve capire" (questa è del sindaco) e molto altro.
Salgono in cattedra in questi momenti i politici sciacalli che stanno costruendo il loro consenso grazie a queste cose. Allora possiamo trovare un post di Salvini, quello che giorni fa parlava di castrazione chimica, quello che fa foto a due ragazzi di colore mentre usano li telefonino commentando "ecco le nostre risorse", che ci dice di non generalizzare, perché i carabinieri non sono tutti così aggiungendo anche lui "che però qualche sospetto sulla vicenda è lecita".
La violenza non ha colore, non è differente se a commetterla è uno ricco o uno povero, il reato è un mero atto che va contro la legge a prescindere da chi lo commette. Concetti semplici che però a quanto pare a parecchi nostri concittadini non sembrano entrare in testa. Fumo negli occhi che molti politici stanno utilizzando per coprire la loro pochezza e incapacità nel risolvere il problema del paese.
Poi le vittime, quelle dimenticate, usate solamente come arma di propaganda per tornare nell'oblio tra pochi giorni e spesso sole ad affrontare un dolore difficile da descrivere. Basta citare solamente il fatto che i centri antiviolenza stanno subendo dei tagli ai loro finanziamenti.
Il resto è solo l'ennesimo commento di chi domani scriverà con lo stesso livore per commentare il risultato di una partita di calcio.