venerdì 26 marzo 2021 25 vostri commenti

E parlano ancora

Vaccinarsi è giusto, utile e bisogna avere fiducia nella scienza per proteggere se stessi e gli altri cercando di raggiungere l'immunità di gregge. E questa è una cosa.

Draghi annuncia che ci sarà un decreto per gli operatori sanitari non vaccinati. Allora io mi domando, uno stato che non sta vaccinando le persone fragili, che si sta dimenticando milioni di lavoratori a rischio da inizio pandemia, che ha organizzato una campagna vaccinale imbarazzante, che ha messo il destino di tutti noi nelle mani di Presidenti di Regioni da indagare, uno stato ridicolo come questo può parlare?
giovedì 25 marzo 2021 8 vostri commenti

Alla deriva

Ciò che sta succedendo con i vaccini riassume benissimo la situazione della nostra società.

Incapacità organizzativa totale degli amministratori locali e nazionali, incapacità da parte dell'opinione pubblica di spingere per avere chiarezza su un tema così importante, individualismo che prevale sulla collettività, arte dell'arrangiarsi, dell'amico degli amici o del canale preferenziale che permette a qualcuno di avere la dritta giusta per una dose di vaccino.

Spaventa più l'uomo che il virus. 

venerdì 19 marzo 2021 26 vostri commenti

Verso ciò che vorrei essere

Spesso mi domando se sto facendo bene il padre. Forse non c’è una risposta, lo si diventa passando anche attraverso errori, insegnamenti o come in questo caso provando a fare almeno una piccola percentuale di ciò che hai fatto te per noi. 

Non sei un tipo tecnologico, hai un Brondi che nn accendi mai e solo per colpa della Pandemia hai iniziato a fare le videochiamate, perché senza vedere tua nipote non potevi stare quando eravamo in lockdown. Quindi questo post non lo leggerai mai, anzi ora mi diresti di piantarla di usare “quel belin di cellulare” come dici te. Ma questa volta non posso darti retta perché scrivere di te mi aiuta anche a pensare di potercela fare con Greta, di potercela fare. 

Perché quando penso a te mi viene in mente una roccia, uno scoglio di quelli che negli anni viene colpito da mareggiate ma rimane sempre in piedi, anzi sorregge anche gli altri.

Così hai fatto e ancora adesso stai facendo, in un periodo difficile in cui devi anche ascoltare ogni giorno le mie raccomandazioni per uscire di meno. È stata un’impresa tenerti in casa un anno fa, perché tu hai sempre pensato a tutti e quel “puoi ammalarti anche te” che continuavi a dirmi. 

E poi i nostri litigi perché pensi a tutti tranne che a te, hai un dito rotto da quattro anni ma guai andare dal medico. Meglio un aperitivo e passa tutto. 

Un papà senza macchina che ci ha portato da tutte le parti, senza chiedere mai nulla a nessuno. Chilometri e chilometri a piedi per tornare dalle mie partite. 

Mi hai insegnato il valore del lavoro, della lotta, dell’onestà e del pensiero verso l’altro, spero proprio di averli messi in pratica in questi anni. 

L’orgoglio di una tuta blu che non si smette mai di indossare nello sguardo di un figlio verso il padre che vorrebbe essere.

martedì 16 marzo 2021 17 vostri commenti

Quel silenzio che non c'è più

E' tornato il mio amico. 

Un tipo che fischia solo, di poche parole ma che mi accompagna tutto il giorno. A lui piace soprattutto la sera quando mi corico esausto per le fatiche della giornata, ama tenermi compagnia. L'ultimo che saluto prima di addormentarmi e il primo al mattino, con qualche intermezzo in caso di risveglio, perché si sa alla mia età la dormita tutta una tirata ormai è una chimera. 

Lo avevo incontrato per la prima volta più di un anno fa, un incontro inaspettato una sera mi pare così all'improvviso, una sorpresa. Poi come tutte le storie il tempo logora un po' quindi siamo caduti nell'abitudine. Devo essere sincero ho provato un po' di tutto per allontanarmi da lui, perché va bene la vicinanza ma in tempi di distanziamento non bisogna esagerare. C'era ma era come un leggero sottofondo ormai. Ora invece è qui con me anche in questo momento. Chiaramente vi saluta, a modo suo, fischiando. 

Quindi dopo esami, risonanze, agopuntura, chiropratico, massaggi, omeopatia, medicina normale, meditazione. Lui è tornato. Amico acufene del mio cuore, anzi del mio orecchio. Non so se questa volta avrò la forza e la voglia di ripetere tutto quello che ho fatto in passato. Diciamo che ti conosco un po' di più quindi magari qualche punto debole tuo lo trovo. 

Una cosa però voglio dirtela, sei uno stress!! Ah no questa parola non si può dire. 

martedì 9 marzo 2021 9 vostri commenti

Figuriamoci ora

Non ricordo esattamente il primo giorno di clausura in casa. Ricordo però la strana sensazione che ho provato quando ho sentito pronunciare per la prima volta la parola Pandemia. Il pensiero è subito andato ai miei genitori, a Greta e a mia moglie.  Dovevo e volevo proteggerli. Da quel giorno con tanta forza di contrattazione sono riuscito a non far più uscire mio padre che continuava a dirmi "anche te ti puoi ammalare". Non accettava il fatto che questa volta non poteva essere lui ad occuparsi di tutti, come sempre. Non dimenticherò mai gli occhi di mia madre che a distanza mentre le portavo la spesa sembrava chiedermi quando sarebbe passato tutto questo. 

Greta a tavola che chiedeva spiegazioni su questa "baraonda", come la definiva lei, e i nostri giochi inventati per far scorrere il tempo. Il lievito di birra che usciva anche dai cassetti dei calzini, tenuto come le monete di Paperon de Paperoni. Nuvole di farina nelle stanze dopo aver impastato ravioli, lasagne, gnocchi, tagliatelle e pizze di ogni tipo. 

Ricordo una delle mie prime uscite per fare i "rifornimenti" in stile guerra mondiale, una specie di mascherina antipolvere trovata da mia moglie in dispensa, come se fosse oro, sciarpa sulla faccia e via tra gli scaffali evitando gli altri meglio di Pac Man. Un carrello con dentro qualsiasi cosa, chili e chili si simmenthal che sono ancora in casa da qualche parte. 

La caccia agli untori. I runner, i cani, i bambini, gli anziani. Una ruota insomma che ancora adesso continua a girare. 

La prima persona che ha perso la vita per questo maledetto virus e quelle parole che ancora fanno male. Aveva malattie pregresse. Poi tutti gli altri, i camion con le bare di Bergamo. Il dolore della gente e di chi era fuori a lottare contro un nemico invisibile. 

Dopo un anno sembriamo esserci abituati ai morti, non hanno più nomi, solo numeri che ormai non vengono nemmeno più elencati in un bollettino. Quelli che gridano alla dittatura sanitaria, che negano ancora tutto, che dopo un anno non portano ancora la mascherina. Ci si scanna sul web per fare a gara su chi ha più diritto al vaccino e le istituzioni brancolano in mezzo a piani vaccinali che sembrano scritti con l'inchiostro simpatico. Chi dovevamo proteggere qualche mese fa ora si trova a dover far il vaccino fra mese. Forse. 

Spesso provo vergogna per avere fatto il vaccino prima dei miei, per la paura di infettarli ogni giorno, o di altre persone anziane e non, con o senza patologie. Rabbia per una società che ha messo in mano al capitale il destino di molte persone. Amarezza per l'ennesima lezione che non abbiamo imparato, posti davanti alla conferma che andava già tutto male prima del virus. 

Figuriamoci ora. 

lunedì 8 marzo 2021 6 vostri commenti

Natalia



Ennesima vittima sul lavoro. Un numero che ormai non si arresta più, cifre che sembrano entrate all'ordine del giorno. Una brutta "abitudine" mentre scorriamo la pagina di un giornale, come se fosse normale alzarsi dal letto la mattina salutare i propri figli, il marito o la moglie, lasciare la propria casa e non tornare più.

Natalia Dimitrova Beliova, 57 anni, lavorava a Battipaglia presso due anziani, una delle tante badanti invisibili nella nostra società. Morta oggi nel rogo dell'abitazione dovuto probabilmente al malfunzionamenteo della stufa a gas. 

Ha aiutato i due anziani mettendoli in salvo. 

Lei ha perso la vita. 

La lotta è ancora lunga.


lunedì 1 marzo 2021 19 vostri commenti

I sogni, quelli belli.


“Papà quando potrò lavorare? A quindici anni?”

“E no è un po’ presto Greta”.

“Ok quando lavorerò compreremo una casa in campagna e ci abiteremo tutti. Nonni, zii, tutti. Cinque stanze, due bagni, quattro piani...”

“‘Ma costa una casa così...”

“‘Ma io lavorerò farò la veterinaria, vedi all’ultimo piano la stanza del Cinema, poi la serra per i bonsai, il forno per fare il pane...”

A noi piace sognare. Insieme però.

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