martedì 29 novembre 2016 16 vostri commenti

Quegli uomini in barca

Difficile davvero scrivere qualcosa su Fidel. In questi giorni ho letto di tutto, dai professionisti del commento che in tre secondi passano da commentare l'eliminato di XFactor ad essere storici dell'America Latina,  a Saviano che prima scrive un post di otto parole mettendoci quello che aveva sentito cinque minuti prima  al bar e per poi correggere il tiro dopo una serie di insulti presi, chissà magari avrà pensato al suo libro che potrebbe avere dei crolli di vendite sotto Natale.
Per non parlare dei commenti memorabili da una parte e dall'altra con gente che fa a gara per dire chi è più comunista dell'altro.
La grandezza del personaggio storico non può davvero essere ridotta a quattro righe buttate lì, Fidel come tutti gli uomini può essere criticabile, può aver fatto degli errori, ma francamente mi domando quale di noi, quale statista non li ha fatti e non li sta ancora facendo.
Non ho difficoltà a dire che a Cuba c'era una dittatura, c'era e c'è poca democrazia, decidete voi. Ma la domanda che tutti dovremmo porci prima di parlare di quell'isola è che cosa sarebbe successo senza quegli uomini che hanno attraversato il mare per sbarcare in circa 20 e ribaltare un regime vergognoso sostenuto dagli Stati Uniti che si professavano, e ancora ora, come simbolo della democrazia. Gli esempi sono infiniti, Portorico su tutti.
Non parlerò della sanità, del fatto che i poveri del mondo vanno a curarsi a Cuba perché gli altri non li vogliono, non parlerò nemmeno dei professori universitari che in mezzo strutture che vanno a pezzi fanno corsi di studio che da altre parti te le sogni, non ne parlerò perché io a Cuba non ci sono mai stato ma ho letto le parole di chi invece ci ha vissuto.
Vi consiglio di leggere questo articolo, fatelo anche se avete odiato Fidel, o se lo avete amato, forse vi aiuterà a capire di più ciò che è ha fatto,  cosa vuol dire essere cubano e quale sarà la sfida per l'isola.
Cuba ha rappresentato per molti di noi il sogno di chi non ha voluto mai piegarsi, nonostante l'embargo continuato anche dopo la fine degli aiuti russi, contro il gigante della democrazia dietro alla porta.
Tutto il resto appartiene alle chiacchiere da social, qui si parla di storia e di orgoglio di un isola.
venerdì 25 novembre 2016 25 vostri commenti

Che non sia solo una data

La sensazione che si prova entrando in un carcere anche da libero cittadino è difficile da descrivere, sa di costrizione, di sguardi che ti seguono e non solo quelli elettronici delle telecamere. Probabilmente anche il retaggio dei film visti o dei libri letti. Tutto ciò soprattutto, come nel mio caso, quando si tratta della prima volta, ma credo che sia una sensazione che accompagni poi sempre. 
Collaboro e sono socio del Teatro dell'Ortica un'associazione di Genova che fa Teatro Sociale, quel tipo di attività che spesso viene dimenticata dalle istituzioni e spesso anche dai cittadini che preferiscono spendere di più per vedere 300 volte l'Amleto. Ci occupiamo di psichiatria, disabilità, carcere e da qualche anno anche di violenza sulle donna. 
In collaborazione con i centri antiviolenza abbiamo fatto dei laboratori teatrali dai quali è venuto fuori uno spettacolo "Double face. Donne adatte ad ogni stagione" che domani andrà in scena a Genova interpretato dalle donne e da alcuni operatori dei centri. 
Contemporaneamente però stiamo lavorando anche con i maltrattanti, assieme ai CAM, centro ascolto uomini maltrattanti, perché crediamo che non si possa trovare rimedio alla violenza se non si lavora anche con chi quella violenza l'ha commessa e magari ci vive tutti i giorni. Non parliamo solamente di quella fisica, ma di comportamenti controllanti, di modi sbagliati di volere bene ad uno persona, di parole dette per comprimere la personalità dell'altro. Per arrivare poi anche purtroppo a quella fisica.
Per questo motivo ho descritto le mie sensazioni provate la settimana scorsa quando per la prima volta sono entrato in un carcere, per interpretare con altri attori davanti ai detenuti colpevoli di violenze, alcuni pezzi tratti dal libro "Da uomo a uomo. Uomini maltrattanti raccontano la violenza." di Alessandra Pauncz, vi invio a leggerlo. Un incontro che ha permesso anche uno scambio di opinioni con alcuni addetti ai lavori dei centri antiviolenza e delle istituzioni politiche, carcerarie, della giustizia e dei carcerati.
Uno di quegli argomenti che non si possono citare nei social e nei dibattiti perché sicuramente non portano voti o commenti ripetibili, perché paga di più dare ragione al "buttate la chiave". Ecco, io credo che se una società non si decide ad occuparsi di chi "è dentro" e prima o poi uscirà, vuol dire che rinuncia ad un suo specifico compito.
Con questo non vuol dire che l'atteggiamento debba essere quello di pietismo e buonismo. Faccio mie le parole che ho sentito da un detenuto "io sono colpevole e mi merito il carcere, voglio solo cambiare", tenendo sempre a mente chi la violenza l'ha subita.
Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne, un momento davvero importante, una settimana in cui nella mia città ci sono state iniziative di ogni tipo per ricordare ciò che succede nella porta accanto. Non deve però limitarsi ad una data, ad una ricorrenza che rischia poi di diventare un momento per citare un bollettino di guerra, ma una data di ripartenza e rinascita per tutti.

giovedì 24 novembre 2016 11 vostri commenti

Le parole dovrebbero essere importanti

Ieri sera mi sono fatto del male da solo. Ho guardato Porta a Porta per 30 minuti circa, senza vomitare, non accadeva da parecchio tempo.
Tra i presenti c'era Renzi, il ministro Lorenzin, Tosi, Meloni e un politico di Sinistra Italiana che non ricordo. Credo di aver imprecato per tutti i trenta minuti per il livello del dibattito. 
Ho sentito per ben due volte citare i malati di diabete, da parte della Lorenzin, per difendere le ragioni del Si mentre Renzi ha tirato fuori il benessere dei nostri figli per sostenere le sue tesi.
In democrazia bisognerebbe saper discutere e soprattutto argomentare determinate scelte ma ormai il panorama politico ci presenta personaggi come il presidente del Consiglio che ieri sera ha chiaramente detto di sedere a Palazzo Chigi senza essere eletto, portando questo esempio come una delle ragioni per votare Si per evitare che accada di nuovo. Qualcuno dovrebbe spiegargli che gli inciuci di palazzo vanno oltre ogni Costituzione, dipende dal livello di politica del paese, dal tipo di uomo che si è.  In altri paese quando si perde ci si dimette, qui no si cercano scappatoie.
Evito di commentare la presenza di uno come Vespa ancora sulle reti nazionali, ma non posso non parlare del fatto che ieri è stata data la colpa alla "vecchia" Costituzione per il livello della nostra Sanità, quando sappiamo benissimo che non è così, che i tagli fatti in questi anni dipendono da scelte politiche specifiche che invece ad esempio vanno a finanziare l'acquisti di armi.
Francamente non so come finirà il 4 dicembre, so per certo però che questo paese è sempre più senza speranza se la politica continua ad essere in mano a gente arrogante come Renzi e la Lorenzin, se continuiamo a ragionare in termini di "tutti a casa" come fanno in 5stelle, se a sinistra (quella vera) si continua a litigare per i locali delle sedi invece di pensare a vere alternative.
Altrimenti il futuro sarà sempre in mano ad un pupazzo in doppio petto che guarda fisso la telecamera ripetendo come un mantra frasi a caso dall'altro dei suo mille votanti.
giovedì 10 novembre 2016 10 vostri commenti

Finché ci sarà un day after

Ci sarebbero parecchie cose da dire in questo momento. Alcune riflessioni continuano a rimbalzare nella mente, nel frattempo si sentono commenti di tutti i tipi in giro. Uno dei più gettonati ad esempio è quello che ci ricorda che "si sono dimenticati di una parte del popolo". Da parecchio tempo mi faccio delle domande. Potrei anche essere d'accordo in linea generale ma mi chiedo se la maggioranza del popolo appoggia o desidera politiche razziste, individualiste una forza politica di sinistra, di centro sinistra o democratica (come volete) deve andare incontro alle richieste per vincere le elezioni? Per come vedo io la politica e soprattutto la vita direi proprio di no. Se siamo arrivati a questo punto probabilmente si deve anche al fatto che la strategia del meno peggio alla lunga porta persone impresentabili alla soglia del potere e non solo.
La cosa peggiore è che alla fine quelli che ci rimetteranno saranno sempre i soliti noti, alcuni spinti anche dalla paura che nella maggior parte dei casi porta ad ascoltare chi urla di più, chi indica nel diverso le ragione della crisi, chi vuole alzare i muri per lasciare fuori gli altri per proteggere il proprio prato.
Dall'altro lato invece ci sono quelli che in questi anni ci hanno sempre detto che la colpa è stata delle ideologie, che la politica ora si è modernizzata e che le soluzioni sono nel futuro. Allora ripenso a tutto ciò che è stato creato quando c'erano queste malefiche ideologie, alla Costituzione, alle tutele dei lavoratori, ai diritti per le minoranze, alle tutele per i cittadini di ogni colore e classe. Perché esistono ancora.
Vedere Salvini che si gongola perché ha sempre sostenuto Trump, Grillo che continua a parlare di Vday ci dovrebbe far capire che la politica quella con la P maiuscola ha fallito, è sparita oppure l'abbiamo lasciata nelle mani di chi dovrebbe fare altro.
Gente come Trump, Berlusconi o chi per loro non dovrebbero occuparsi della cosa pubblica proprio perché non hanno il senso della comunità ma solo quello del possesso che segue una logica dell'IO.
Tutto ciò mi spaventa, ma non solo per l'avvento di Trump in questo momento, mi fa molta paura il momento storico che stiamo vivendo con personaggi che promettono l'impossibile sapendo che il giorno dopo la gente se ne dimentica, con muri, non solo quelli materiali, che si alzano in ogni dove, dove l'accoglienza e il rispetto dell'altro viene visto come segno di debolezza.
L'altro ieri guardando mia figlia le ho chiesto scusa per il mondo che le stiamo lasciando, lei mi ha risposto pettinandomi.  Forse tutto non è perduto, ma la sensazione è quella di essere sempre meno. Non si tratta di volersi ergere come paladini della verità o di pensare che la ragione sia solo a sinistra. In questo momento sto pensando anche ad una destra o centro destra che non esiste più se non tramite personaggi da circo che escono da un ring del Wrestling per entrare in una Casa Bianca.
E la cosa peggiore è che la maggioranza dei votanti sembra volere proprio questo. 
In attesa di votare col televoto. 

martedì 8 novembre 2016 16 vostri commenti

Soliti noti

Fino ad oggi non ho scritto niente sui due candidati alla presidenza americana,  probabilmente un motivo ci sarà. 
In una discussione con amici è venuta fuori questa frase "bisognerebbe che tutti i paese del mondo partecipassero all'elezioni negli Stati Uniti". Emblematica direi per il ruolo che i gendarmi del mondo hanno ormai da sempre, seminando guerre un po' ovunque (per questo Trump non sarebbe il primo a farlo).
Fa davvero pensare il fatto che le sorti dell'umanità potrebbero dipendere da un uomo che nella maggioranza dei casi non rappresenta nemmeno tutti i cittadini americani, che spesso non vanno a votare. In una società normale non dovremmo porci il problema di creare supporter da una parte o dall'altra perché ogni Stato dovrebbe quanto meno pensare ai propri affari senza incidere in quelli degli altri, cosa impossibile la storia la conosciamo tutti. 
Gli americani hanno perso un'occasione non votando Bernie Sanders, avrebbe davvero potuto portare una corrente di aria fresca nella politica, invece ora si trovano con due candidati impresentabili per differenti motivi, con il resto d'Europa che in gran parte sta incrociando le dita nella speranza di vedere la prima donna entrare alla casa Bianca. 
Quindi non resta che attendere e leggere i risultati sperando di non vedere finti attentati con tanto di fuga ridicola di The Donald, iniziando a pensare che probabilmente vicino a noi abbiamo più Trump e Clinton che Sanders.
E spesso i Clinton e i Trump vanno a braccetto calpestando i Sanders.

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