mercoledì 25 aprile 2018 12 vostri commenti

Resistere perché la strada è in salita


Ci sono strade difficili da percorrere da soli. Soprattutto quelle strette e buie. Quando inizia la salita poi si cercano mani, grandi o piccole che siano, in grado di sorreggere. Così come la strada per la libertà.
Mai scontata. Mai al sicuro. Da difendere.
"Andiamo alla parata papà".
"Si Greta".
Sempre.

Buona Liberazione!

venerdì 20 aprile 2018 12 vostri commenti

Fermi

Un giorno qualcuno scriverà sui libri di storia come abbiamo fatto a finire in questa situazione. Le ragioni saranno tante, non solo politiche, ma anche sociali, derivanti da comportamenti dei singoli cittadini. Gli stessi che dopo aver tirato le monetine a Craxi, idolatrato Di Pietro, nelle urne il voto lo diedero a Berlusconi. 
Così adesso ci ritroviamo con due personaggi, Di Maio e Salvini, e i loro rispettivi movimenti, che si presentano con un programma fatto di pongo, modificabile a seconda dell'esigenza, a secondo dei voti che uno vuole prendere. Tendendo la mano da una parte e un po' dall'altra tanto per entrare nella stanza dei bottoni. Poi il resto poco importa. 
Questa è la politica dell'oggi l'Unione Europea va abolita, domani invece ne voglio far parte, dell'oggi voglio pagare il caffè con la lira e domani prendere lo stipendio in euro, del vaccini no, vaccini si e vaccini forse. 
Nel frattempo abbiamo aziende che chiudono, contratti imbarazzanti con sempre meno diritti e stipendi fermi da anni, conti correnti in picchiata tanto che nel 2017 anche la Spagna ci ha superato. 
Ma noi siamo lì con la Casellati vien dal Mare alla ricerca di una maggioranza che ha preso la maggior parte dei voti sull'onda della paura del diverso, in un teatrino dove il principale interprete è sempre lo stesso da più di vent'anni ormai. 
Con tanto di consenso degli italiani. 

lunedì 16 aprile 2018 11 vostri commenti

Cardiopatici a fasce orarie

Abbiamo un nuovo modo di pensare alla salute a Genova.
Stare male in determinate ore e soprattutto in precise zone.
Quindi se a qualcuno malauguratamente dovesse venire l'idea di avere qualche problema cardiaco nei pressi dell'Ospedale Galliera, ovvero in centro, ecco meglio cambiare piano. 
Perché dal 17 aprile al 7 maggio il pronto soccorso non prenderà pazienti con problemi cardiopatici deviandoli da altre parti. 
Motivo?
Un solo angiografo in tutta la struttura che potrebbe non essere disponibile per le urgenze.
Nel frattempo Toti e company si fanno i selfi e continuano a svendere la sanità pubblica pubblicizzando quella privata, investendo sempre meno per portare la gente a dire "beh allora meglio andare da un privato".
Il problema è che c'è gente che a questi personaggi continua a dare il voto. 
Scherzano con la salute delle persone. 

giovedì 12 aprile 2018 20 vostri commenti

Paraocchi

Abbiamo una nostra particolare concezione della realtà.
Viviamo nei nostri mondi imbottiti di silicone, illuminati da insegne traballanti e vetrine piene di niente. 
Non andiamo al di là del nostro corridoio con il pensiero accorgendoci di ciò che ci circonda solo nel momento in cui possiamo diventare attori principali oppure subire un danno. 
E' un po' come camminare con la testa in giù con gli occhi sul telefonino mentre intorno le strade crollano e i palazzi cadono lasciando solamente la nostra piccola striscia per procedere verso il nulla. 
Ecco. 
Così noi ci accorgiamo della guerra.
Che c'è già.
Non che rischia di iniziare. 

martedì 3 aprile 2018 12 vostri commenti

Senza misura d'uomo

Nel 1969 Alexander Mitscherlich scriveva ne "Il Feticcio urbano" che "le nostre città e le nostre abitazioni sono prodotti della fantasia e della mancanza di fantasia, della grandiosità quanto della meschina testardaggine. Ma consistendo di una dura materia, hanno anche l'effetto proprio degli stampi; noi non possiamo adattarci ad esse. Questo modifica, in parte, il nostro atteggiamento, il nostro essere. Si tratta alla lettera di un circolo fatale, tale da determinare un destino; gli uomini si creano nella città uno spazio per la loro vita, ma non meno un ambito d'espressione con sfaccettature innumerevoli, e tuttavia tale configurazione urbana determina a sua volta il carattere sociale degli abitanti".
Volendo tradurlo potrebbe significare quello che dicevano i nostri vecchi parlando dei genovesi, ovvero che  il venire su tra monti e mare, lo spazio stretto, non ci ha permesso di essere socievoli verso il prossimo. 
Al di là di questo, vi assicuro che un pezzo di focaccia non lo si nega a nessuno, oggi prendendo in mano questo pamphlet di 50 anni fa mi è sembrato di scorgere un'analisi che possiamo riportare ai giorni nostri. Perlomeno parole che potrebbero farci riflettere sul nostro modo di vivere e come plasmiamo alla fine i luoghi dove abitiamo, o meglio come di modificano loro.
Spesso mi capita di sentir dire che Genova era molto più bella una volta, magari anche questo fa parte del mugugno, ma  guardando foto in bianco e nero e più di una volta ho trovato strutture più a misura d'uomo. Tempi diversi, questo è chiaro.
Se cinquant'anni fa scrivevano cose del genere cosa potremmo mai direi al giorno d'oggi. Non sono mai stato uno di quelli che in maniera manichea si è schierato contro il progresso, in questo caso architettonico, mi pare però che si possa sostenere la tesi che il nostro modo di essere subisca profonde influenze da ciò che gli sta attorno. In una certa misura si può parlare di scambio reciproco ma la bilancia ultimamente mi pare pesi più da una certa parte. 
Mancanza di idee, incapacità di cogliere i segnali del nuovo oppure l'architettura che insegue il profitto?
Chissà magari come dice Mitscherlich il destino delle città è di essere istigatrici di discordia.

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