lunedì 27 gennaio 2020 26 vostri commenti

Ti ricordi?

La parola memoria mi fa venire in mente mia nonna. Era la custode della nostra storia familiare, nomi e fatti raccontati con una precisione certosina. Succedeva spesso durante le cene che qualcuno tirasse fuori qualche vecchio aneddoto e subito lei lo condiva con avvenimenti inediti oppure ripetuti ma sempre piacevoli da ascoltare. 
Ora quando ci riuniamo mancano i suoi racconti, quei soprannomi buffi che spesso si davano una volta, in alcuni casi anche annotati dietro a vecchie fotografie in bianco e nero un po' ingiallite. 
Mi capita spesso di pensare a cose del passato, quel "ti ricordi" che in pochi attimi ci riporta indietro nel tempo, a persone e cose care o anche a quelle meno care che però hanno contribuito al nostro percorso. 
Oggi dunque la giornata della memoria per continuare a non dimenticare, ricordare e  non abbassare la guardia nei confronti di un odio che non è mai seppellito, pronto a ripresentarsi ogni volta che trova uno spiraglio, un veicolo. 
E ce ne sono troppi, purtroppo. 


"La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace. È questa una verità logora, nota non solo agli psicologi, ma anche a chiunque abbia posto attenzione al comportamento di chi lo circonda, o al suo stesso comportamento. I ricordi che giacciono in noi non sono incisi sulla pietra; non solo tendono a cancellarsi con gli anni, ma spesso si modificano, o addirittura si accrescono, incorporando lineamenti estranei." 
I sommersi e i salvati - Primo Levi



venerdì 24 gennaio 2020 26 vostri commenti

Anche il cielo quel giorno piangeva



Ho sempre amato questa foto, anche prima di diventare padre. Uno dei tanti attimi di quotidiano vivere di un papà con la propria figlia. 
L'immagine di Guido Rossa che porto con me è proprio questa, quello sguardo di attenzione rivolto alla sua bimba. Un viso coraggioso, fiero ed onesto, da uomo che amava la montagna, da operaio che credeva nella partecipazione e nella lotta. Da padre. 
Come figlio di un operaio dell'Italsider ho sempre pensato a questa vicenda come una storia vicina a me e alla mia famiglia. Avevo solo 4 anni quando venne ucciso dalle Brigate Rosse, ma per anni poi sentii  mio padre parlare con un velo di tristezza della sua storia, e quel "è stato lasciato solo" che spesso ripeteva.  La grande partecipazione al suo funerale, Piazza De Ferrari piena e quel cappello comprato da mio papà perché anche il cielo quel giorno piangeva. 
Guardo questa foto e scrollo la testa per i tempi in cui viviamo, dove spesso non ci si schiera, non si partecipa, ci si nasconde dietro a mille scuse piuttosto che esporsi. Guido lo fece, da solo, e pagò con la vita. 
Io quello sguardo me lo tengo stretto. 
Per il buio. 
Quando arriva. 
giovedì 23 gennaio 2020 21 vostri commenti

La pazienza


Lavoro a contatto col pubblico, in particolare mi occupo di riabilitazione per persone disabili. Mi capita spesso di incontrare persone accompagnate da volontari, amici oppure in alcuni casi da parenti. 
Se dovessi fare una statistica credo di poter dire che tra i vari accompagnatori quelli che hanno meno pazienza sono i parenti, in particolare i figli. 
Spesso assisto a scene di irrequietezza nei confronti del paziente, padre o madre, in difficoltà e davvero mi pongo delle domande. Non possiamo sapere ciò che è successo nella vita delle persone, la loro storia, i loro rapporti. Ma un genitore in difficoltà necessita di ascolto, aiuto. Allo stesso modo la persona che assiste invece ha diritto anche a delle pause per non farsi risucchiare dallo stress che può  portare una stazione del genere.
Nonostante gli anni di lavoro quando mi trovo davanti a certe situazioni mi viene voglia di intervenire, magari con  una semplice frase. Ricordando gli anni in cui i genitori hanno badato ai figli e al loro bisogno di ascolto. 
Capisco le difficoltà di chi sta vicino e sono conscio del fatto che purtroppo viviamo anche in una società che sottovaluta il sostegno psicologico alle famiglie di chi sta male. Vengono viste come spese non sostenibili per le casse delle nostre Regioni. Una presa di posizione che a volte porta ad altri disagi e costi ancora maggiori per chi poi non ce la fa più.
Dovremmo imparare ad ascoltare di più, con pazienza. 


martedì 21 gennaio 2020 20 vostri commenti

Il solito copione

Abbiamo imparato un nome in più. Junior Cally, almeno per quanto mi riguarda.
Non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo personaggio. Per curiosità sono andato a sentire una delle sue canzoni. Inascoltabile, secondo me.
Il grande motore delle spettacolo comunque ha già ottenuto il suo risultato far parlare di sé per avere più ascolto. Anche io tutto sommato ci sono cascato andando ad ascoltare un pezzo del cantante mascherato. 
Una polemica che è partita dalle dichiarazioni di Amadeus seduto al tavolo come nell'ultima cena con  un seguito di bellissime donne. Francamente mi viene da dire, ci accorgiamo ora di tutto ciò? 
La televisione ha da sempre riservato un ruolo subalterno per le donne, a parte qualche eccezione. La valletta che ascolta senza dire una parola nelle trasmissioni sportive, quella che legge solamente il servizio successivo. Il solito copione di un paese che si accorge del problema per qualche manciata di giorni per poi passare ad altro.
Verrebbe anche da domandarsi leggendo certi testi cosa porti a scrivere determinate cose e poi ad ascoltarle.
Forse però domande ultimamente ce ne facciamo sempre meno. 
lunedì 13 gennaio 2020 22 vostri commenti

Quando si ferma il tempo


Lo so è un pensiero banale, uno di quelli che prima o poi fanno tutti.  Stai crescendo così velocemente che in pochi attimi siamo passati dalle forme ad incastro alla prescrizione per la scuola elementare. 
Spesso mi viene in mente quando io e tua mamma ci immaginavamo un piccolo frugoletto scorrazzare per la sala. Ora quella stessa sala è diventata un laboratorio di creatività mista a caos. Dal pongo, alle tempere per arrivare ai pennarelli come sempre scarichi ma che non si possono buttare via, ai residui di sticker con in mezzo una scarpa delle Barbie data per dispersa per mesi. 
Una sorta di rivolta contro l'ordine. Quello del mettere a posto le cose. 
Bisognerebbe avere le giornate più lunghe, oppure, ancora meglio, prendersi sempre più tempo da passare con te. Con  il pericolo di dover rispondere alle domande senza risposta, quelle dei perché che proponi di continuo, che potrebbero mettere a dura prova anche Alberto Angela. 
Sicuramente dovrò rimettermi in forma perché le mie ossa non sono pronte per affrontare la sequenza "trenino per andare in bagno", "momento della ginnastica pop", "dance con BabyK" (non ce la posso fare, meglio gli Intillimani),  "Hula Hoop". 
Forse con una fornitura a vita di Arnica potrei farcela. Forse. 
Ci sono pochi momenti in cui si ferma il tempo, quando guardo negli occhi la tua mamma e quando ti prendo in braccio. 
Ecco, potrebbe succedere di tutto attorno, ma sarebbe lo stesso. Perché come te e il tuo sorriso nessuno mai. 

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