Guccini rimane poeta a prescindere dal mezzo usato.
La sua capacità di raccontare storie del passato mi ricorda mia nonna, quando alla fine dei pranzi di famiglia, a volte guardando qualche vecchia foto, narrava di persone che non c’erano più. Con soprannomi assurdi.
Chissà perché si è un po’ persa l’abitudine di dare quei soprannomi.
Il passato ci appartiene e andrebbe rispolverato.
Guccini in questo piccolo racconto ci riesce come sempre, portandoci indietro anche con parole di allora.







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