giovedì 23 gennaio 2020

La pazienza


Lavoro a contatto col pubblico, in particolare mi occupo di riabilitazione per persone disabili. Mi capita spesso di incontrare persone accompagnate da volontari, amici oppure in alcuni casi da parenti. 
Se dovessi fare una statistica credo di poter dire che tra i vari accompagnatori quelli che hanno meno pazienza sono i parenti, in particolare i figli. 
Spesso assisto a scene di irrequietezza nei confronti del paziente, padre o madre, in difficoltà e davvero mi pongo delle domande. Non possiamo sapere ciò che è successo nella vita delle persone, la loro storia, i loro rapporti. Ma un genitore in difficoltà necessita di ascolto, aiuto. Allo stesso modo la persona che assiste invece ha diritto anche a delle pause per non farsi risucchiare dallo stress che può  portare una stazione del genere.
Nonostante gli anni di lavoro quando mi trovo davanti a certe situazioni mi viene voglia di intervenire, magari con  una semplice frase. Ricordando gli anni in cui i genitori hanno badato ai figli e al loro bisogno di ascolto. 
Capisco le difficoltà di chi sta vicino e sono conscio del fatto che purtroppo viviamo anche in una società che sottovaluta il sostegno psicologico alle famiglie di chi sta male. Vengono viste come spese non sostenibili per le casse delle nostre Regioni. Una presa di posizione che a volte porta ad altri disagi e costi ancora maggiori per chi poi non ce la fa più.
Dovremmo imparare ad ascoltare di più, con pazienza. 


21 commenti:

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    1. già, a volte va di pari passo con la lentezza e il respiro che dovremmo prenderci

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  2. Sono certamente situazioni difficili e credo che i parenti dovrebbero avere un po' di sollievo perchè lo stress aumenta, un giorno dopo l'altro, anche per le persone che la pazienza magari ce l'hanno e fanno del loro meglio.

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    1. Vero, purtroppo chi decide sulle spese sanitarie non la pensa così, lasciando spesso troppo sole le famiglie.
      Tutto viene visto come costo.

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  3. Hai ragione, ma penso sia normalissimo: sia da genitori diventare come figli dei figli, sia che vivendo continuamente a contatto con delle persone (che necessitano di riabilitazione o meno) la pazienza se ne va...

    Moz-

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    1. Ci sta perdere anche la pazienza, è normale. Soprattutto in situazioni di difficoltà , vero è che putroppo assistiamo anche all’assenza dei figli in alcune situazioni, con la loro presenza al contagocce che si accompagna alla poca pazienza.

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  4. Che bello questo post.
    Mia madre lavora nel tuo ramo e ha la tua stessa sensibilitá.
    È triste che molti figli dimentichino i sacrifici che i loro genitori hanno fatto per farli crescere sani e felici, ma è altrettanto vero che l'assistenza a un disabile logora.
    Una mia amica assiste sua madre affetta da Alzheimer in livello avanzato e non ha più una vita. È distrutta. Persino per poter fare la spesa deve pagare una persona che le dia il cambio. E ovviamente lo Stato non le dà un centesimo. Che amarezza.
    P.S. Non so se è giusto intervenire, ma sono certa che ti basterà regalare sorrisi sinceri a chi soffre per donargli un briciolo di luce.

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    1. Immagino la tua amica e mi dispiace, ci sono davvero tante storie simili a questa purtroppo. Per questo motivo dovrebbe esserci maggiore aiuto da parte dello Stato, spesso sosituito dalle Associazioni che aiutano le persone.
      Non sono mai intervenuto e mai lo farò se non per stemperare in alcuni casi delle tensioni che affiorano.
      A presto

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  5. Leggendoti mi è parso di vedere un film del grande Ken Loach, che sa unire personale e politico. Questo dovremmo ritornare a fare.

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    1. caspita arrossisco… Concordo con te, dovremmo farlo.

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  6. Io mi occupo di mia mamma , dopo tre anni che mi sono occupata di mia nonna, sua madre. È vero, ho poca pazienza,ma ho i miei buoni motivi.

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    1. Capisco Sara, io mi riferico in particolare soprattutto a quei figli che spesso non ci sono e quando sono presenti invece non hanno nemmeno pazienza.
      Poi chiaramente ogni caso è a sé.

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  7. Mi sono approcciata al mondo della disabilità solo quest'anno, crisi esistenziale per chi ha da sempre sognato il mondo del restauro e ora si ritrova a fare l'assistente a un bambino autistico, cristi perché mi piace da morire poter lavora con lui ogni giorno.
    Certo la disabilità, come molte altre cose ha molte facce. A volte non si ha pazienza con i propri genitori, magari perché si accentuano delle situazioni di disagio, che in realtà vanno avanti da anni. Con questo non giustifico né uno né l'altra parte. In ogni caso concordo con te sul fatto che sarebbe utile avere un supporto esterno!

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    1. ciao e benvenuta.
      Quello che hai scritto è davvero bello, si sente la passione che hai trovato.
      Si concordo che a volte ci sono situazioni particolari che magari si trascinano per anni, anche per questo motivo i l supporto sarebbe fondamentale.
      A presto

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  8. Ogni caso è a sé, ma credo che l'impazienza nei confronti dei genitori disabili dipenda anche dalla frenesia della vita. E i genitori hanno tempi diversi.

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    1. La frenesia non aiuta, però dovremmo anche cercare di metterla da parte per tenerci stretti attimi che dovrebbero essere importanti.

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  9. Lo so che turbano certi atteggiamenti ma che tipo di genitori sono stati costoro? A volta si semina purtroppo ciò che si raccoglie. Ci sono colpi di spugna che a volte è impossibile dare

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  10. La pazienza è una virtù che bisogna coltivare ed esercitare quotidianamente soprattutto per chi lavora a contatto con persone: bambini, anziani, disabili, vecchi, ammalati, disagiati. Dovrebbe essere esercitata anche dai coniugi, reciprocamente, dai genitori nei confronti dei figli, dai figli nei confronti dei genitori, soprattutto quando questi si fanno anziani o ammalati, purtroppo non sempre è così e le conseguenze sono davvero devastanti, per tutti. Il tuo lavoro è davvero molto importante. Buona continuazione di giornata.
    sinforosa

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  11. Lasciando da parte i disabili, secondo me equivochi un po' sugli anziani, i quali non sono ne saggi ne buoni, di solito sono scemi e incarogniti, quindi se li ascolti alla fine ti incazzi.

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