lunedì 22 gennaio 2024

Una rivoluzione per la cura

76 anni, paziente oncologica, 30 ore su una barella del Pronto Soccorso di Genova. 

Questo è lo stato della Sanità Ligure, una vergogna che si ripete ogni giorno. Una quotidianità a cui ormai la popolazione sembra essere abituata, come se non le riguardasse direttamente se non nel momento in cui un parente, un amico o direttamente si finisce in una corsia. 

E' una sconfitta di tutti, il culmine di un atteggiamento di disinteresse di una società che ha deciso di porre l'attenzione su altro. La cura degli altri non ci interessa. La nostra cura interessa solamente quando succede un problema. 

Non è una società quella che decide di far morire le persone, perché è di questo che stiamo parlando. Stiamo privatizzando tutto, neanche tanto silenziosamente, e ci stiamo privando di un bene prezioso, la sanità pubblica. 

Difficile trovare una soluzione, il senso di frustrazione è sempre più alto. Quando un sistema va in tilt, non funziona, l'unica soluzione sarebbe una vera e propria rivoluzione. 

Ma dietro c'è il nulla. 

7 commenti:

  1. Ci racconti di una realtà che purtroppo non è presente solo in Liguria, io sono in Lombardia ma anche qui per certe cose le lungaggini e le disorganizzazioni si fanno sentire. Speriamo che coloro che possono prendere decisioni in merito facciano qualcosa di concreto per migliorare la situazione. Ciao Ernest, buona settimana.
    sinforosa

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  2. Io parlo sempre male di Roma, lo ammetto, ma sulla possibilità di sfruttare poli di medicina eccellenti, o perlomeno esistenti, non posso dire nulla, Una pet a Bari può costarti 1500 euro se ti serve subito, qui è compresa in un eventuale percorso oncologico, come tutte le latre necessità. A Roma giungono pazienti fin dal lontano sud, con disagi enormi per i medesimi e i parenti. Siamo fortunati nelle grosse città. Anche se noi P.S. ci ho passato 48 orribili anche io, e ne ho parlato proprio sul blog..

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  3. La persona, la salute e la dignità dovrebbero essere in cima alla gerarchia dei valori sociali. Il profitto sembra invece la maggior preoccupazione dell' uomo d'oggi. C'è troppa indifferenza e qualche volta bisognerebbe ricordarsi che c'è una Costituzione da rispettare.

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  4. sembra incredibile ma, a mia memoria, l'unica rivoluzionaria della sanità pubblica è stata Rosy Bindi che quand'era ministro aveva riformato il sistema e imposto ai medici la unicità del lavoro in ospedale. Dopo di lei da Veronesi in avanti è stata una spirale a scendere nel compromesso favorendo sempre più le attività private. Ci vorrebbe un suo ritorno, ma è pura utopia.
    massimolegnani

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  5. Bisogna capire come ci si arriva a certe scelte.
    Perchè nella mia città il servizio pubblico non offre il servizio esami del sangue che offre il servizio privato convenzionato?
    Perchè quando saltavo dalla degenza pubblica a quella privato-convenzionato il livello di operosità degli addetti era oltremodo evidente?
    perchè ora che in Lombardia molte entità private-convenzionate sono passate sotto la prenotazione unica della regione non riesci più ad ottenere un esame in tempi ragionevoli?
    i problemi sono diversi, dalla mancanza di personale all'uso improprio dei servizi, al fatto che i servizi sono utilizzati da una grande fetta che NON partecipa alle spese, ecc.
    Però è innegabile che la difesa del lavoratore pubblico sempre e comunque, mortificando i tanti che nel pubblico si mettono il cuore, la passione e pure l'anima non aiuta di sicuro.

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  6. E' vero. Si tratta di una sconfitta per tutti e ce ne accorgiamo solo quando ci tocca da vicino. Io per ora non posso lamentarmi particolarmente della sanità qui in Piemonte. Cinque anni fa capitò anche a me di rimanere in pronto soccorso per una ventina di ore. Avevo una pericardite e non c'era un posto letto disponibile. Però ero stata trattata bene, mi avevano dato un lettino e gli infermieri avevano fatto veramente del loro meglio per farmi stare comoda. Ora non so. Abbiamo da pochi anni un ospedale nuovo, molto grande. Alcuni reparti funzionano bene, altri meno. Certo è che c'è sempre da avere paura ad aver bisogno di cure.

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  7. Ti raccomando la Toscana! Quella di 25 anni fa!

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