Oggi il cielo sopra la mia città assomiglia a quello di due anni fa. Gli stessi torrenti sembrano dormire come nelle prime ore di quel maledetto 4 novembre in cui dopo qualche ora quegli spazi coperti d'erba ed arbusti si trasformarono in corsi d'acqua violenti portando via sei vite.
A Genova si va avanti con stati di Allerta e attenzione per evitare ciò che ancora tutti abbiamo in mente, immagini e suoni che nessuno di noi potrà mai dimenticare.
La domanda che in questi anni molti genovesi si sono posti è se si possa continuare a vivere in questa maniera, con il naso sempre rivolto vero l'alto durante gli allerta, scuole chiuse nelle zone a rischio e con le attività commerciali in balia del meteo.
La risposta in un paese civile sarebbe chiara e semplice, in questa maniera non è giusto vivere. Servirebbe un impegno concreto di tutti per finanziare un'opera come lo scolmatore che la città attende da anni e che a detta degli esperti metterebbe in sicurezza il torrente Ferreggiano.
Genova chiede anche che la procura faccia chiarezza sui fatti del 2011, ad oggi sono stati rinviati a giudizio l'ex sindaco e altre 5 persone. Le famiglie delle vittime e la città stessa hanno il diritto di sapere se in quelle ore ci fu noncuranza da parte dei responsabili e se qualcuno dopo ha anche provato a nascondere documenti fondamentali per arrivare alla verità.
Oggi ricordiamo chi ha perso la vita in quelle ore, ricordiamo tutte quelle persone, gli angeli del fango, che subito hanno aiutato chi era in difficoltà, tenendo a mente che per troppo tempo l'uomo si è dimenticato di ciò che ha attorno, un ambiente che viene calpestato e prevaricato dalle continue costruzioni.
Nonostante tutto a Genova si continua a costruire in zone a rischio con progetti di box assurdi e in quartieri dove sono stati registrati in passato crolli e frane.
Non basta ricordare solo quando ci sono le ricorrenze, ma è necessario ricordare sempre per non commettere gli stessi errori.
Il dio denaro esige i suoi tributi e, di solito, non li pagano i suoi adepti.
RispondiEliminaUn doveroso ricordo a chi non c'è più
RispondiEliminaUn doveroso calcio in culo a chi ritiene che ci siano ancora i margini per speculare
In Italia c'è il vizio di ricordare e commemorare, ma mai di prevenire... purtroppo.
RispondiEliminaMoz-
Anche a Vicenza brutti ricordi e apprensione ad ogni pioggia autunnale o primaverile.
RispondiEliminaLa costruzione della base USA Dal Molin proprio sulla falda acquifera, è l'ennesimo atto dello scempio del territorio.
Lo scolmatore di cui parli servirebbe anche qui, ma gli interessi di pochi (proprietari dei terreni) vincono su quelli della collettività.
A che punto siamo arrivati? Si deve avere paura anche quando piove ormai.
RispondiEliminaSiempre!
RispondiEliminaArrivo solo adesso. E mi sembra che la tragica lezione sia servita a poco. Nel Ponente, estremo Ponente, si continua a cementificare in maniera irresponsabile.
RispondiEliminaNon impariamo mai...continuiamo a distruggere ciò che ci dovrebbe stare più a cuore...
RispondiEliminabasta cementificazione dei suoli, risistemiamo quello che c'è adesso altrimenti ogni anno siamo sempre punto e accapo
RispondiEliminaSe Genova piange, Torino non ride, ormai è diventata una città groviera, le buche si susseguono e il sindaco latita, a causa di una buca un motociclista ci ha lasciato la pelle, se invece di mettere soldi per la sagra del peperone li mettessero nella sagra dell'asfaltatura e manutenzione, ne riceverebbe un beneficio anche la sanità, ci sarebbero meno gambe e braccia rotte.
RispondiEliminaMi sta bene ricordare i morti Ernest, ma vorrei che ci ribellassimo da vivi.
Hasta Compagno.
Tina