giovedì 20 febbraio 2020

Un terzo


Siamo stati alcuni giorni in mezzo alla natura. Ogni volta mi domando se il modo di vivere che stiamo seguendo sia quello giusto. 
La frenesia dei giorni. Il cartellino che va timbrato all'orario giusto, i nostri ritmi scanditi dalle lancette dell'orologio. 
Questo non vuol dire che chi vive in campagna o montagna, che sia, non abbia scadenze, ma davvero mi pare che solamente l'assaporare il silenzio del bosco, una passeggiata attorno ad un lago, osservare i piedi che passo dopo passo ci portano su un sentiero, ci dia un attimo di respiro in più. 
Le nostre città sembrano impazzite in alcune ore. Traffico in tilt, clacson che suonano senza un senso, autobus che sembrano scatole di sardine. Cantieri perennemente aperti dove lavorano persone segnate dal tempo che dovrebbero già essere in pensione. Colleghi che non ti fanno togliere nemmeno la giacca e sono già pronti a porti un quesito.
Forse è un ragionamento più complesso, che dovrebbe riguardare in generale la nostra società. Passiamo la maggior parte delle ore della nostra giornata al lavoro, almeno un terzo. 
Non ci siamo. 

23 commenti:

  1. Circa la "natura", la prima volta che ti viene una carie capisci tutto.

    Invece per il traffico e il casino della metropoli, dipende dal fatto che in Italia abbiamo seguito un certo modello di "sviluppo" che era fondato sulla antica tripartizione della Nazione. Il Sud di servi della gleba impiegati nei campi, il Centro parassitario e il Nord per quanto possibile industrializzato.

    Ancora oggi il Sud si spopola mentre la gente emigra in cerca di opportunità, il Centro si affolla di apparati di burocrazia auto-referente. Il guaio vero è che c'è il casino ma nello stesso tempo il Nord sta progressivamente collassando lungo la spirale di quella che i poveri scemi chiamano la "decrescita felice". Io vorrei sapere chi sarebbe felice se gli segassero venti centimetri di gambe, che è quello che succede con la de-industralizzazione conseguenza della globalizzazione.

    In linea teorica si potrebbe ridistribuire la popolazione con qualche tipo di decentramento. Dico in teoria perché ci mancano le capacità anche solo per immaginare una cosa del genere, oltre al fatto che tutti strombazzano la necessità di cancellare Popoli, Stati e Nazioni senza dire chi si preoccupa degli Italiani una volta che questi abbiano devoluto la propria autodeterminazione. Forse la Fata Turchina ma non è tanto probabile.

    Ergo, deserto da una parte e Calcutta dall'altra.

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  2. Ciao Ernest, sono completamente d'accordo con te sul fatto che non ci siamo. Va bene lavorare per vivere, ma qua mi sembra che molti non ce l'abbiano più una vita, a causa dei ritmi lavorativi, degli spostamenti nel traffico, ecc. E non va per niente bene.

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    1. ma soprattutto spesso mi viene da pensare… ma perchè?!? per cosa?!?! quando poi il bello è altrove.

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  3. Sono in tanti a fare le tue stesse riflessioni nei blog... come se fossimo noi dall'esterno che ci guardiamo dal proprio interno e non ci riconosciamo!

    Buona serata a te e ai tuoi cari lettori.


    L.

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    1. Immagino, a volte però mi dico che oltre a pensarle bisognerebbe anche fare qualcosa.

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  4. Credo che la Natura la si assapori di più quando si vive in città. E il rientro ci fa venire i pensieri che dici.

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    1. E’ vero anche questo. Ci sono cose della città chi amo, devo dirlo, però effettivamente più passa il tempo più apprezzo il silenzio e la tranquillità.

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  5. Si dice che si dovrebbe lavorare per vivere e non viceversa.
    Ormai, invece, molti di noi vivono per il lavoro e fanno della frenesia quotidiana la propria normalità.
    È triste, hai ragione.
    Resta, però, che personalmente non potrei vivere in campagna, perché il silenzio e l'isolamento mi spaventano un po'.

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    1. Che concetto originale..

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    2. Isolato nemmeno io. Bisogna anche dire che putroppo in molti casi al lavoro ci si sta perchè altrimenti non si riesce ad arrivare a fine mese.

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    1. Siempre. Ma mi pare che molto l’abbiano dimenticato.

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  7. Purtroppo i ritmi frenetici di oggi lasciano poco tempo per assaporare la bellezza che ci circonda, ogni tanto, potendolo, è giusto prendersi una pausa, magari in alta montagna. Buona serata.
    sinforosa

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    1. Sono pause che ci vogliono, ma anche solo una bella camminata nei boschi

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  8. Questo è il risultato di una situazione dove il lavoro non è più un mezzo che ti fa mantenere per poi fare altro, ma uno strumento del neoliberismo attuale per ridurti in schiavitù per far guadagnare altri. Differenti sono i rari casi in cui fai un lavoro che ami e che ti dà soddisfazioni, ma sono eccezioni alla regola e cmq anche in quei casi il potersi fermare quell'attimo per respirare il profumo del bosco o del mare dovrebbe essere considerato un diritto inalienabile dell'uomo.

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    1. basta leggere la maggior parte dei contratti, orari di lavoro assurdi. In alcuni si arriva anche a 42 ore settimanali.
      Senza senso.

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  9. Concordo con il pensiero di Daniele e poi oggi tutti vogliono tutto e subito e allora ci si riduce in asini da soma.
    Io sono uno fortunato che ha lavorato tanto, ma in libertà, svolgendo la professione che amavo , ma nonostante questo, spesso ho rinunciato a sostanziosi contratti per la libertà.
    Ciao. fulvio

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    1. fare ciò che piace credo davvero sia una fortuna.

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  10. Si vive troppo per lavorare, dimenticando la bellezza del mondo.

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    1. la dimentichiamo e la stiamo anche lentamente distruggendo.

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  11. No che non ci siamo, ma quali sono le alternative?

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    1. Non lo so, ma vi sono giorni in cui mi metto lì a cercare di trovare un alternativa.

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  12. Coloro che hanno una casa "campagnola" / hanno campagna hanno MENO tempo dei cittadini. Ci sono sempre mille cose da fare extra.
    Questo è il costo per dei lussi, delle cose preziose come spazio e un po' (a volte, i "concerti" orribili di moto da cross, motoseghe, etc. non mancano) di silenzio.

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