lunedì 17 marzo 2025 7 vostri commenti

Ritrovato



I libri sono fatti così, ti aspettano. 

Li compri, li sistemi negli scaffali oppure sul comodino.

Se ne possiedi troppi ti affanni a cercare un posto, pur sapendo che non ce n’è più. 

A volte li leggi subito altre invece stanno in una sorta di anticamera.

Attendono i tempi giusti.

Così capita di riprendere in mano un classico, proprio nel giorno, 15 marzo, in cui quell’amico nelle parole di Uhlman fece il passo in avanti. 

E poi quelle righe capaci di dipingere una madre, che riportano alla mente una sera di 17 anni fa quando quegli occhi erano di un azzurro color cielo, in grado di dirmi “va tutto bene”.

Nonostante tutto, nonostante il dolore.

“Non dimenticherò mai la sera in cui — avevo sei o sette anni — entrò in camera mia per darmi il bacio della buona notte. Indossava un abito da ballo e io la fissai come se fosse stata un'estranea. Mi aggrappai al suo braccio, rifiutandomi di lasciarla andare, e cominciai a piangere, cosa che la turbò molto.

Chissà se capì che non ero né infelice né malato ma che, per la prima volta nella vita, la vedevo obiettivamente com'era: una donna attraente con un'individualità tutta sua”

L’amico ritrovato.

mercoledì 26 febbraio 2025 6 vostri commenti

Fuga per la salvezza


"ogni cosa, cadendo, continua a cadere, anche quando ormai ha toccato il suolo. Perché di ogni cosa, in fondo, conta il peso. E poi una sospensione dell'angoscia, persino un calore, una specie di vago senso di Natale".

Si può lasciare alle spalle la propria famiglia. Chiudere la porta un giorno, dando dei giri di chiave definitivi. Mettere migliaia di chilometri di distanza.
Per salvarsi, si.
Leggere il libro di Bajani, "L'anniversario", è come prendere piccoli pugni nello stomaco pagina dopo pagina. Una salita faticosa, il fiato che manca, affanno, paura di non arrivare in fondo.
Una storia di violenza piscologica e fisica tra le mura domestiche. Inconcepibile per ciò che io ho vissuto, per ciò cha rappresenta per me la famiglia. Un rifugio sicuro.
Eppure è possibile.
Uno stile di scrittura che guida il lettore fino alla fine all'uscita di sicurezza.
Prendendo respiro, aria cha a volte passa anche attraverso un dolore.
martedì 21 gennaio 2025 5 vostri commenti

C'era una volta la lettera


“Le lettere si conservano per non leggerle più: una buona volta, poi, per discrezione, si distruggono, e svanisce così, senza che noi o altri mai più si possa recuperarlo, il più leggiadro e spontaneo fiato di vita”

Jobann Wolfgang von Goethe
Le affinità elettive

Non ho fatto così. Le ho tenute, tutte.
O meglio, le ha tenute mio padre, grazie alla sua meravigliosa e innata capacità di archiviazione della memoria storica.
Capita così di ritrovarsi in mano le cartoline di una mia meravigliosa amica delle superiori, scritte da una spiaggia in pieni anni ‘90.
Capita di leggere parole che fanno ancora male.
Capita di rileggere le righe scritte di una corrispondenza con un’amica di Roma, in cui parlavamo di tutto. Politica, filosofia, libri e di quel noi che poteva essere, ma che non fu mai.
Capita di ritrovarsi un po’ nostalgico per quei 18 anni, quando le emozioni erano alla potenza, gli amori sembravano per sempre e il grigio non trovava quasi mai spazio.
Ci prendevamo il tempo, non il contrario. Carta o cartolina, penna o stilo, gomma o cancellino. A volte matita.
La mente guidava la mano.
La mano danzava sul foglio lasciando una scia testimone dei nostri giorni.
Era una poesia che viaggiava su binari.
E noi in attesa. 

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