venerdì 27 luglio 2012

Qui dove non si tutela nessuno

Diventa davvero difficile riuscire a comprendere il reale significato della frase "Tutelare la vita umana". Forse basterebbe mettersi d'accordo su cosa serve a garantire la sopravvivenza di donne, uomini e bambini. Ogni volta che usciamo a passeggiare nelle nostre città siamo sottoposti a emissioni di gas nocivi, oppure basta stare nella propria abitazione accerchiati dai campi magnetici presenti in ogni angolo. Insomma pensateci bene la vita umana non ha una via d'uscita garantita nelle nostre città. 
E poi loro, le fabbriche, quei mostri di ferro che in alcuni quartieri si ergono come castelli colmi si storie. Quelle stesse industrie dove anni fa attorno sono stati creati palazzi dormitorio per coloro che dovevano andare a lavorare nei turni dell'orgoglio nazionale. 
Gli stessi palazzi che ora sono occupati da altri e che negli anni poi hanno puntato il dito contro i mostri di ferro. 
Lavoro o salute?
Sinceramente non credo che tutti possano capire il reale significato di fabbrica e quello di essere operaio. Ho passato gran parte della mia esistenza in casa dei miei, vedendo tornare, a volte neanche per le ore piccole, mio padre dall'Italsider di Genova. Ho visto la sua stanchezza e il suo orgoglio di appartenere ad una classe fiera e pronta ad affrontare storicamente lotte fondamentali per tutti noi.
Ora assisto impotente alla distruzione dei diritti del lavoro e all'annientamento concreto delle fabbriche stesse. 
Sia chiaro io non sono qui a dire che i fumi delle fabbriche fanno bene, e che tutti noi dovremmo avere una finestra vista altoforno. Mi chiedo solamente come si possa pensare di chiudere in pochi attimi reparti di una fabbrica senza pensare alle conseguenze, come si possa continuare a vivere in un paese dove chi governo pensa solo a sistemare conti virtuali piuttosto che mettere delle risorse mentali e fisiche al servizio del lavoro e di una sua riqualificazione che possa anche accompagnare il risanamento ecologico del nostro pianeta.
Mi domando se coloro che vogliono chiudere l'Ilva e magari poi passare qui da Genova per dare un colpo di grazia alla città dopo Fincantieri, hanno mai pensato di accantonare la propria macchina che prendono anche per andare dal supermercato davanti casa. Se nessuno ha mai pensato di vietare l'uso di una benzina che ci avvelena da anni. Parlano di disastro ambientale e si dimenticano di parlare anche disastro umano di famiglie che non rientrano più nei conti alla fine del mese.
Comunque sia questi sono giorni tristi, che lasciano amarezza e pesantezza nel cuore per colpa di un paese che scambia i cittadini per numeri, da spostare da una parte all'altra, da non considerare, vite che non vanno tutelate mai.

12 commenti:

  1. hai ragione, e io ho l'impressione, come sempre, che si scelga la soluzione sbagliata, troppo drastica. è un po' la solita storia del chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti, non ci si pensa mai prima, e comunque esiste sempre una categoria di persone o una certa sfera che rimangono intoccabili.

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  2. E'un pregiudizio pesare che lavoro e tutela dell'ambiente non possano coesistere. Sono stufa che anche nel pensiero comune si tollerino ancora queste prese per i fondelli che fanno comodo a chi specula sul lavoro.

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  3. C'è soltanto una soluzione! (Ma anche su quella ho molte perplessità).

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  4. http://ilcorrosivo.blogspot.it/2012/07/ilva-di-taranto-dove-si-protesta-per-il.html

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  5. Chi ci ha guadagnato miliardi, fregandosene della salute altrui, ne spenderà una parte infinitesimale per pagare gli avvocati, restare fuori di galera e non rispondere dei danni fatti.

    Stesso discorso vale per le auto e la benzinam, quando e se sarà il momento.

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  6. Non possiamo farci imboccare come sempre, è possibile lavorare senza distruggere il mondo che ci ospita, come al solito mancano le basi dell'informazione e una coscienza collettiva.

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  7. Ci troviamo di fronte ad un dilemma-problema molto serio. Dico "ci" perché mi chiedo anch'io cosa si dovrebbe fare per tutelare sia l'ambiente che il lavoro.

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  8. Adesso che i nodi vengono al pettine, tutto diventa più difficile.
    Per troppi anni i cari italioti, hanno vissuto limitandosi a votare il mafioso di turno.
    Non si affida il proprio futuro ai vari Berlusconi o D'Alema senza poi pagare un conto salato.

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  9. Vicende che riempiono l'animo di rabbia. Non dovrebbe essre difficile, ci fosse buona volontà, tutelare ambiente e lavoro, il poco lavoro che resta oggi, oltrettutto.

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  10. tanto si deve morire ! o si sceglie di morire di fame (chiusura degli impianti più inquinanti del mondo) o si sceglie di morire (forse) di cancro nei prossimi 10 anni... in Italia è così, non c'è nessun rispetto per la vita umana (almeno degli abitanti vicino l'acciaieria che si vedono scaricare polveri di qualsiasi genere da quelle ciminiere sulla groppa)

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  11. ...hai ragione,o ti fanno morire in un modo o in un altro..nessuno ha interesse a salvarci...

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  12. il libero arbitrio: scegliamo di morire "probabilmente" di cancro e non di morire "sicuramente" di fame!!! abbiamo altre soluzioni? è inquietante!!! vorrei fuggire lontano ma non c'è un lontano che tenga!!! _marì

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