lunedì 1 dicembre 2014

Fragilità dimenticate

Succede di sfogliare il libro di Eugenio Borgna, "La fragilità che è in noi", e di incontrare parole che pesano come macigni perché troppo spesso nei luoghi di cura ci si dimentica di chi si ha davanti...

"Quante persone ferite dalla malattia sono lacerate dalle parole troppo violente, troppo dure, troppo inumane, che i medici rivolgono loro. Una diagnosi comunicata in un corridoio o a una segreteria telefonica, un gesto ambivalente che lascia presagire indifferenza o preoccupazione, uno sguardo sfuggente nel momento di rispondere a una domanda: tutto può causare angoscia e disperazione. Così, è necessario scegliere parole che possano essere subito comprese, e che nn feriscano. Questo è il compito, non facile ma necessario, di chi cura: creare relazioni umane che consentano al malato di sentirsi capito e accettato nella sua fragilità, e nella sua debolezza"

...una questione che non riguarda solamente il singolo comportamento di chi lavora. Spesso chi è ai vertici, o anche le stesse istituzioni, si dimentica dell'importanza del ruolo di chi si occupa delle persone che stanno male. Ritmi di lavoro a livello di "Tempi moderni" che in alcuni casi portano ad una stanchezza che non ti consente di usare una parola in più con la persona che si ha davanti in quel momento.
L'umanità dovrebbe essere compagna sempre presente nei luoghi di cura sostenuta dall'uso delle parole giuste nei momenti adatti.
Un lato troppe volte dimenticato.

17 commenti:

  1. Ultimamente, ahimè, ho frequentato ospedali e devo dire che all'Humanitas di Milano, ove l'età media dei medici e del personale deve essere sui 35 anni, sono di una correttezza encomiabile. Tra poco dovrò subire un'operazione all'anca e poi ti dirò se ho incontrato quell'umanità di cui tutti abbiamo bisogno.
    Ciao.
    Cristiana

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    1. Intanto auguri per tutto... vero ci sono delle realtà encomiabili in giro per il paese, è giusto ricordarlo perché altrimenti sembriamo solamente quelli che urlano e basta. Troppe volte però in giro ho visto il contrario purtroppo
      un saluto

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  2. Perché ormai siamo come cyborg in una immensa alienante fabbrica.
    Ma io ci credo ancora, che non sempre è così.

    Moz-

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    1. In parte è vero quello che dici... in altri casi chi lavora nei luoghi di cura dimentica con chi ha a che fare spesso

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  3. la relazione tra medico e paziente, la capacità di comunicare una diagnosi, una terapia, il perché della necessità durata della stessa, sono alla base di una cura: qualsiasi sia la diagnosi, qualsiasi sia la possibilità di guarigione. Nessun test di accesso alla facoltà di medicina sarai mai in grado di valutare tale capacità di relazione

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    1. quello che dici Amanda è davvero importante, da sottolineare e sarebbe da scrivere all'ingresso di ogni ospedale

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  4. Post appropriato oggi primo dicembre, giornata internazionale della lotta all'AIDS.
    Come dire a qualcuno che è sieropositivo?
    Mi capita di chiedermelo ogni volta che faccio il test:- e se fosse positivo?-
    Per particolari motivi dovrei farlo almeno una volta all'anno, spesso però lascio scorrere qualche mese in più. So che non sarà positivo si stà attenti,...ma se....
    Quando si va a ritirare l'esito dell'esame il cuore accellera tutte le volte fino a quando si apre la busta.
    L'ultima volta a consegnarmi il referto è stata una stampante con lettore di codice a barre. Ho passato sotto al lettore il tagliando con il codice che mi è stato consegnato quando ho fatto il prelievo e ho sperato.

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    1. Come esorta il bellisimo blog che ci ospita:
      restiamo umani!

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    2. Una stampante con un codice a barre... mi vengono i brividi solamente a pensarci

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  5. mi sembra che nel settore sanitario ci siano sempre più persone che amano il loro lavoro, poi la professionalità in qualche misura si può retribuire, le doti umane no.

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    1. Ma nn so Sara... chiaramente bisogna valutare caso per caso... uno potrebbe dire che come in tutti i posti di lavoro c'è la varietà. Il problema è che in questi ambiti non ci si dovrebbe permettere di perdere l 'attenzione rispetto alla persona, invece troppe volte accade anche per le motivazioni che ho detto prima, vedere alla voce orari di lavoro e condizioni di lavoro

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  6. oggi il malato, quello che ha bisogne di cure è visto come un impiccio...

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  7. S'incontra un po' di tutto nei luoghi di cura, come anche fuori, nel mondo. Persone fredde e indifferenti, persone appassionate del proprio lavoro, persone bravissime o incompetenti. Certo, continuando a tagliare i fondi per la sanità, e quindi il numero degli addetti al settore, non si crea certo un ambiente favorevole al paziente.

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  8. Le parole sono importanti, sempre; ancora di più lo sono quelle che si rivolgono a persone fragili, qualunque sia la causa di quella fragilità.

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  9. Purtroppo di ospedali e malati ne so fin troppo.. Ho trovato medici che ti buttano in faccia la realtà duramente e quello che cerca di dirti le cose in modo più cauto, ma la verità è che in quei luoghi la verità fa male comunque e questo sfortunatamente (o fortunatamente) è il loro lavoro e in qualche modo lo devono fare.
    Anche se un minimo di umanità per fare questo mestiere ci dev'essere,altrimenti vuol dire che hai proprio sbagliato mestiere.(e ne ho conosciuti parecchi anche di questi)
    A presto.. Dream Teller

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  10. ho due esperienze contrapposte. Ospedale san Martino di Genova. Mio suocero, il nonno dei miei figli che amavo enormemente, è volato via , senza che potessimo sapere neppure l'ora, neppure il modo, nonostante gli esposti fatti al tribunale dei diritti del malato. E' un dolore che ,dopo tanti anni, ancora ci portiamo dentro.
    Mio padre, che proprio oggi avrebbe compiuto 90 anni e che due anni e mezzo fa ci ha lasciati, è stato ricoverato a lungo all'ospedale di Riccione. Lì c'è un motto, non soltanto recitato a parole ed impresso su una lastra di rame all'ingresso : " la cortesia è l'anima della cura". Ed è stato davvero così.
    E' vero, ci sono le singole persone. Ma le singole persone fanno parte di un insieme, che è stato formato all'ascolto, all'empatia, a quell'umanità che non dovrebbe essere l'eccezione e che, quando la trovi, ti ritrovi a dire " ma quanto sono bravi!".Dovrebbe essere la norma e non credo che si tratti solo di tagli di fondi, ma proprio di formazione, nel senso più completo . Emanuela

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