La vita è fatta di sequenze, porte che si aprono e si chiudono. Incontri, scontri, perdite. Azioni grandi e piccole che si susseguono nella giornata che possono provocare reazioni, far tornare alla mente episodi, cose e persone.
Il tempo passa è noi mutiamo con lui, a volte, in altri casi rimaniamo sempre gli stessi cambiando solo esternamente ma rimanendo tali dentro. Allora scavando possiamo ritrovare magari quel piccolo bambino biondo vestito da Little John, incredibile, con delle ganasce in stile Oktoberfest vicino al fratello rigorosamente travestito da Robin Hood.
Si cambiano case, si fanno scatoloni e si accumula roba accompagnando la fatica col solito proclama di intenti "poi ci guarderò dentro e butto via qualcosa". Ma quel qualcosa non finirà mai in una pattumiera, perchè è un qualcosa pieno di ricordi di attimi di vita, di persone conosciute e di frasi scambiate.
Così le nostre dispense diventano archivi dei nostri ricordi, tracce che abbiamo lasciato nella nostra vita, o che qualcuno ha lasciato, tacche raggiunte e superate della nostra crescita. Rappresentate magari da un bambolotto di 10 cm che mettevamo sull'occhio destro per addormentarci.
Immagini di un periodo in cui il gioco era costruzione, preparazione e allestimento per poi passare allo sviluppo, alla creazione narrativa di una storia. Un mix di un'ora e mezza di preliminari con 20 minuti di gioco effettivo.
Rivediamo in questa maniera le colonne dei soldati nordisti Playmobil sfilare per la stanza verso il fortino dopo aver attraversato il più piccolo dei villaggi formato solo da una banca e un saloon, una sorta di riassunto della vita quotidiana dove spendiamo e risparmiamo.
Immaginiamo di nuovo quelle piccole mani che sistemano minuscoli Atlantic con la divisa scozzese lottare contro Egiziani in canoa facendo un salto temporale che solo un bambino è in grado di fare, senza troppe domande.
Campionati interminabili di Subbuteo, con omini incollati e bruciacchiati, in un periodo in cui la parola scommessa faceva rima con schedina giocata al bar ogni tanto col papà, dopo aver mangiato 4 piattini di patatine fritte, vere non come quello di adesso.
Momenti di sosta dalla frenesia quotidiana che riportano il pensiero a quella stanza divisa col proprio fratello, dove la scrivania diventava a volte fortezza e il metro un fucile, oppure negozio con tanto di cliente per lasciare il posto poi a sfide interminabili con palline di gomma piuma con cazziatone finale della mamma dopo l'ennesimo quadretto rotto.
Forse sbaglio, non lo so, ma credo che al giorno d'oggi qualcosa manchi decisamente all'appello, e le dispense di ieri presto saranno solo un ricordo.
Erne' sono/siamo cambiati ma secondo me in peggio.
RispondiEliminaUn caro saluto,
aldo.
Condivido con Aldo.
RispondiEliminainsomma le madeleines di Proust!!
RispondiEliminaAvendo io la sindrome di Cip & Ciop, conservo una marea di roba.
RispondiEliminaAl contrario di mia madre, che butta via tutto onde per cui di cose dell'infanzia non ne ho manco una.
Purtroppo.
E sì, anche a me sembra che al giorno d'oggi manchi qualcosa.
Belle riflessioni.
RispondiEliminaOggi si corre un pò troppo e si assapora di meno la semplicità e il valore delle cose... l'importanza di ogni attimo.
Commovente, forse perchè ho sentito assai vicino il bambino (somigliava al mio fratellino)e forse perchè rimandi ad un sentire che mi ha fatto suonare dentro qualcosa...
RispondiEliminaBellissimo post. Ho passato l'infanzia a giocare a Subbuteo, quando i giocatori era ancora più rudimentali di quello che compare nella foto.E quanti ne ho dovuti cremare per rimetterli in sesto :)
RispondiEliminaPresto traslocherò e prevedo che sarò preda di molti dubbi. Ripenserò a questo post :-)
RispondiEliminaCirano ha colto nel segno e se anche tu ti avvi a quella ricerca allora le tue dispense saranno sempre piene.
RispondiEliminaInutile dire che su questo post mi ci metto a piangere..Mi hai fatto venire in mente le partite a calcio inventate spingendo le fishes 11 contro 11. Il mio fratello maggiore (ricordo lo guardavo e ascoltavo affascinato)giocava intere partite muovendo due squadre e facendone la telecronaca serratissima da solo...
RispondiEliminaSubbuteo per sempre, ci gioco ancora, con mio figlio. Bel post.
RispondiEliminaIo ho un sacco di scatole dei ricordi Ernest...ci sono ancora le fialette puzzolenti "inesplose"!
RispondiEliminaBel post complimenti!
ho una scatola con le lettere che io e le mie amiche di infanzia ci lasciavamo sotto un sasso nell'unico punto comune del tragitto per andare a scuola il primo ed il secondo anno delle superiori, passavamo insieme tutti i pomeriggi ma avevamo sempre qualcosa da raccontarci in epoca pre cellulare e pre FB, lo scorso anno ognuna di noi ha portato la sua scatola abbiamo riso fino alle lacrime leggendo quei "pizzini". ora si perde tutto insieme al nuovo modello di cellulare
RispondiEliminaUn post riflessivo che, ancora una volta, mostra
RispondiEliminala profondità del tuo essere.
Ci sono cose, all'apparenza insignificanti, che vorrei portare con me affinchè vengano bruciate insieme a me.
Cristiana
Ognuno ha i suoi cassetti dei ricordi Io ne ho qui di cassetti e nella casa al paesello. Corrispondono a diversi periodi della mia vita. E come te, come tutti, c'è là dentro il nostro passato.
RispondiEliminaI ricordi secondo me aiutano a costruire la storia, un valore molto importante. Per l'oggi abbiamo sempre tempo a parlarne.
RispondiEliminaLa capanna costruita alla meglio dove si giocava all'associazione segreta :-)
RispondiEliminaTu sai quanto io viva dei miei ricordi e non so come si possa affrontare una vita quando non si hanno cassetti da aprire e dal quale ripescare pezzi di vita...
RispondiEliminaFacevamo giochi diversi, ma in effetti qualcosa manca all'appello, ma credo inevitabile sia così...
RispondiEliminaCome hai ragione amico mio!?!
RispondiEliminaMa ti confesso una cosa; non cambierei per nulla il mondo della mia gioventù nè lo zainetto di ricordi che mi ha lasciato e che custodisco gelosamente. Non fosse altro perchè sono reali e tangibili a differenza di quelli di oggi, magari più comodi, ma che nascono per essere dimenticati presto.
Non lo vogliamo tanto noi quanto lo esige il mondo attorno a noi e... non tutti sanno dire di no! :-/
Fra un trasloco e l'altro, qualcosa si è persa per strada ma non nei ricordi. Come hai ragione! Ancora conservo una scatoletta con i pezzi, simil Lego, necessari a costruire un fortino fatto con palizzate e torri, al cui interno c'erano i soldatini nordisti che a volte si difendevano dagli attacchi sudisti a volte dagli indiani. Ore ed ore a costrire il campo di battaglia ed a fantasticare!
RispondiEliminaCredo che "le dispense di ieri" siano già un ricordo... quando racconto ai miei nipoti come giocavo io, mi guardano come fossi un marziano!
Ciao Ernest, buon fine settimana.
I ricordi sono il nostro "bagaglio culturale", sono quanto di bello o di brutto ci ha plasmato. E' bello ogni tanto aprire, anche solo simbolicamente, il cassetto che li contiene. Ma attenzione, guai a rimanerci impigliati. La nostalgia per ciò che è stato credo avrebbe il sopravvento sul nostro quotidiano.
RispondiEliminaCiao Ernest.
Francesca
Speriamo non riescano a portarci via i ricordi...Sarebbe come spezzare una parte della nostra vita, che ci ha formati e che portiamo , dolenti o nolenti , sempre addosso.
RispondiEliminaChi non ha più una piccola o grande parte di fanciullino dentro di sè , alzi la mano!
erroneamente ho scritto in un commento a un post precedente che mi rallegravo per il fatto che fossi tornato a scrivere dopo tanto tempo, questa volta accedendo dalla homepage ho realizzato che non eri in ritiro ma era il mio rss reader ad aver fatto cilecca, saltando a piè pari svariati post. Comunque molto bello questo.
RispondiEliminaProprio questo pomeriggio guardavo i due calciatori di plastica e mi chiedevo se era il caso di continuare a conservarli o buttarli, ma facendo parte della vita di Gigi (mio figlio)ho deciso di conservare quei due cimeli del suo subbuteo.
RispondiEliminaOggi manca il piacere dei ricordi attraverso le immagini o gli oggetti, per me ogni pupazzo ha un suo perchè è in casa, ma quante madri hanno conservato i quaderni dei propri figli?
Mia nipote Giulia pesca a piene mani dalla mia libreria, ma a casa sua non esiste una libreria, sbaglio io o sbagliano i suoi genitori?
insomma siamo diventati del tutto come quei soldatini....
RispondiEliminail passato fa parte del nostro bagaglio culturale e io spesso navigando su internet mi imbatto in personaggi che hanno lo stesso mio sentimento...
RispondiElimina