mercoledì 30 marzo 2011

"La mia storia è simile a quella di Federico Aldovrandi, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Carlo Giuliani ma io sono ancora vivo e posso parlare"

Verona, 24 settembre 2005.
Prima gli urli, i gol fatti e quelli mancati, gli schiamazzi, qualche slogan e tanti cori.
Il percorso insieme, si parla della partita, si parla di tutto , si parla.
Stazione, arrivati.
Il treno pronto, qualcuno sale, qualcuno no sale dopo.
Poi...
...urla diverse, divise, tante divise.
Lacrimogeni buttati nei vagoni, panico, paura di tutti.
Altre divise che dicono "non siamo stati noi", allora quali altre divise?
Poi cariche e manganelli girati.
Un corpo a terra e come formiche su una brciola tante divise sopra, con un unico scopo, colpire la testa.
Il corpo si rialza, barcolla, gli amici lo sorreggono ma vomita, vomita e vorrebbe vomitare anche lo schifo per quanto è successo ma poi sviene.
Ospedale, le cose vanno meglio. Anzi no.
Coma.
Silenzio.
Omertà e coperture reciproche.

"E' stato un sasso dei tifosi avversari"
"E' caduto da solo"
"La colpa è degli scontri avvenuti prima"

Le divise si coprono.
Ma poi torna la luce e c'è il risveglio.
E una formica esce dal gruppo con la divisa indosso e fa domande a quel corpo che ha un nome Paolo Scaroni, 34 anni, tante domande.
E riceve risposte...

"sono stato travolto da una carica di “alleggerimento” del reparto celere in servizio quel giorno per mantenere l’ordine pubblico e picchiato a sangue, senza avere nemmeno la possibilità di ripararmi. Sottratto al pestaggio dagli amici (colpiti loro stessi dalla furia delle manganellate), sono entrato in coma nel giro di pochissimo e quasi morto."

...risposte scomode.
E Paolo scrive, chiede spiegazioni al ministro Maroni con una lettera...

...Le mie funzioni fisiche sono state ridotte notevolmente, e nonostante la lunga riabilitazione a cui mi sottopongo da anni con molta tenacia non avrò molti margini di miglioramento. Questo lo so quasi con certezza: l’unica cosa funzionante come prima nel mio corpo infatti è il cervello, attivo come non mai. Dopo quattro anni non ho ancora stabilito se questa sia stata una fortuna.
Ho perso il lavoro, sebbene abbia un padre caparbio che insiste nel mandare avanti la mia ditta, sottraendo tempo e valore ai suoi impegni.
Ho perso la ragazza.
Ho perso il gusto del viaggiare (il più delle volte quelli che erano itinerari di piacere si sono trasformati in veri e propri calvari a causa delle mie condizioni fisiche), nonostante mi spinga ancora molto lontano.
Ho perso soprattutto molte certezze, relative alla Libertà, al Rispetto, alla Dignità, alla Giustizia e soprattutto alla Sicurezza...

...niente risposta, niente risarcimento, niente di niente di niente.
Si ora un processo ai poliziotti incriminati che però rischia di finire in prescrizione, come sempre.
E magari poi con delle belle promozioni.

...Sembra un paradosso, ma in un Paese come il nostro in cui si parla tanto di “certezza della pena”, di “responsabilità” e di “omertà”, proprio coloro che dovrebbero dare l’esempio agiscono impuniti infrangendo ogni legge scritta e non, disonorano razionalmente la divisa e l’istituzione rappresentata, difendono chi fra loro sbaglia impunemente...

Un brutto film già visto, con i finali scritti nelle stanze dei bottini.

...Mi appello a Lei ed a tutte le persone di buon senso affinché questi uomini vengano fermati ed impossibilitati nello svolgere ancora il loro “dovere”.
Chiedo quindi che si faccia il processo e nulla sia insabbiato.
Cordiali saluti.
Paolo Scaroni, vittima di uno Stato distratto.

Uno Stato che mette la testa sotto terra in questi casi, in questi troppi casi.

«La mia storia è simile a quella di Federico Aldovrandi, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Carlo Giuliani la differenza è che io sono ancora vivo e posso parlare»

15 commenti:

  1. Credo che lo Stato non metta la testa sotto terra, credo che ci sia una precisa strategia, regia e volontà di nascondere e negare.
    Il che è ancora peggio.

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  2. Avevo letto l'inchiesta pubblicata sull'Espresso.
    In allegato all'articolo c'è anche la clip del film di Francesco Corona "Vivere Ultras", dedicato a Paolo. E' importante che venga guardato, condiviso e commentato il più possibile, così che la sua storia acquisti forza e non venga sepolta nuovamente.

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  3. ciao Ernest
    Uno Stato che mette la testa sotto terra in questi casi non va bene ... è lontano dal concetto di giustizia ... e dalla pratica

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  4. E si spera sempre che in questo ingranaggio perverso di questo perverso Stato un granello lo intoppi.

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  5. Avevo sentito di questo fatto. Stai facendo un buon lavoro seguendo e riproponendo all'attenzione questi episodi terribili che mettono molta paura perché incomprensibili.
    Ciao Ernest

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  6. "E' stato un sasso..."
    Questa l'avevo già sentita.
    Luridi vermi.

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  7. Che schifo, solo questo...e tristezza

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  8. Si chiacchiera tanto, anzi troppo e quei poveretti intanto sono morti e Paolo si sta ancora chiedendo se fosse stato meglio morire.
    Purtroppo le divise hanno sempre ragione perché fanno in modo che la ragione cada dalla loro parte oppure alla fine le denuncie cadono in prescrizione e archiviano tutto.
    Io capisco che se non ci fossero carabinieri e polizia la delinquenza, quella vera, non verrebbe fermata, ma spesso esagerano, specialmente durante le manifestazioni o per le partite di calcio.Chissà perché attribuiscono sempre i colpi alla testa, ai sassi volanti?
    Lo Stato poi, sembra che abbia i paraocchi per la disabilità in genere, figuriamoci in certi casi.
    Buona serata Ernest e grazie per il tuo passaggio da me!
    Nadia

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  9. Non conoscevo questa tristissima storia! Non è aggiornato, ma spero che lo sia presto, perché è di Ilaria Cucchi: http://perstefanocucchi.blogspot.com/

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  10. Ciao Ernest e buona serata.

    Si, una storia che non aiuta a comprendere il difficile lavoro del poliziotto. Non l'aiuta affatto perché è difficile capire il perché, in un'operazione di ordine pubblico, anche se necessaria, ci sia tanto "accanimento" sul corpo di un manifestante, di un tifoso, di un ignaro passante.... da renderlo invalido, quando non vittima.

    Perché un poliziotto che dovrebbe limitare, contenere, scongiurare la violenza diventa lui, invece, uno strumento di estrema, letale violenza? Perché tanto accanimento persecutorio? Perché diventano "peggio" di ciò che dovrebbero combattere?

    No, non aiutano affatto questi episodi a comprendere il difficile lavoro di un poliziotto.

    Certo che "scrivere" una lettera a Maroni, è solamente un atto di gran coraggio ed onestà che non avrà alcuna risposta!

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  11. Che tristezza.
    E si chiamano forze dell'ordine.
    Quando vengono assunti si dovrebbe attendere il risultato della visita di uno psicologo.
    Chi ricorda i criminali della Uno bianca?

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  12. Non conoscevo questa storia... chissà quante altre sono nascoste.

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