Ogni volta che penso a quei giorni, a quelle ore, a quelle immagini mi assale un peso enorme all'altezza del petto, accompagnato poi da dei brividi che partono dalle braccia per poi raggiungere tutto il resto del corpo.
Mi capita spesso di finire su qualche canale e vedere ancora immagini, a volte giro perchè sto male proprio.
Un rumore classifica quei giorni, quello del perenne elicottero sulla testa, tanto che ora durante le manifestazioni non riesco a sopportare il fatto di averlo sopra.
Era giovedì quel 19 di luglio del 2001.
Genova era già blindata da giorni, poliziotti ovunque, cassonetti spostati fuori dalla zona rossa (una follia dal punto di vista della sicurezza visto che li dentro c'erano solo i padroni della terra), container posizionati come muri, come argini.
Polizia, carabinieri, guardia di finanze ed esercito.
Giornalisti ovunque, la gente un po' incazzata per i disagi e un po' curiosa per tutte le persone che stavano arrivando, parlo naturalmente dei manifestanti.
Ricordo bene quel giorno.
Avevo 25 anni, non avevo il cellulare, ero appena laureato e stavo effettuando il Servizio civile nel posto dove lavoro ancora oggi.
Non avevo un scooter 250 ma un Habana 125 (ebbene si!).
Il naso al cielo per l'arrivo dell'aereo giapponese col cerchio rosso.
Giravo per la città quel giovedì.
Il centro di accoglienza allo Stadio Carlini.
Un rumore classifica quei giorni, quello del perenne elicottero sulla testa, tanto che ora durante le manifestazioni non riesco a sopportare il fatto di averlo sopra.
Era giovedì quel 19 di luglio del 2001.
Genova era già blindata da giorni, poliziotti ovunque, cassonetti spostati fuori dalla zona rossa (una follia dal punto di vista della sicurezza visto che li dentro c'erano solo i padroni della terra), container posizionati come muri, come argini.
Polizia, carabinieri, guardia di finanze ed esercito.
Giornalisti ovunque, la gente un po' incazzata per i disagi e un po' curiosa per tutte le persone che stavano arrivando, parlo naturalmente dei manifestanti.
Ricordo bene quel giorno.
Avevo 25 anni, non avevo il cellulare, ero appena laureato e stavo effettuando il Servizio civile nel posto dove lavoro ancora oggi.
Non avevo un scooter 250 ma un Habana 125 (ebbene si!).
Il naso al cielo per l'arrivo dell'aereo giapponese col cerchio rosso.
Giravo per la città quel giovedì.
Il centro di accoglienza allo Stadio Carlini.
Il quartier generale del Genoa Social Forum ai giardini Govi vicino a corso Italia.
La sensazione era quella di partecipare a qualcosa di importante, di bello, di collettivo spinti da ideali, da una giustizia sociale che comprendeva tutti e da delle idee tanto criticate dai potenti allora quanto vere ancora di più adesso vedendo la crisi di questi giorni.E poi il primo corteo, quello dei migranti.
Colori ovunque, balli, tanti sorrisi e la voglia di manifestare.
Ma... c'è un ma. Era giovedì, era il 19 e qualche personaggio nero si vedeva già in giro.
Una sola carica della polizia in quel corteo (schivata per poco) piccolina, un'avvertimento?!?
C'era stato il summit a Napoli mesi prima e negli ambienti della polizia si diceva che a Genova sarebbero arrivati pronti.
Era il 19, era giovedì.
Si sorrideva ancora.
Cominciava tutto.
E ora nella dignità mi specchio, nella dignità
RispondiEliminadel fratello che era insieme a noi nel mucchio,
lui ha lottato, quando ha avuto I' occasione
non ha voltato gli occhi e questa e la lezione da insegnare nelle scuole,
nel racconti che disegnano le sere
cosa sparava in faccia quel carabiniere,
io porto con me il nome di Carlo Giuliani
noi facciamo la storia, mentre quelli fanno i piani
come a genova quel giorno,
niente rumori di fondo
e noi all' assedio ai padroni del mondo
usciti dal carlini, non torniamo indietro davvero
affronti il nemico e vedi il suo volto vero
in marcia il cuore pompa esaltazione
una soluzione inizia quando inizia una rivoluzione
il fumo all' orizzonte e già alto denso e nero
e un bel dito medio alzato dritto verso il cielo
noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso
e non spegni il sole se gli spari addosso
non spegni il sole se gli spari addosso
siamo in ballo, siamo in ballo adesso
rotta indipendente impatto imminente
I' onda umana sale alta, potente
il venti luglio è segnato è un segnale
il venti luglio per noi e I' introduzione alla guerra globale
ho studiato strade, tutta la cartina,
ma ormai la palestina è genova e genova in argentina
dietro contadine in marcia dalla francia
davanti bocche dei fucili puntate alla pancia
elicotteri battono il cielo, motoscafi il mare
ministri infilano mimetiche per comandare
ed arrivano, li vedo arrivare
ho già negli occhi le bombe da intervento speciale
eccoli arrivano i carabinieri, i mercenari
oggi sono pronti a fare straordinari
noi ci stringiamo, ci facciamo forza a vicenda
ci passiamo acqua e intanto cresce la faccenda
è un tempo questo pieno di violenza
e su strade senza tempo noi facciamo resistenza.
noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso
e non spegni il sole se gli spari addosso
non spegni il sole se gli spari addosso
siamo in ballo, siamo in ballo adesso
rotta indipendente impatto imminente
l' onda umana sale alta, potente ...
e il sole brilla con le nostre vite
proietta raggi per distanze infinite
e il sole brilla con le nostre vite
proietta raggi per distanze infinite ...
ci siamo dentro ormai
ormai è ovunque la battaglia
meglio muoversi in fretta e muoversi in passamontagna
parlare ora di non nonviolenza
a questo punto a inutile nella mia esperienza
attaccano col gas combinato col cianuro
poi le pistole sparano per stare più al sicuro
hanno studiato bene quelli, sanno che il panico
ti penetra alla gola, ti afferra lo stomaco
ma non spegni il sole solo perchè chiudi gli occhi
e noi in combinazione difendiamo i nostri blocchi
comunità le fermiamo, diamo ossigeno all' aria
barricate le alziamo e respiriamo nell' aria incendiaria
mentre mezzi militari vanno a palla sui viali
addosso alle persone, ma siamo persone speciali
avanziamo e indietreggiamo come una molla
mentre ambulanze prendono feriti tra la folla
un blindato è li, rimane in panne
è svuotato e dato in cibo alle fiamme
siamo una folla chiara promessa al ricordo
in marcia nel mondo gettando grano fecondo,
siamo in tanti, siamo da tutte le parti
e carlo fino ali' ultimo è rimasto davanti
fino a alzarsi, con un estintore in primo piano
lui ha insegnato a vedere cos'h un essere umano.
noi siamo in ballo, siamo in ballo adesso
e non spegni il sole se gli spari addosso
siamo in ballo, siamo in ballo adesso
rotta indipendente impatto imminente
l' onda umana sale alta, potente...
noi andiamo avanti, andiamo oltre i limiti
siamo un sole che sorge tra colori lividi
e nessuno può spegnere il sole
nessuno può imbrigliare sei miliardi di persone
Rotta Indipendente — Assalti Frontali
Un ricordo doloroso immagino...
RispondiEliminaA volte mi calmo e penso:
RispondiEliminasono altri tempi, C'è la democrazia. ma per chi?
Ieri ho sentito parlare Renzi, ha elogiato i padri della costituzione, però alcuni questi- Padri- De Gasperi per esempio mi mandava i carabinieri sull'aia,ha fatto manganellare e sparare sui lavoratori indifesi.
Mi sento indignato e stanco.
mi sembrarono, allora, le prove generali, come a dire: vediamo fino a dove ci possiamo spingere senza che l'indignazione della gente comune ponga un freno, indignazione manipolata comunque, visto che la verità chi l'ha mai davvero detta fino in fondo? e così ci ritroviamo, dieci anni dopo, ancora più sopraffatti e mugugnanti per come vanno le cose, ma quasi senza renderci conto davvero di quanto male ci hanno fatto.
RispondiEliminaper tutta la nostra generazione genova è e rimarrà una sorta di peccato originale, per chi non c'era ma ci sarebbe voluto essere (come me), e per chi c'era ma non ci sarebbe voluto essere (alcune persone che conosco). Ma soprattutto è un peccato che nessuno di noi ha commesso. Grazie di avermi ricordato la ricorrenza, provvedo sul mio blog.
RispondiEliminaEbbene, questo 19 luglio sembrerebbe una data fatidica negativa e fa il paio con via D'Amelio. Occorre correggerlo.
RispondiEliminaAncora oggi quando rivedo quelle immagini non riesco a trattenere le lacrime.
RispondiEliminaDi rabbia.
Per la violenza insensata di quelli che, in teoria, dovevano assicurare l'ordine e la sicurezza.
il 19 ancora pensavo, peccato non poterci essere
RispondiEliminaa Genova è iniziato ed è finito un sogno...ma... chissà...
RispondiEliminaE' magra consolazione, lo so, ma é la Storia soprattutto a rendere giustizia!
RispondiEliminagrazie a te per esserci , fratello
RispondiEliminaCominciava la fine.
RispondiEliminaDa allora nessun movimento di opposizione internazionale è più riuscito a farsi ascoltare.
In compenso, nelle città, la vita è diventata impossibile, le aggressioni delle forze dell'ordine sono questioni giornaliere, i morti nelle galere e nelle questure aumentano di anno in anno.
Un paese triste, triste e ingozzato di cazzate, come non avevo mai visto.
Ciao Ernest, leggerti è sempre bello
Queste sono le situazioni che "loro" prediligono.
RispondiEliminaVolevano mostrare a tutti che erano tornati a "comandare", quale occasione migliore?
Una violenza incredibile, offensiva e distruttiva...hanno voluto dare prova della loro forza e dell'impotenza dei liberi cittadini, ma cambierà.....
RispondiEliminaCiao Ernest. Una ricorrenza che, come quella che oggi commemora la morte di Paolo Borsellino (19 anni dalla strage di via d'Amelio) ma anche tante altre, segna la rottura tra la gente comune ed il "potere" politico che si autolegittima, interponendo tra se stesso ed il popolo, i poliziotti.
RispondiEliminaUna storia che molti di noi hanno vissuto come un dramma, seppur da "luoghi" e "ruoli" diversi. Personalmente, all'epoca conobbi alcuni poliziotti che da quell'esperienza ne uscirono traumatizzati. Non tanto per gli "scontri" che ci furono ma per "ordini" che furono dati e per ciò che quegli stessi ordini provocarono! Qualche "responsabilità" è stata individuata, per esempio con l'irruzione alla scuola Diaz... ma non tutto abbiamo saputo! Forse, come dice Adriano, sarà la Storia a rendere giustizia! Forse...
Caro Ernest, mi hai fatto commuovere e rivivere il 19 luglio e i giornie a seguire dei miei 26 anni quando la rabbia e insieme l'impotenza per quello che è successo è stata troppo forte per non trasformarsi in un punto di non ritorno.
RispondiEliminaMi permetto di mandarti un abbraccio stretto.