giovedì 26 gennaio 2017

Come è triste Venezia

Vorrei meravigliarmi, ma non posso perché ormai la prassi è questa, perché l'indifferenza sembra entrata nel DNA e spesso quando qualcuno ha bisogno nelle nostre città molti si girano dall'altra parte. Meglio non interessarsi, meglio girare l'angolo e andare via.
Il tempo però si trova per prendere in mano il telefonino, premere un tasto e condividere il tutto con amici sui 100mila social che abbiamo.
Non importa il fatto in questione, non importa che stia morendo un persona.
Tanto è un migrante, meglio così perché come si dice adesso "uno di meno"o  "prima gli italiani" ma in quel tratto di laguna, a Venezia, c'era solo un ragazzo di 22 anni che è arrivato al gesto estremo del suicidio per un permesso di soggiorno non concesso e lo spauracchio del ritorno in una terra dalla quale era appena fuggito.
Vorrei meravigliarmi, ma non posso perché queste sono notizie che è meglio mettere sotto lo zerbino, che politicamente fanno perdere voti. 
Cosa siamo diventati, cose diventeremo ancora, che società è quella che guarda morire un ragazzo in acqua mandandolo in mondo visione?
Lo abbiamo abbandonato, non solo in acqua anche in quella che qualcuno definisce la sua realtà quella del web.
Stiamo assistendo alla decadenza della civiltà, ci navighiamo in mezzo condividendola con un click.


9 commenti:

  1. Io sto bene, la mia vita è bene poi leggo il fatto che citi nel post e mi ritrovo a pensare a tutte le energie e le risorse che vanno sprecate nel l'indifferenza.

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  2. Sì, non ci possono essere parole, ha turbato moltissimo anche a me questa storia.

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  3. E oggi ricordiamo un Olocausto facendo finta che orrori del genere non siano mai più accaduti. Facendo finta che non siamo qui a permetterne un altro senza alzare un dito.

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  4. «La gente presente - scrive gazzettino 266296 - ha buttato salvagenti su salvagenti, che lui ha rifiutato: cosa dovevano fare? Buttarsi in acqua? Buttarsi in acqua vestiti in gennaio? I cadaveri da recuperare così sarebbero stati due o tre!»

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