Quando muore un poeta o una poetessa perdiamo un sostegno, perdiamo un pezzo delle nostre fondamenta. Quelle che stanno chilometri sottoterra, quelle che non vediamo, che non conosciamo e che a volte semplicemente non vogliamo vedere.
Questi strani personaggi che scrivono in versi, ci hanno detto tanto, a volte sia chiaro ci provano e non ci riescono, ma lo fanno e l'hanno fatto.
A scuola molti ce li hanno fatti odiare perché DOVEVI solo impararli a memoria e poi chissenefrega del contenuto, perché alle feste DOVEVI salire sulle sedie e dire la poesia, perché nelle grandi occasioni del lavoro magari il papà portava come esempio la figlia o il figlio che DOVEVA recitare.
La poesia ci apre gli occhi, ci mostra porte invisibili all'occhio umano pratico, ci insegna percorsi che mai avremmo pensato di fare, ci conduce nelle prime scritture giovanili, adolescenziali dove di solito abbiamo descritto passioni e delusioni che ci sembravano uniche. L'abbiamo anche odiata certo! Poi si cresce e rimane uno spazio intimo, nostro, dove rifugiarsi come una baita vista in lontananza durante una bufera in montagna.
Il 2 febbraio scorso purtroppo ha lasciato questo mondo una poetessa che ho conosciuto da poco, Wislawa Szymborska, che parlava del poeta come di un "essere semiclandestino, inafferrabile, e proprio per questo, forse, insostituibile".
Una donna che in silenzio ha scritto capolavori all'apparenza semplici che portano ad una riflessione che altri versi non riusciranno ad eguagliare toccando emozioni quotidiane e personali.
Una donna che in eguale silenzio ritirò nel 1996 il premio Nobel per la letteratura.
Qui sotto ho messo alcune sue poesie. La prima fotografa meravigliosamente la situazione del lavoro al nostro tempo, la seconda sul concetto di poesia dove troviamo uno dei suoi tanti "non so" e la terza... beh... si commenta da sola.
Scrivere il curriculum
Cos'è necessario?
E necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
È d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio scoperto.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Ad alcuni piace la poesia
Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi, ce ne saranno forse due su mille.
Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.
EPITAFFIO
Qui giace come virgola antiquata
l'autrice di qualche poesia. La terra l'ha degnata
dell'eterno riposo, sebbene la defunta
dai gruppi letterari stesse ben distante.
E anche sulla tomba di meglio non c'è nientedi queste poche rime, d'un gufo e la bardana.
Estrai dalla borsa il tuo personal, passante,
e sulla sorte di Szymborska medita un istante.
A tutti i poeti del mondo e a chi non sa ancora di esserlo.
grazie
RispondiEliminaCome ho già scritto in un commento ad un post di una blogger che ne ha riportate un paio, non conoscevo questa poetessa ma ne ha parlato Roberto Saviano durante la trasnissione del sabato sera "Che tempo che fa".
RispondiEliminaAmmetto la mia ignoranza circa la poesia ma ho capito molto bene quella che ha letto Saviano e quelle che hai riportato in questo tuo post.
L"Epitaffio" è veramente formidabile.
Non conoscevo la poetessa e grazie per la condivisione.
RispondiEliminaPur non amando la poesia, "Epitaffio" mi ha dato una stretta al cuore.
RispondiEliminaÈ molto probabile che chi fa "poesia" siano essere umani diversamente coraggiosi.
RispondiEliminaDi questa grande donna, oltre alle bellissime poesie, ricorderò sempre l'espressione soave e furbetta del volto.
RispondiEliminaE' sentito il tuo saluto.
pensa che io l'ho conosciuta solo l'anno scorso. la prima poesia la trovo strepitosa.
RispondiEliminaio non ho un buon rapporto con i poeti, non solo perchè da piccolo dovevo imparare a memoria le loro poesie, ma perchè ho una poetessa in casa (è al 3°libro)e me li frulla ogni volta che scrive una poesia e pretende da me un commento... non fossero ermetiche riuscirei, ma mi devo sforzare ogni volta e pertanto glisso!
RispondiEliminaPoteva accadere.
RispondiEliminaDoveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
mi spiace3 quando so della dipartita di un'artista del quale non sapevo nulla fino al giorno del suo decesso: è accaduto con Zanzotto.. e con lei
l'idea del poeta semiclandestino é veramente idea "piena"
RispondiEliminaSulla poesia sono molto selettiva, le ermetiche mi mandano in bestia, le satiriche mi mandano in brodo di giuggiole, l'epitaffio mi ha fatta riflettere...che dirti Ernest, dei classici adoro Quasimodo.
RispondiEliminaNotte buona Ernest ;-))
Grazie della condivisione. Un abbraccio.
RispondiElimina(Oggi mi allargo. Non sembro più neanche io!)
ecco, grazie di avermela fatta conoscere. come i musicisti, anche i poeti parlano all'anima delle persone. io ho una "passione" per Giorgio Caproni.
RispondiEliminaNon la conoscevo, grande ignoranza.
RispondiEliminaLa trovo vera semplice e meravigliosa.
Cristiana
Non la conoscevo, grande ignoranza.
RispondiEliminaLa trovo vera semplice e meravigliosa.
Cristiana
Sposo in pieno le tue considerazioni. Più vecchio di te, la scuola fece anche su di me gli stessi effetti in ordine alla poesia. Forse Neruda e pochi altri, per altri approcci, mi furono a lungo presenti, sino a quando ho fatto proprio sul web meravigliose scoperte, come nel caso di Wislawa Szymborska, che mi hanno portato ad una vera e propria riscoperta di quest'arte antica quasi quanto l'uomo.
RispondiEliminaDi quanto sia bella e importante la poesia, l'esprimere i propri pensieri, i propri stati d'animo attraverso la parola, sia in versi che non, che nasce da dentro e rispecchia l'animo umano e la sua universalità...non l'ho nè scoperto e nè imparato a scuola! Fullina
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