Eri tu pino, eri nostro.
Ci davamo appuntamento alla solita ora, dietro di te, prima della campanella e dopo l'ingresso dei prof. Già perché non ci dovevano vedere.
Lì partiva una riunione carbonara, un sondaggio... "Che facciamo entriamo?".
L'asticella ogni tanto pendeva verso il SI spinta da chi proprio non ce la faceva a marinare, ma veniva rigorosamente spinta da qualcuno di noi verso il NO.
"Andiamo a Nervi c'è il sole oggi!"
C'era anche chi faceva il palo, per controllare l'ingresso dei prof ritardatari... "Occhio dietro ragazzi... ah no scusate è quello di religione"
A volte ci beccava quello di matematica... "Cooosa fate li su, salite caproni".
A volte si entrava, in zona cesarini, col bidello che con parole incomprensibili ti spingeva su per le scale. A volte ci si andava davvero sugli scogli, focaccia, qualche libro dietro da ungere e per avere la coscienza a posto e tanta voglia di ridere prendendosi in giro per qualunque cosa.
E il mare spazzava via infinite e leopardiane paginate di partita doppia.
È ancora lì, il pino? Mi suona come un addio...
RispondiEliminaBuona giornata.
@Migola. eh lui c'è ancora ma nessuno si nasconde più, perché non hanno spostato la scuola
RispondiEliminaMa che bello, Ernest!
RispondiEliminaSentir dire ancora "marinare", e non "fare sega"; sentir parlare di "focaccia" e non di "pizza bianca" che qui a volte spacciano per la delizia ligure.
E poi la chiusura delle "infinite e leopardiane paginate di partita doppia": un rag. davvero poeta.
Un ricordo dei tempi passati?
RispondiEliminaMoz-
@BastianCuntrari. grazie grazie. Quel pino ci ha accompagnato per tutti i 5 anni delle superiori, eravamo Periti aziendali corrispondenti in lingue estere (il mio inglese è fantozziano). Giornate indimenticabili con quella focaccia con i buchi ancora pieni di olio e calda. E la partita doppia era allucinante in pratica alla fine sapevi già se avevi sbagliato tutto.. ahhhh
RispondiElimina@MikiMoz. eh si era il nostro mitico nascondiglio per le decisioni basilari di uno studente. Entrare o non entrare?
RispondiEliminaDa scrivere chissà cosa sulle marinature (o marinate?). Per noi liguri dell'estremo Ponente era "ballare".
RispondiEliminaNiente pini vicino alla mia scuola, niente alberi, solo cemento. E allora ci si nascondeva dietro le auto parcheggiate dinanzi all'ingresso per capire se e quando poter fuggire.
RispondiEliminaPerò da noi si diceva bigiare.
Mamma mia che ricordi che hai destato! E quanto è sorprendente che, a parte il pino, a parte l'assenza di mare (noi si andava in un bar col video jukebox o al parco) e a parte che noi "facevamo filone", le dinamiche sono erano praticamente identiche!
RispondiElimina@Cri. e si credo che le dinamiche alla fine fossero queste un po' ovunque, insomma ognuno col suo pino
RispondiElimina@dalle8alle5. già bigiare, ricordo. Noi eravamo più fortunati con macchine e pino :)
@Alberto. si davvero quante storie!
Mentre l'uomo continua a devastare la natura.
RispondiEliminaSaluti a presto.
PS
Vieni a leggere questa iniziativa:
http://websulblog.blogspot.it/2013/06/questo-blog-e-antifascista-e-contro.html
Pino oggi è al mare di sicuro, ha bigiato l'ufficio
RispondiEliminaUna nostalgia palpabile nei tuoi ricordi e anche tanta dolcezza.
RispondiEliminaCristiana
noi avevamo una panchina di cemento, caro romantico ragazzo!
RispondiEliminaandavo a scuola in Sicilia e di sole spesso ce ne era tanto; mio padre mi disse: "non farmi fare brutta figura con le firme false sul libretto delle giustificazioni, è meglio che le firmo io".
RispondiEliminaAnni,tanti anni fa' nell'estremo Ponente di Liguria certi scogli, quando si marinava, venivano scalati per andare in una spiaggia isolata ed allora selvaggia, tutta di sabbia: racconti che ho sentito, perché mi sono limitato a "ballare" qualche volta con tanto di autorizzazione familiare piuttosto verso una certa sala da biliardo... Ma i pini famosi c'erano: mi limito - altre storie non mie - a quello famoso di Piazza Colombo a Sanremo, ormai abbattuto.
RispondiEliminaPensa che io non ho mai potuto giustificare una assenza, la mia generazione diventava maggiorenne a 21 anni e a quella età eravamo all'università.
RispondiEliminaQuesto non significa che non tagliavamo, significa che firmavamo l'assenza per conto proprio e nel nome altrui.