A volte lo vedevo tornare, tardi molto tardi. Dalla fessura della nostra camera io e mio fratello scorgevamo i suoi movimenti appena entrato dopo aver fatto il solito rumore delle chiavi, quello che ci avvisava, quello che ogni tanto da svegli ci faceva dire "c'è papà!"
Non ha mai voluto prendere la macchina e non prendeva passaggi era una sua scelta. Andava a lavorare in autobus facendo turni assurdi per raggiungere la parte opposta della città.
Lavorava in fabbrica. All'Italsider. Ilva.
Amico, compagno di facce stanche, uomini che in alcuni momenti sembravano uguali.
Tute blu.
E oggi fa male leggere le parole di chi non ha mai conosciuto la fabbrica e la vorrebbe chiusa, parlando di metà occupati per la bonifica e altri rimborsati con il reddito di cittadinanza.
Fa male sapere che per anni, troppi, i Riva hanno guadagnato sulle spalle della salute dei lavoratori e dei cittadini e che la politica ancora una volta si è voltata da un'altra parte.
Qualcuno ha detto che questo provvedimento è un inizio. Può essere. Ma di una cosa sono certo, chi ha sbagliato, chi non ha rispettato la legge, chi ha calpestato in questi anni i diritti delle persone e dei lavoratori non dovrebbe rimanere neanche ad un metro dalla fabbrica. Andava espropriata perché quelle fabbriche sono ancora in piedi per il sudore di chi ha passato ore all'altoforno e non per merito di chi ha passato questi anni su una spiaggia al sole.
Comprendo e condivido tutto, dopo 26 anni di fabbrica Fiat.
RispondiEliminaEh, lo so...
RispondiEliminaMa si sa cosa comporta essere padroni, no?
Moz-
La politica non si è voltata dall'altra parte, la politica è stata complice. E continua ad esserlo, ecco perché mai esproprieranno certe fabbriche.
RispondiEliminail fatto è che la dignità non si compra con il denaro, i politici invece sì
RispondiEliminaConcordo con Amanda.
RispondiEliminaQuello che dice è una verità indiscutibile.
I proprietari di quel cesso di fabbrica devono solo vergognarsi e sparire dalla circolazione subito dopo aver loro espropriato fino all'ultimo euro.
RispondiEliminaUn altro pezzo dell'Italia produttiva che va a ramengo.
RispondiEliminaMi sa che chi ora si appressa al suo capezzale, lo faccia solo per dare il colpo di grazia.
Maledetto chiunque ha contribuito a questo sfascio, complici occulti compresi.
Io direi che quella fabbrica va chiusa finchè non è in grado di produrre in sicurezza.Una tutela per gli operai e per chi abita a Taranto. Tutto a carico dei Riva,ovviamente : stipendi dei lavoratori e risamento. In un paese giusto, funzionerebbe così.
RispondiEliminaParole d'oro, le tue! Ma il nostro, purtroppo, é un Paese di cui dire smarrito é poco.
RispondiEliminaMi fa rabbia questa mancanza di rispetto per il lavoro in cui è immersa la società odierna...poi abbiamo i talent-sciò!
RispondiEliminaIn due righe hai schizzato una vita di sacrifici e grande dignità, di uomini ammirevoli e famiglie che in silenzio hanno costruito la loro vita, contribuendo all'arricchimento dei loro datori di lavoro:è arrivato il momento che costoro comincino a ricambiare e,nel caso dei Riva, a spendere i loro soldi per mettere in sicurezza la fabbrica per il bene di chi ci lavora e delle migliaia di persone che ci vivono attorno.
RispondiEliminaIo sono un operaio turnista ed esprimo la mia vicinanza a tutte le persone che lottano per difendere i propri diritti.
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