Oggi non piove. Inizio in questa maniera perchè qua è davvero importante, l'anima della città ha bisogno di tregua, di non guardare in continuazione il cielo come una minaccia e trovare una tranquillità che aiuti alla ricostruzione di tutto quanto.
Genova lo sta facendo. Questa mattina costeggiando una delle due sponde del Bisagno lo sguardo si perdeva nelle varie tappe dell'orrore create dal fiume, negozi allagati, scantinati, garage, esercizi chiusi e poi lui. Lui quello che ora sembra un torrente innocuo, con appena 20 forse 30 centimetri di acqua che scorre incurante di tutto quello che è successo. Sembra assurdo e lo è infatti.
Qualcuno li ha chiamati angeli, io non so come chiamarli. Voglio usare il loro nome, giovani. Si gli stessi che in precedenza sono stati magari criticati da tanti, troppi, come vuoti, come non interessati a quello che succede nel resto della città, del mondo. Hanno dimostrato ancora una volta che questo paese ce la potrebbe fare se investisse sulle persone giuste. Ragazze di 16-17 anni come quelle che l'altro giorno chiedendomi se potevano dare una mano si sono prese in due un secchio di parecchi chili pieno di fango e detriti senza dire niente, o come quel ragazzo che in un momento di pausa mi ha detto "belin ho 16 e ho già mal di schiena". Una sola parola meravigliosi e credetemi la città non lo dimenticherà mai (nella foto uno dei portoni di via Fereggiano).
Oggi dopo i rinvii di ieri per il maltempo si sono svolte i funerali di Evelina l'edicolante che ha perso la vita in via Fereggiano, e di Serena ragazza di 19 anni che è stata investita dall'onda nella stessa via mentre andava a prendere il fratello a scuola. L'ho già detto ma lo ripeto un dolore immenso che non si può neanche immaginare. Il nostro pensiero e il nostro cuore sono con le famiglie delle vittime. Anche le salme di Shpresa e quelle delle sue due figlie sono partite per l'Albania, con il povero Flamur al seguito che ha voluto ringraziare tutta la città per l'affetto dimostrato.
Ho parlato di volti. Quelli dei ragazzi, ma voglio ancora parlare di quel maledetto Venerdì. Sia nel momento in cui ero in moto sia dopo a piedi si sentiva la gente più vicina. Eravamo uniti ognuno di noi cercava negli occhi di uno sconosciuto, di una qualunque persona un po' di forza un po' di rassicurazione. E la trovava. Eravamo vicini uno all'altro anche se distanti. Ieri ripercorrendo le strade del centro a piedi sentivo la gente che passeggiava già più lontana. Lo so è un discorso forse assurdo, ma credo, e questo forse è un'utopia, che si debba ritrovare quello stato d'animo anche nei momenti di vita normale e non solo nell'emergenza. La stessa emergenza che ha visto uomini e donne trasformarsi in eroi civili, mani che hanno tirato fuori dall'acqua persone, tuffi e nuotate improvvisate per cercare un amico o un'amica, carabinieri poliziotti vigili urbani autisti che senza perdersi d'animo rischiando la propria vita hanno messo in sicurezza migliaia di persone.
Persone che aiutano persone che aiutano altri e altri ancora.
Questa dovrebbe essere il futuro.
La vita.
Un abbraccio a tutti.
può suonar strano effettivamente, ma queste sono le occasioni in cui la gente si ricorda di appartenere ad una comunità che non è quella dei telespettatori. chiaro che si potrebbero trovare occasioni meno tragiche per risultati simili, ma tant'è, prendiamo il buono...
RispondiEliminagrazie per queste cronache
Grazie Ernest.
RispondiEliminapurtroppo per questi cittadini morti nessun funerale di stato, nessuna medaglia, nessun risarcimento...del resto mica sono morti facendo la guerra.
RispondiEliminaGrazie Ernest di questo diario dallo scooter veramente eccezionale per le emozioni che mi ha provocato. Anch'io in altre situazioni di tragedie e pericolo collettivo ho sentito una "comunanza" con altri sconosciuti e visto abnegazioni impensabili. Fosse sempre così!
RispondiEliminaCredo che riuscire a vedere il bello in mezzo ad una tragedia, faccia parte di un animo nobile.
RispondiEliminaEd è proprio lì, nel dolore, che si riconoscono i veri "esseri umani"-
Un abbraccio, caro Ernest,
Lara
Sì, stai veramente dandoci emozioni intense e sanissime in un momento drammatico a 360°. Grazie di cuore per raccontarci di una situazione locale in cui sta manifestandosi quel tipo di esseri umani e di solidarietà che vogliamo sia il presente e il futuro di tutti noi. Un abbraccio fortissimo.
RispondiEliminaSai, mi hai ridato una speranza che non mi ero accorta di aver perso.
RispondiEliminaGrazie.
Complimenti a tutti i giovani volontari e un grazie a te per aver pubblicato questi post.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Ciao Ernest e buona serata. Non immaginavo che fossi di Genova e mi dispiace non essere venuto prima a sentire come stavi. L'altro giorno, mi sono informato presso gli amici bloggers che sapevo vivere lì e che, infatti, hanno raccontato ciò che i vari TG ci avevano fatto vedere, con in più la testimonianza che nasce dalle emozioni e dai sentimenti delle persone che conosciamo virtualmente.
RispondiEliminaCredo sia stata un'esperienza che non dimenticherete facilmente come, per fortuna, non dimenticheremo (neanche noi che siamo solo spettatori) tutti quei giovani che, spontaneamente, sono venuti a soccorrere la città. Il mondo che dovrebbe essere e che, purtroppo, diventa realtà diffusa, prevalentemente in queste occasioni.
Giustamente, ricordi che un certo "stato d'animo" dovrebbe esistere anche nei momenti normali. Chissà se arriveremo a capirlo, prima o poi.
come dovrebbe essere 25 aprile tutti i giorni, così dovrebbe essere il popolo italiano: solidale, unito, proteso verso l'interesse comune, pronto ad aiutare gli altri.
RispondiEliminaSe fossimo sempre così, non avremmo tanti dei problemi che abbiamo.
La tua città risorgerà bella e forte, ma niente potrà cancellare la tragedia di quelle povere vittime.
RispondiEliminaPeccato che questa empatia si riscontri soltanto ( o quasi) nei momenti tragici.
RispondiEliminaFinchè ci saranno persone di buona volontà, come te, niente è perduto.
Cristiana
Ciao Ernest...leva pure il condizionale, loro sono il futuro, rissosi, incazzosi, indisponenti ma se accade il disastro, li vedi arrivare in maniera coesa a spalare di tutto, a scavare con le mani...loro sono il domani in cui credo.
RispondiEliminaGrazie di questa pagina Ernest;-))
Ti conosco da così poco tempo e non sapevo tu fossi di Genova,perdonami.
RispondiEliminaVorrei solo aggiungere, in merito al tuo post, una frase di un grande, che tra l'altro leggo a fianco del tuo blog, e che in due parole dice tutto:
"Restiamo Umani".
Un caro saluto a te e alla tua città,
Francesca
Un abbraccio forte a Genova, ai genovesi. Alle persone, quelle vere.
RispondiEliminaun abbraccio forte forte!! :)
RispondiEliminache questa tragedia sia da viatico per la fine definitiva del berlusconismo e di un certo egoistico modo di intendere la vita.
RispondiEliminaDedico a Genova questi versi di Gaber:
C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza
c'è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada e nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo.
Un futuro di solidarietà e di rigore ...unico modo per salvarci tutti.
RispondiEliminaIo ti dedico il mio silenzio commosso, dopo aver letto queste righe.
RispondiEliminaNon posso che ripetere che sono dei magnifici ragazzi.
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