lunedì 26 febbraio 2024 8 vostri commenti

Crepe d’attesa

Sono un frequentatore assiduo di sale d’attesa ultimamente, l’età che avanza dei miei porta anche a questo.

Mi tornano in mente le attese di quando ero piccolo e accompagnavo mamma dal medico, il tavolone in mezzo alla sala con le solite riviste, quella frase ormai consuetudine “l’ultimo chi è”. Poi l’attesa, diversa da oggi. Adesso spesso non si vedono le facce perché chine sugli schermi luminosi. I silenzi di imbarazzo a volte sembrano non sentire tempo e assomigliano a quelli di una volta, che ti permettevano di sapere vita morte e miracoli di chi era in stanza dal medico prima di te. Altro che privacy. 

Rimane il fatto che ancora diamo poco peso all’ambiente che dovrebbe accogliere, che dovrebbe rassicurare chi sta aspettando per un intervento o chi come parente é in attesa dell’uscita. 

Si fissano porte che non si aprono mai, non ci sono parole magiche. Ma rumori sinistri di ventole in azione. 

Spesso le sale d’attesa sono angoli brutti, usate come ripostiglio temporaneo, senza foto o immagini e con colori che ricordano il viso dell’indigestione.

Lì dove dovrebbe iniziare la cura spesso si è invisibili e anche una crepa può fare compagnia.

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