venerdì 31 dicembre 2021 7 vostri commenti

Grazie

Difficile fare i bilanci, anzi meglio di no.

Allora solo alcuni grazie.

A chi anche stasera sarà nei reparti, degli ospedali e delle residenze protette.

A chi ha sempre rispettato le regole, anche quelle meno condivise.

A chi da due anni sta facendo qualcosa per uscire da questa tragedia.

A chi pratica gesti di gentilezza quotidiana, di accoglienza.

A chi ti abbraccia con gli occhi.

A chi nn smette mai di dire ciò che pensa.

A chi ascolta e lascia parlare.

A chi ha in mente sempre l’altro.

A chi si ricorda l’importanza di un sorriso.

A chi lotta ogni giorno per gli ultimi, per i diritti, per il lavoro. 

A chi non dimentica i nonni e sa quanto sia importante una telefonata. 

A chi celebra la lentezza.

A chi ama la diversità. 

A chi si tiene lontano dall’ipocrisia.

A chi non ha dimenticato di essere stato bambino.

A chi parla coi giovani, sempre. 


Buon 2022 verrebbe da dire. 

Ma può essere buono solo grazie all’impegno di tutti per la collettività.

giovedì 23 dicembre 2021 14 vostri commenti

Coraggiosa

Da più di due anni ormai tengo un diario. Uno vero, non digitale, di quelli che si possono toccare, riporre nel cassetto. Ho sempre avuto il piacere di scrivere, in particolare con la stilografica. Vedere sfilare sul bianco il pennino della stilografica lasciare una traccia mi riporta indietro con gli anni. 

Spesso mi capita di rileggere ciò che ho scritto, in alcuni casi è come se mi guardassi da fuori in un  preciso istante di vita, a volte scuotendo la testa, altre sorridendo, altre ancora con qualche lacrima. Ma tutto rimane e resta vita. 

Dopo quasi due anni di Pandemia una cosa la possiamo dire credo. Fin dall'inizio abbiamo visto chi ha messo da parte le proprie esigenze, chi ha pensato di più alla collettività, mentre altri hanno sempre messo prima di tutto il volere individuale, dicendo di NO a tutto.  

Lo sapevamo già, lo sapevo già. Il Covid ha solo sottolineato quello che era già scritto, a volte mostrandoci chi abbiamo sempre avuto vicino in maniera differente. 

Ho ritrovato anche questo nei miei diari. La diligenza di mia figlia, che non si è mai lamentata da quando è iniziata questa "baraonda" come dice lei, anche se le manca "far festa come una volta", che ora chiede quando sarà vaccinata, che ha capito che partecipare alle feste in casa con i suoi compagni durante una pandemia non va bene ed è irrispettoso per chi ad esempio a scuola cerca di fa andare avanti le cose. Spesso mi chiedo quanto ha sacrificato lei mentre altri hanno continuato a fare quello che facevano prima. 

Scriverò ancora, scriverò questo.  Perché voglio che una volta cresciuta possa sapere quanto è stata coraggiosa, responsabile e altruista. 

Buone feste a tutti. 

lunedì 6 dicembre 2021 8 vostri commenti

Poi ti dimenticano

Facendo il mio lavoro mi capita spesso di parlare con i pazienti, oltre alla vera e propria attività riabilitativa. A volte le persone entrano nella stanza e hanno bisogno di vuotare il sacco, raccontarsi e raccontare. 

Confesso che non è sempre facile riuscire ad ascoltare tutti e tutto, non sentire, ma ascoltare. Esserci. Ho imparato, cerco di metterlo sempre in pratica, il valore della presenza mentale rispetto a ciò che ci viene raccontato. 

Purtroppo ultimamente spesso le persone anziane mi raccontano dei propri figli, che ci sono poco, che non hanno tempo. In alcuni casi l'essere mamma o papà li fa nonostante tutto ergersi a difensori. "Sa hanno tanto da fare", "mia figlia ha un lavoro importante", "hanno la loro vita".

Negli occhi però passa la verità, un velo di tristezza per il tempo che non si può più passare insieme. Come questa mattina, una signora che continuava a dirmi "Perché mia figlia mi ha detto così? Perché mi ha detto che mi deve trattare come una bambina". Difficile dire qualcosa in questi casi, la prima cosa che mi è uscita dalla bocca è "mi dispiace", poi avrei voluto abbracciarla per farle capire che lei è sempre la stessa. 

Una storia come tante, questa più distante, ma purtroppo ne avrei anche di quelle vicine a me. Il filo che lega è l'incapacità di capire comportamenti come questi. 

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