Mi sono reso conto di aver scritto davvero poco sulla pandemia. Forse perché davvero è uno di quegli argomenti che è entrato di prepotenza nella nostra vita. Difficilmente nei nostri discorsi rimane fuori.
Siamo quasi alle soglie di un triste e drammatico anniversario, due anni, da quel maledetto giorno in cui tutto è iniziato.
Non credo di avere la verità in bocca, soprattutto davanti ad una situazione come questa, una pandemia, che molti, purtroppo, sembrano avere dimenticato.
Ho fatto la prima dose di vaccino a Febbraio dell'anno scorso quando non ne sapevamo ancora nulla. L'ho fatta perché avevo a cuore soprattutto la salute di chi mi stava vicino oltre alla mia e perché francamente non ho mai visto alternative. Ho fatto poi la seconda e una settimana fa la terza.
Ho faticato per mesi a trovare una dose di vaccino per i miei genitori, fragili e quasi ottantenni, ho spiegato a mia figlia, che aveva 5 anni all'inizio di questo delirio, che per il bene di tutti avremmo dovuto da lì in poi seguire delle regole e rinunciare anche alle cose di sempre.
La fatica è tanta. Aumenta vedendo quelli che da sempre se ne sono fregati, quelli che hanno detto NO a tutto. Quelli di "è solo un'influenza", del no al distanziamento, del no alle chiusure, del no alle mascherine, del no al vaccino, del no al green pass. Quelli che hanno avuto anche il coraggio di negare i morti. Non dimentichiamoci che qualcuno è riuscito anche a seguire le ambulanze per vedere chi ci fosse dentro.
Non ero gioioso quando ho fatto al prima dose, e non lo ero nemmeno una settimana fa e non nego che, purtroppo, ci siano stati casi di effetti collaterali anche drammatici. Ma non vedo altre soluzioni e i dati, quelli si che esistono, lo stanno dicendo.
Il resto è solo paura con delle punte di individualismo, che spaventa.
Molto.