martedì 30 novembre 2021 9 vostri commenti

Quello che serve



La bellezza del silenzio

del buio poco interrotto
dell’immobilità delle cose
del cellulare che non suona.

E il respiro che si sente
e il corpo che molla le tensioni

La libertà di non fare niente
La pulizia dei pensieri in coda

Soffice come un guanciale.
giovedì 25 novembre 2021 9 vostri commenti

Ti voglio bene

Ti ascolto, ti aiuto e ti voglio bene. 

Il mercoledì è da sempre un giorno speciale. La mattina non vado come al solito in ambulatorio a lavorare, ma partecipo da molti anni ad un laboratorio teatrale integrato con pazienti psichiatrici, educatori, attori e cittadinanza. 

Posso dire con certezza che ho imparato di più in questo luogo che in mille corsi di formazione e altrettanti volumi. Non è facile descrivere l'atmosfera, le relazioni, gli scambi e le parole che da sempre circolano tra di noi. Un posto che è diventato una casa sicura per molti. 

Ieri nei tanti lavori svolti uno in particolare ci ha lasciato una scia presente tutta la giornata. Avvicinarsi ad un compagno, guardarlo negli occhi ripetendo "ti ascolto, ti aiuto e ti voglio bene". Quante volte non riusciamo a dire certe parole, le diamo per scontate, non le attendiamo più, oppure le attendiamo invano. Quante volte invece siamo noi a dire ti voglio bene ma vorremmo anche sentirlo. 

L'ultima volta che abbiamo davvero ascoltato una persona? Senza farci prendere dalla frenesia della giornata, dal susseguirsi dei pensieri, dalla pesantezza. Così come l'aiuto vero, una mano tesa in mezzo a molti, troppi sguardi di indifferenza. 

Da un po' di tempo ho imparato a dire ti voglio bene, forse perché ho perso per la strada qualche persona importante, perché il dolore è venuto a bussare alla mia porta e quando riconosco il bene, cerco di tenermelo stretto. 

Ci provo. 

martedì 16 novembre 2021 16 vostri commenti

La fatica

Mi sono reso conto di aver scritto davvero poco sulla pandemia. Forse perché davvero è uno di quegli argomenti che è entrato di prepotenza nella nostra vita. Difficilmente nei nostri discorsi rimane fuori.

Siamo quasi alle soglie di un triste e drammatico anniversario, due anni, da quel maledetto giorno in cui tutto è iniziato. 

Non credo di avere la verità in bocca, soprattutto davanti ad una situazione come questa, una pandemia, che molti, purtroppo, sembrano avere dimenticato. 

Ho fatto la prima dose di vaccino a Febbraio dell'anno scorso quando non ne sapevamo ancora nulla. L'ho fatta perché avevo a cuore soprattutto la salute di chi mi stava vicino oltre alla mia e perché francamente non ho mai visto alternative. Ho fatto poi la seconda e una settimana fa la terza. 

Ho faticato per mesi a trovare una dose di vaccino per i miei genitori, fragili e quasi ottantenni, ho spiegato a mia figlia, che aveva 5 anni all'inizio di questo delirio, che per il bene di tutti avremmo dovuto da lì in poi seguire delle regole e rinunciare anche alle cose di sempre. 

La fatica è tanta. Aumenta vedendo quelli che da sempre se ne sono fregati, quelli che hanno detto NO a tutto. Quelli di "è solo un'influenza", del no al distanziamento, del no alle chiusure, del no alle mascherine, del no al vaccino, del no al green pass. Quelli che hanno avuto anche il coraggio di negare i morti. Non dimentichiamoci che qualcuno è riuscito anche a seguire le ambulanze per vedere chi ci fosse dentro. 

Non ero gioioso quando ho fatto al prima dose, e non lo ero nemmeno una settimana fa e non nego che, purtroppo,  ci siano stati casi di effetti collaterali anche drammatici. Ma non vedo altre soluzioni e i dati, quelli si che esistono, lo stanno dicendo. 

Il resto è solo paura con delle punte di individualismo, che spaventa. 

Molto. 

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