mercoledì 28 aprile 2021 8 vostri commenti

Io Manifesto

Ho iniziato a leggere Il Manifesto negli anni 90, l’era del berlusconismo quando al posto della falce e martello iniziarono  a spuntare strane piante.

Lo compravo la mattina e lo appoggiavo sul banco dopo aver messo l’Eskimo sulla sedia. La prof di inglese, democristiana dichiarata, mi chiamava fascista rosso diceva per le mie posizioni estreme durante l’occupazione scolastica.

Anni in cui la partecipazione ancora sembrava possibile, sentita. Si aspettava il giorno dopo per vedere la mitica prima pagina del Manifesto.

Oggi compie 50 anni, un giornale con una storia importante alle spalle, ancora oggi presente purtroppo ridimensionato.

Abbiamo ancora bisogno di spazi come quelli, di prime pagine, di partecipazione ma soprattutto di donne e uomini di 50 anni fa.

domenica 25 aprile 2021 7 vostri commenti

Ricordiamoli, sempre.

 Cara mamma, non preoccuparti per me. È il destino crudele che ha voluto colpirmi in questo modo. Perdonami di tutti i peccati e dei dispiaceri che ho mancato verso di te. Io vado con coraggio alla morte...

Caro papà, perdonami anche tu di tutto quello che ho mancato verso di te. Fa coraggio alla mamma. Non pensare a me...

Caro professore, la mattina del 11-5–1944 il destino ha segnato per me la fine. Io, come sai, sono sempre forte come sono state forti le mie idee. Spero che il mio sacrificio valga per coloro i quali hanno lottato per le stesse idee e che un giorno possa essere il vanto e la gloria della mia famiglia, del mio paese e degli amici miei. Voi che mi conoscete potete ripetere che il mio carattere si spezza e non si piega. Abbiatemi sempre presente in tutti i vostri lavori e specialmente in tutte le opere che compirete per il bene della Patria così martoriata. 

Muoia tutto, viva la nostra Italia.


Giuseppe Testa, 19 anni, partigiano.


Ricordiamoli, sempre.

W il 25 aprile!!!

lunedì 19 aprile 2021 13 vostri commenti

Il mio calcio

Per me il calcio rimarrà sempre quello di un pallone che finisce sotto una macchina, proprio al centro. A quel punto solo l'intervento della vicina con una scopa riportava tutto alla normalità e si ripartiva. 

Rimarrà sempre quello delle felpe usate come pali e una traversa fantasma, con litigate interminabili per un gol non gol, altro che Var. 

Rimarrà sempre quello del rumore del Supertele, che se riuscivi ad addomesticare quel pallone eri davvero un fenomeno, ma quello vero. 

Rimarrà quello delle scivolate nel campetto dei San Nazaro, con le cicatrici che poi erano mostrate come trofei in giro per la spiaggia con litri e litri di mercurocromo.

Rimarrà quello delle corse per arrivare primo dentro al campo e poter essere nei dieci della partita. 

Rimarrà quello del tutti contro tutti. 

Rimarrà quello dei mille tentativi per rifare la rovesciata di Pelé in Fuga per la vittoria. 

Rimarrà quello del mio esordio a Sori con la maglia numero 8 del Cosmos Usve 1913. 

Rimarrà quello dei calzettoni che andavano davanti alla scarpa quando pioveva e il campo sembrava una palude. 

Rimarrà quello che se dicevi qualcosa al mister o all'arbitro quando uscivi le prendevi ancora da tuo padre.

Rimarrà quello dei volti delle ragazze e dei ragazzi che ho allenato e dei discordi interminabili fatti nello spogliatoio.

Rimarrà quello delle passeggiate in Corso Italia con la smania di incontrare qualcuno con la radiolina e chiedere "quanto fa il Genoa?"

Rimarrà quello di Signorini che piange sotto la gradinata Nord, della serata di Genoa Oviedo, delle capriole di Thomas, delle giocate di Pato, delle punizioni di Branco. 

Rimarrà quello della Coppa delle Coppe, della Coppa Uefa e della Coppa dei Campioni, delle partite tutte alla stessa ora, di novantesimo minuto e i suoi giornalisti da fumetto, con Luigi Necco che salutava Milano. 

Rimarrà quello delle storie di uomini, favole, come quella del Verona dello scudetto, del Genoa di Bagnoli, ahimè anche dello scudetto della Sampdoria, dell'Atalanta, del Chievo dei miracoli, del Leicester. Dei piccoli che ce la fanno. 

Il resto ormai è solo business, formazioni che non si conoscono nemmeno perché cambiano casacca ogni mese, orari improbabili e campionati d'élite. 

Tenetevi tutto, il bello noi lo abbiamo già visto e nessuna offerta potrà mai portarcelo via. 


giovedì 15 aprile 2021 25 vostri commenti

Non siamo rimasti umani



Dieci anni fa veniva assassinato Vittorio Arrigoni, Vik, aveva i miei stessi anni. 

Concludeva tutti i suoi articoli scrivendo "restiamo umani" da zone in un cui di umano c'era davvero poco. Ho sempre amato questa foto, un'immagine di un uomo, un ragazzo,  che ha dedicato la sua esistenza per una causa, presente in zone di guerra con il suo taccuino e la sua penna. Strumenti che hanno dato voce agli oppressi, ai dimenticati.

Quel messaggio apparentemente semplice, restiamo umani, che abbiamo dimenticato, ma non solo in questo tragico momento. 

Da sempre. 


mercoledì 14 aprile 2021 5 vostri commenti

Ascoltiamoli

Non so cosa sia successo. 

Ieri a Genova due ragazze si sono suicidate, 14 e 21 anni. 

Quell'età in cui tutto dovrebbe essere pieno di entusiasmo, voglia di fare, anche problemi sia chiaro che a volte sembrano incredibili ma che passano come un razzo. 

Invece, no. Una notizia passata in un attimo, come se fosse una cosa normale. 

Parliamo ai ragazzi. 

Ascoltiamoli. 

martedì 13 aprile 2021 13 vostri commenti

Nego ergo sum

C'è sempre una prima volta ed è capitato anche a me. 

Prima d'ora lo avevo fatto solamente a distanza, via social o al massimo letto qua e là qualche commento e nulla più. Una bella dose di nervoso e via. 

Stavolta però lo avevo davanti un negazionista. Con tutto il pacchetto completo e soprattutto quella cosa che mi ha fatto uscire di testa. "Ma secondo me non sono nemmeno piene le terapie intensive", il tutto avallato logicamente dal solito amico che si conosce e che ha detto di aver visto che non è vero niente, che è tutta un'invenzione, una truffa. 

Si perché nel decalogo del negazionista una delle prime regole è quella di non essere mai diretto testimone. Di solito il più gettonato delle fonti è il cugino, anzi ammiocuggino, quello che lavora quasi vicino all'ospedale e che conosce un parente alla lontana di un barelliere in pensione che ha ancora un contatto con la centralinista del pronto soccorso. 

Ah chiaramente non potevano mancare "è solo un'influenza", "io non credo a nessuno", "ci sono delle cure che non ci dicono", "io non mi vaccino".  Insomma come dicevo pacchetto completo. 

Devo dire che per un po' ho resistito ma quando sono state tirate in ballo le terapie intensive a suo parere vuote non ce l'ho fatta. 

Il resto potete immaginarlo. 

lunedì 12 aprile 2021 8 vostri commenti

Senza speranza

Sembra di assistere a quelle gare tra maschietti a chi fa pipì più lontano. 

Io apro prima, anzi apro dopo, no prima di tutti. 

Date buttate a caso per vaccinazioni ai quarantenni, se avete voglia andate a vedere il sito di Regione Liguria, mentre gli ultrafragili stanno ancora aspettando e quelli a domicilio si vaccineranno nel 2028, forse. 

Anche davanti ad una tragedia come questa stiamo assistendo al teatrino della politica peggiore. Salvini che fa finta di stare con i ristoratori mentre siede al governo, Draghi che se la prende con "i giovani psicologi" dimenticando che proprio il governo ha messo per loro l'obbligo di vaccinazione come sanitari. Il ministro della Sanità che va in Tv e parla di importanza delle cure domiciliari quando appunto ora li stiamo proprio dimenticando quelli che non si possono muovere. 

Il circo mediatico al posto della programmazione seria che dovrebbe fare un paese. Ma non siamo soli in questo caso, all'estero direi che abbiamo ottima compagnia. 

Mancano solo le maschere e poi la commedia/tragedia è servita. 

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