martedì 5 dicembre 2023 12 vostri commenti

Soldi di destra

Genova ha molte bellezze nascoste. Una è a cielo aperto, visitabile, ricca di monumenti ed opere d'arte. Colma di ricordo e silenzio, il Cimitero di Staglieno. 

Oltre a quelle dei propri cari si possono visitare diverse tombe di personaggi illustri come Mazzini, De André, il Pantheon. Oppure quelle di donne e uomini della strada che prima di passare a miglior vita decisero di lasciare un segno significativo del loro passaggio. 

C'è un campo in particolare che passo sempre a salutare, quello dei partigiani. Nomi di battaglia sulle lapidi e date che richiamano ad una gioventù lasciata andare per difendere la libertà.

Peccato che Staglieno stia letteralmente crollando, totalmente dimenticato dal Comune di Genova. Transenne, scalini che cadono a pezzi, tombe irraggiungibili da anni, acqua che cola, infiltrazioni, pericoli ad ogni angolo. 

Il silenzio del Comune fino a ieri, quando un ordine del giorno, o meglio, un capitolo di spesa da votare ha portato l'attenzione ad una cifra. Quasi 2 milioni di euro da spendere per la ristrutturazione del Sacrario dei caduti di Salò. Repubblichini, ovvero fascisti. 

A questo siamo arrivati. Normali cittadini che vedono i propri cari sprofondare, il degrado che avanza ovunque e il Comune di Genova trova i soldi, come per magia, per i fascisti. 

E' necessario una volta per tutte dire che quelle morti non possono essere messe sullo stesso piano, che quel sacrario non dovrebbe nemmeno esistere. 

2 milioni di euro che gridano alla vergogna, mentre il Comune non trova mai soldi per le periferie, per i marciapiedi, per i servizi educativi. Un insulto che continua.

domenica 19 novembre 2023 6 vostri commenti

Silenzio

Fate una ricerca su Internet, e’ semplice e veloce da fare. Scrivete Centri Antiviolenza.

Troverete un elenco di link che riguardano i tagli che in questi anni hanno dovuto affrontare anche solo per poter esistere.

Molti dovrebbero solo fare silenzio.

venerdì 13 ottobre 2023 6 vostri commenti

Cioccolata

Ricordo l’attesa della cioccolata per merenda. Io e mio fratello davanti alla televisione e sul tavolo la focaccia da  pucciare. 

Oppure quella bevuta in un rifugio dopo tanto cammino,sognata, conquistata.

Piacere e gusto che vengono appagati. Un po’ anche dall’attesa stessa.

Ma non è tanto la sostanza quanto il contorno, l’attimo vissuto e la mente libera. 

Cioccolata può essere anche una tazza rotta con dentro il latte di mandorla.

Può essere un grazie, un buongiorno o un come stai.

Può essere la notizia di mamma che ha preso due chili.

Piccoli attimi di serenità, conquistati.

Come la cioccolata in vetta. 

lunedì 9 ottobre 2023 4 vostri commenti

Vajont, 60 anni.

 


Non scorderò mai le immagini del Vajont. Ricordo di un viaggio in pullman con i miei genitori per raggiungere la montagna. Ho ancora in mente una distesa bianca e il nulla, là dove prima c'era la vita. 

Non potevo capire allora, ma già avvertivo il dolore dell'ingiustizia di un paese dove la verità viene coperta, così come è successo in quelle terre. 

Il resto purtroppo lo conosciamo. Insabbiamenti, affari e politica che si intrecciano e tante voci mai ascoltate. 

Sono passati tanti anni ma siamo sempre lì fermi a quell'ottobre del 1963.

venerdì 22 settembre 2023 11 vostri commenti

Storie dismesse



In giro se ne vedono sempre meno. Lentamente le stanno dismettendo.

Testimoni di salvataggi dagli acquazzoni.

Di incontri fugaci o baci rubati.
Di scherzi telefonici.
Di gettoni che cadevano a 200 all'ora come una vincita alla slot machine.
Di sporcizia ventennale.
Di cornette meravigliosamente senza filo.
Di tristi addii ai gettoni .
Di collezione di tessere telecom.
Di gente che bussava alle porte urlando "haiii finitoooo!!!".
Di appuntamenti dati, attesi o bucati.
Quante storie si porteranno via...
lunedì 11 settembre 2023 10 vostri commenti

L'Altro

Ho avuto la fortuna di incontrare ottimi maestri durante la mia vita. Persone che hanno tracciato un sentiero, dove mettere i piedi ben saldi, dove i pericoli vengono superati grazie ad una mano tesa, all'attesa di chi rimane indietro, chi non ce la fa, chi vede il traguardo sempre più distante. 

Sto ancora imparando e cercando di mettere in atto nel quotidiano piccoli gesti di bellezza a partire dall'ascolto. 

Sempre più spesso in ambulatorio mi capita di ricevere persone che, oltre al loro problema specifico dettato dalla disabilità, hanno bisogno di essere ascoltate. Per ciò che sono, per ciò che vivono sulla loro pelle. 

A volte sembrano quasi voler chiedere scusa per questa necessità di parlare, raccontarsi, trovare un luogo sicuro dove ricevere ascolto. 

Il mondo, però, sembra andare in direzione contraria, la fretta e l'individualismo in primis portano le persone a non accorgersi di chi su ha davanti e chiede di essere visto. 


lunedì 14 agosto 2023 7 vostri commenti

Noi sopravvissuti non dimenticheremo

5 anni.

43 vittime.

Ancora nessuno che ha pagato per l’ennesima strage. Un ponte che crolla non può essere una cosa normale. 

La politica eviti di fare passerelle perché i colpevoli stanno proprio nelle stanze del potere.

Genova non dimenticherà mai.

venerdì 11 agosto 2023 5 vostri commenti

Agosto

Ricordo quell'agosto da bambino. Un mese particolare, perché l'estate si avviava verso la fine ma contemporaneamente entrava in quel periodo dell'anno tanto atteso. 

Ricordo i pranzi interminabili sotto il sole in mezzo alla spiaggia. L'ombra non era contemplata e le lasagne diventavano inspiegabilmente un piatto estivo. 

Ricordo le attese infinite al campetto di calcio per cercare di giocare almeno qualche minuto quando i "grandi" ce lo concedevano. 

Ricordo guardie e ladri interminabile in mezzo alla cabine, le corse a perdersi con la fidanzatina per rubare un bacio. 

Ricordo l'assenza della paura quando andavamo incontro alle onde, seduti in fila indiana in un trenino che andava incontro ad una montagna d'acqua salata. E chi si alzava beh, lo sapete. 

Ricordo il gusto dei ghiaccioli, diverso. La ricerca dell'orzata e la faccia stranita di chi lo cercava nel frigo. 

Ricordo quei sandali che lasciavano l'abbronzatura a quadretti. Imbarazzanti. 

Ricordo che era agosto, vero. Le città assomigliavano al deserto, perché la vacanza era quella e basta. Il tempo era vissuto, lento. 

martedì 25 luglio 2023 7 vostri commenti

Che roba Contessa i Lanzichenecchi!!!

E fu così che un giorno di ordinaria contaminazione sociale Alain Elkann scese in mezzo agli altri. Si fa per dire, cose di classe.
Ma che roba Contessa quindi anche i tatuati vanno in prima e disturbano mentre un uomo con un completo di lino blu finisce il secondo libro della Recherche.
Più che un articolo oserei definirlo un pezzo di teatro dell'assurdo.
Il treno Italo, sedicenni in prima classe, Elkann che legge Proust, la tappa a Caserta e nessuno che lo saluta quando va via.
Non c'è più morale, Contessa!!!
venerdì 21 luglio 2023 5 vostri commenti

Avevamo ragione

Ritrovarsi 22 anni dopo in piazza Alimonda. La stessa strada dove son cresciuto.

I gradini di quella chiesa, saluti e scesi di corsa.

Gli aperitivi nel bar più famoso di Genova, dove tutti hanno imparato a bere e a far bere.

Ora quei volti stanchi, segnati dal tempo. Rassegnati e mai domi.

Perché avevamo ragione e ci hanno massacrato.


lunedì 17 luglio 2023 5 vostri commenti

Come tirare i dadi



“Stanco e perduto. Di colpo mi sento vecchio, il doppio dei miei anni, e penso che anch'io sono stanco e mi sto perdendo per davvero. Poi penso a lei che, nella stanza accanto, dorme un sonno stregato, lei che da madre si è trasformata in una fitta all'altezza dello sterno.”

Chi si prende cura di chi cura? Di chi assiste? Di chi rimane spesso inerme davanti ai cambiamenti che impone una malattia?
Ogni giorno è come tirare un dado, sperando di fare il numero massimo. Spesso non accade e allora bisogna cercare nella cassetta degli strumenti per sopravvivere ad una quotidianità così diversa da quella di una volta.
Sto cercando di imparare ad essere un figlio che ha a che fare col dolore della malattia.
Quando poche righe di un libro, tra le prime pagine, fanno capire che è un sentiero già battuto da altri.
In salita, tanto.
lunedì 19 giugno 2023 12 vostri commenti

SI chiamava Moshin

Si chiamava Moshin Shazad aveva 32 anni.
Un uomo.
Espressione seria, due figli piccoli, moglie e madre da mantenere.
Partito da Lalamusa, Pakistan, uno di quei paese dove noi occidentali ogni tanto andiamo, facciamo un po' di casino e poi lasciamo le macerie.
Non riusciva a trovare un lavoro stabile, un problema se le bocche da sfamare diventano tante. Non come cercare posto sotto casa alla sera, un problema vero, serio.
Prima di imbarcarsi da Tobruk, Libia, ha telefonato al cugino. Doveva raggiungerlo in Norvegia. Non era solo, c'erano 4 amici con lui.
E' naufragato il 14 giugno, davanti alle coste della Grecia, disperso.
Si chiamava Moshin Shazad aveva 32 anni.
Un uomo, non un numero.
venerdì 16 giugno 2023 7 vostri commenti

Buio

Non sappiamo nemmeno il numero esatto, perché fondamentalmente ormai il mondo da per scontato che quelle morti facciano parte della normalità. 

Più di 600 persone morte in fondo al mare. 

100 bambini. La strage più grande del mediterraneo che verrà dimenticata in pochi giorni. 

Questa è una società che ingoia tutto. Un pensiero individualista che ormai troviamo in ogni angolo della strada, che porta le persone a dire "l'importante è che io sia al sicuro".   Il resto non conta. 

Ci stiamo dimenticando di "quel resto". Non siamo più umani. L'Italia si è fermata per sette giorni che rimarranno una vergogna storica, mentre tira dritto senza voltarsi davanti alle violenze, alle morti sul lavoro e alle persone che affogano mentre stanno cercando una speranza. 

E' notte. 

Fonda. 

martedì 13 giugno 2023 10 vostri commenti

Quando non tocchi mai il fondo

Nel 2022 ci sono stati 1090 morti sul lavoro.

Nemmeno un'ora di lutto nel Parlamento della vergogna.
martedì 16 maggio 2023 20 vostri commenti

Déjà vu

Sembra un film già visto ciò che sta succedendo in Rai. Terreno di spartizione politica da sempre, con modalità differenti che ci hanno visto testimoni. 

Come dimenticare il diktat di Berlusconi contro Biagi, Santoro e Luttazzi. Oppure i continui attacchi, nemmeno troppo velati, a Report. Questa volta è toccato a Fabio Fazio e la sua trasmissione. Non sono un suo fan, guardavo anni fa le prime versione di Quelli che il  Calcio, quando quello sport sembrava ancora mantenere una sorta di romanticismo. Ho apprezzato parecchi speciali di Che tempo che fa e ospiti vari ma non sono uno spettatore costante.

Ma non è questo il punto. 

Bisognerebbe davvero domandarsi che idea ha la destra di servizio pubblico televisivo visto che a breve gli attacchi si dirigeranno probabilmente su Report. Per non parlare del fatto che una politica che si permette palesemente di esultare per la cacciata di qualcuno da una canale di stato, cosa potrebbe fare, e fa,  invece con chi non ha la visibilità di Fabio Fazio? 

Questo è il punto. 

Ma non è la prima volta. Il governo, e nn solo, vuole lo Yes man. Non gradisce il giornalismo di inchiesta, non vuole mente pensanti ma sudditi perennemente inginocchiati, con la capacità solamente di leggere la velina di turno. 

Ricordo bene il periodo del berlusconismo. Pensavamo di vivere il momento più basso della storia della Repubblica. Ci sbagliavamo. Perché quel momento non è mai terminato. 

Abbiamo le prove. 

martedì 25 aprile 2023 9 vostri commenti

25

Bella ciao!!!

Come va poi coi fascisti?

Ce ne sono ancora?

No dai… al governo quelli?

Eppure nella costituzione c’è scritto che… ah lo hanno interpretato.

Almeno dimmi che i busti del Duce son spariti? Come? In casa del Presidente del Senato!!! 

No dai quello là Presidente del Senato?!? Non è possibile. 

E magari c’è anche chi dice che le ragioni di chi combatteva erano uguali da una parte e dall’altra, chi parla ancora di sostituzione etnica.

Ecco…

Ma allora noi perché abbiamo sacrificato le nostre vite? Come avete potuto fare questo? 

Avete dimenticato…


Il Fascismo non è mai sparito da questo paese.

Li abbiamo cacciati già una volta e lo faremo sempre. 

W il 25 Aprile.

W la Resistenza.

giovedì 13 aprile 2023 9 vostri commenti

Il capitalismo non ascolta

Cosa c'è rimasto di umano nei nostri posti di lavoro? La frenesia, i problemi di bilancio, l'avidità, l'individualismo e il classismo occupano le stanze e i reparti indirizzando le relazioni tra le persone. 

Viviamo realtà davvero difficili, non parlo solo della Sanità, settore dove lavoro, ma della maggior parte dei posti. Mi capita spesso, facendo anche il sindacalista, di ascoltare storie di lavoratori stanchi, in preda al burnout, impauriti, legati alla propria professione ma frenati dai continui richiami solo alla produttività, direzione che può portare solo alla scarsa attenzione verso le persone. 

E' un treno impazzito che si sta dirigendo contro un muro alla massima velocità. Spesso ci si sente inermi, accerchiati da chi ha perso, o nn ha mai avuto, l'uso dell'ascolto. Chi da per scontata la presenza delle persone, a prescindere, senza mai un riconoscimento non solo monetizzato ma umano. 

Dicono che mancano i soldi. Però gli stipendi dei dirigenti non si toccano mai. Una crisi pagata, come sempre,  solo da chi sta in fondo alla scala. 

Conosco persone a rischio stipendio che per il bene della propria utenza vanno avanti, convinti di ciò che stanno facendo, del bene che può portare una professione. 

I piani alti però, gli stessi che ci hanno raccontato che le ideologie sono morte, che le classi non esistono, non sanno fare altro che tagliare, licenziare, togliere servizi utili alla società ma poco redditizi. Le Istituzioni sono sorde, si voltano dall'altra parte.

Vi faccio solo un esempio. Sapete chi paga in ritardo i servizi di molte cooperative o enti? A volte non pagando nemmeno. I comuni e le Regioni. 

Una vergogna istituzionalizzata. 

lunedì 27 marzo 2023 9 vostri commenti

Ritratto

 


Ho sempre amato guardare mia figlia disegnare. Per ovvie ragioni non possiamo tenere tutti i disegni fatti ma molti li abbiamo ancora.
Durante il lockdown abbiamo trasformato la porta di casa in una vera e propria mostra. Dalle piccole regole per non cadere nella pigrizia a veri e propri "capolavori".
Una cosa ho capito, non bisogna mai chiedere di fare un disegno ma lasciare che la voglia spinga l'estro.

“Papà ti ho fatto il ritratto!”
A breve vi darò dettagli per ultima cena.


mercoledì 22 marzo 2023 18 vostri commenti

Passi

Luciano, un grande amico indimenticabile, mi aveva aperto gli occhi sull’importanza del camminare. Alzare lo sguardo per osservare intorno, vedere ciò che sta sopra al nostro naso, come una volta ci disse Danilo in un laboratorio di Stranitá. 

Oggi ho fatto un bel po’ di strada a piedi, mentre i passi avanzavano pensavo alla fretta di ogni giorno che porta a tralasciare anche i piccoli gesti quotidiani  di bellezza, quelli che Anna ci ha insegnato a ricercare.

Ecco allora i semafori che lasciano spazio ad una mamma che insegna a camminare alla figlia, un nonno felice che porta sulle spalle la nipotina e la gentilezza di chiedersi scusa.

È tempo anche di elenchi di bellezza.

Facciamoli.

domenica 19 marzo 2023 15 vostri commenti

Padre e figlio

È difficile essere padre così come è difficile essere figlio. 

Non ci sono manuali di istruzioni, consigli da seguire, tecniche e strategie.

Ci sono scelte quotidiane, porte scorrevoli, domande e tanti dubbi, attimi meravigliosi, momenti di difficoltà.

Periodi in cui ti chiedi se c’è la farai ad essere un buon padre, presente, pronto all’ascolto, in continua analisi del tempo. Controllando quei centimetri d’altezza che salgono e quelle frasi come quella di stasera che ricordano lo scorrere del tempo.

“Papà siediti vicino al letto per raccontarmi la favola”.

E poi giorni in cui ti domandi se stai facendo abbastanza per tuo papà, lui che ha dedicato l’intera vita per far stare bene tutti noi. Lui così difficile da aiutare, uomo di una volta con in dosso, anche se non si vede, una tuta blu. Ora così affaticato per ciò che la vita ha destinato alla mamma.

La mia fortuna è quella di aver davanti un cammino tracciato da un uomo che mi ha insegnato quanto sia importante esserci per gli altri.

Per non sentirsi soli. 

Figlio e Padre.

mercoledì 15 marzo 2023 4 vostri commenti

Quando casa loro non c’è

“Noi sappiamo che siamo diverse dalle altre atlete. Ma non vogliamo dimostrarlo. Facciamo del nostro meglio per sembrare come loro. Sappiamo di essere ben lontane da quelle che gareggiano qui, lo capiamo benissimo. Ma più di ogni altra cosa vorremmo dimostrare la nostra dignità e quella del nostro paese.”

Samia Yusuf Omar, velocista somala presente ai giochi olimpici del 2008, annegata il 2 aprile 2012 nel mediterraneo mentre cercava di attraversarlo su un’imbarcazione diretta a Lampedusa.

lunedì 13 marzo 2023 10 vostri commenti

Un karaoke perenne

Non dobbiamo meravigliarci del duetto al Karaoke di Salvini e Meloni.

Sono quella roba lì da sempre.

Gente che gioca con la vita delle persone.

Che usa la paura per arrivare al potere lasciando dietro una scia di morte.

Che canta una canzone di De André senza capire che quelle parole non fanno per loro.

Ciò che spaventa è il contorno, chi li vota e continua a farlo, chi si volta da anni dall’altra parte, chi è fascista e razzista, chi ha già dimenticato Cutro al caldo con la sua televisione a 52 pollici. 

Chi ogni giorno affoga Marinella.

venerdì 3 marzo 2023 5 vostri commenti

Persi

Ricordare.
Dal latino Recordari. Da cor cordis, cuore.
Perché il cuore era ritenuto la sede della memoria.
Ecco.
Lo abbiamo smarrito.
venerdì 24 febbraio 2023 11 vostri commenti

Sostiene chi sostiene

Eo, sinjuri, s'eo fabello, 

lo bostru audire compello:

de questa bita interpello 

e ddell'altra bene spello.

Poi ke 'nn altu me 'ncastello, 

ad altri bia renubello 

e-mmebe cendo [e] flagello.

Et arde la candela, sebe libera, 

et altri mustra bia dellibera.


Uno dei primi componimenti in volgare del ‘200. Un Ritmo in cui si parla della strada mostrata agli altri, di chi si prodiga, o se vogliamo chi aiuta e sostiene nel momento del bisogno. 

Così come la candela mostra la strada libera e nel frattempo si consuma.

Chi fa luce però ha bisogno di un’altra candela.

martedì 14 febbraio 2023 12 vostri commenti

Dritti contro un muro



Servirebbe una rivoluzione, che parta dall’ascolto. Dalla persona.
Ma stiamo assistendo da tempo a ben altro.
Come disse Rosa Luxemburg


“A volte mi è più prossimo il cinguettio delle cinciallegre che una riunione di partito”.


Ecco.
martedì 7 febbraio 2023 11 vostri commenti

Giorno dopo giorno

Le malattie degenerative si muovono nell’ombra, quasi in punta di piedi, senza farsi annunciare.

Il giorno prima una cosa funzionava, quello dopo un po’ meno.

Si è spesso inermi testimoni con il desiderio di fare qualcosa.

Diventa quindi una vita di elenchi.

Quello delle cose fatte e da fare. Quello delle speranze impossibili. Quello delle visite spesso piene di paroloni, a volte numeri in una stanza d’ospedale, altre invece incontri con splendidi operatori.

L’elenco delle medicine da prendere e da evitare.

Quello ristretto delle persone su cui puoi contare.

Quello lungo delle persone sparite, delle telefonate che non arrivano più e del silenzio. Forse perché non vedendola la malattia fa meno male.

Poi il ricordo di ciò che era, come la voce di mia mamma, che a tratti ora non c’è più e che fatico a ricordare. Quel suo sguardo come a voler dire basta. Quelle dita lente che si muovono su un comunicatore così freddo per delle relazioni che ancora vogliono esistere.

Anche le risate per un buffo modo di parlare tutto nostro. 

È così.

Si vive al minuto, felici di esserci, cercando di fermare il pensiero pericoloso dell’ andare avanti nel tempo.

Rabbia e dolore cercano di prendere spazio, a volte riuscendoci, altre invece respinti da sorrisi resistenti. Con la consapevolezza di soffrire ora ma di poter dire, poi, che il possibile è stato fatto. 

venerdì 27 gennaio 2023 12 vostri commenti

Io ricordo

Quel che resta della memoria ci dona uno spiraglio di speranza. Il periodo che stiamo vivendo sembra averci riportato indietro di anni. 

Mi domando spesso quanti realmente si rendano conto delle atrocità commesse nei lager, quanti poi dimenticarono pochi istanti dopo facendo affari coi carcerieri, riabilitando nazisti e fascisti nei posti di comando.

Cosa possiamo fare? Ricordare, raccontare per non disperdere la memoria. Perché presto non ci saranno più testimoni e rimarranno gli sciacalli, i trasformisti, quelli coi busti del duce in casa che ora giocano con la Storia. 

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