martedì 29 giugno 2021 23 vostri commenti

Azzurro

Quanto pesano le parole? Quanto valore diamo loro nel momento in cui vengono dette?

Mia madre è malata. Da quatto anni purtroppo ha una di quelle malattie che si faticano anche a pronunciare. Quelle che sembrano così distanti quando non toccano da vicino. 

Parkinson, questa è stata la diagnosi, ma siccome non ci facciamo mancare nulla e siamo particolare non bastava il la versione classica della malattia, ci siamo buttati su qualcosa di diverso. Parkinson atipico. 

Che fare? Le medicine purtroppo in questo caso possono fare poco, anzi pochissimo, l'unica arma a disposizione è la riabilitazione, tanta e quotidiana. In questo caso dovremmo ritenerci "fortunati" perché essendo "atipici" abbiamo avuto la possibilità di essere seguiti dall'Aism, già perché se invece uno ha "solamente" il Parknson, beh in quel caso si deve arrangiare. Riabilitazione ogni tanto, cioè dopo mesi, e poi a pagamento. Se uno può.

Ma dicevo le parole, già. Dico così perché ieri una persona, sicuramente senza pensarci, mi ha detto una frase che mi ha lasciato di sasso. "Tua madre è sempre peggio... era una donna così carina". Mentre ascoltavo confesso di aver lasciato la conversazione per qualche minuto, alla ricerca di una ragione di parole come queste. 

Si è vero le cose cambiano, sono cambiate, ci sono sguardi che difficilmente torneranno e sorrisi un po' più difficili e il futuro chi lo sa. Ma mia madre è sempre lei, sempre quella, sempre bella. Spesso guardandola negli occhi rivedo lo stesso azzurro di tanti anni fa, con fatica certo è necessario dirlo, quel colore che più di una volta mi ha aiutato a risollevarmi, a guardare avanti. 

Ora tocca a me darle un po' di azzurro. 

mercoledì 23 giugno 2021 7 vostri commenti

Questa volta ce l'ha fatta

Il piccolo Nicola è stato ritrovato. Mentre guardavo le immagini del carabiniere che lo teneva stretto in braccio e sentivo le parole del bimbo chiamare la mamma mi è subito tornata in mente la triste vicenda di Vermicino. 

Proprio ieri sera ho visto, ma ho faticato davvero tanto, le prime due puntate della ricostruzione cinematografica di quei giorni. Alfredino oggi avrebbe la mia età e al momento della tragedia aveva quella di Greta. Non riesco nemmeno ad immaginare il dolore dei genitori distanti 40 metri in profondità dal proprio bambino e non poterlo aiutare. 

Non ricordo molto di quella sera, ma ho in mente alcune immagini dei miei genitori incollati alla televisione. Uno spartiacque per un paese che da lì in poi sarebbe entrato nell'era della televisione, della diretta, dell'evento mediatico. 

Dalle due puntate che ho visto ieri, ma lo sapevo già avendo letto in questi anni testimonianze varie, viene fuori una mancanza di preparazione da parte dei soccorsi, tentativi improvvisati,  una tavoletta buttata in un pozzo che ha contribuito a complicare gli interventi e poi tanta gente, troppa, attorno a quel maledetto pozzo. 

Oggi finalmente una bella notizia, una mamma che riabbraccia il suo bambino. Così come ho fatto ieri sera quando Greta ha chiamato dalla sua cameretta, l'ho stretta, l'ho abbracciata e le ho detto ti voglio bene. 

Ancora di più. 

giovedì 17 giugno 2021 24 vostri commenti

Discesa

Davvero era necessario pubblicare il video della tragedia del Mottarone? 

Il solo pensiero degli ultimi attimi di vita di quelle persone, quei bambini, mi gela il sangue. Non credo basti  puntare il dito contro la stampa, ma casomai contro una società che pare non darsi più limiti. Un diritto di cronaca che ormai assomiglia più alla spettacolarizzazione del dolore, cittadini che sono sempre più pubblico di reality, affamati di colpi di scena di cattivo gusto. Una quotidianità che si confonde con la fiction, una serie tv interminabile, democrazia a colpi di streaming e televoto. 

Tutto ciò mi fa orrore, mi spaventa per il futuro nostro e soprattutto dei nostri figli. Una discesa che sembra non avere mai fine. 

martedì 15 giugno 2021 19 vostri commenti

In seconda

Avanzato, intermedio, base, in via di prima acquisizione. No tranquilli non è una nuova filastrocca tipo dire, fare, baciare, lettera o testamento. Sono i giudizi della scuola elementare. 

Già perché siamo arrivati alla prima pagellina, scuola finita e il prossimo anno si va in seconda. Fortunatamente è stato un anno sempre in presenza, credo sia davvero doveroso ringraziare tutti gli insegnanti che hanno portato a termine un anno così difficile. Chi si è reinventato a distanza, chi invece ha continuato fisicamente insieme ai bambini e i ragazzi con tutte le difficoltà che purtroppo sappiamo. 

Però davvero, magari sono io che non capisco, o forse inizio ad essere vecchio. Ma quei quattro aggettivi non li comprendo. Sia chiaro a me interessa solamente che Greta abbia una valida istruzione, che imapri a relazionarsi bene con gli latri, a stare in gruppo, mettersi all'ascolto. Non bado al giudizio finale, puntualizzando sul significato. Ma vorrei capire le ragioni del passaggio a questi termini lasciando le votazioni. 

Qualcuno potrebbe dire per evitare che i bambini siano messi di fronte a voti che possono turbare. Non so, francamente mi pare che la maggior parte di noi sia venuta su con giudizi differenti senza avere in prenotazione poi una serie di sedute dall'analista. 

Forse stiamo esagerando?

giovedì 10 giugno 2021 8 vostri commenti

Compagni

 Ieri ultimo giorno di scuola, prima elementare.

“Allora Greta... la cosa più bella di quest’anno?”
“Quando ho conosciuto i miei compagni”.
“E quella un po’ meno bella?”
“Quando litigano i miei compagni..”
Ecco, per me basta così.
lunedì 7 giugno 2021 7 vostri commenti

Prendersi cura

Forse abbiamo perso di vista il vero senso della parole cura.  Interessamento attento, attenzione, riguardo, comprensione, ascolto. Parole che passano in fretta davanti a noi. 

Cura non va d'accordo con fretta, necessita di tempo, pazienza, volontà di essere in quel momento con la persona che abbiamo davanti. 

Invece spesso i  compagni di viaggio sono la frenesia, la velocità, il fastidio e la superficialità. 

Quello che è successo al povero Michele Merlo dovrebbe far riflettere tutti, dovrebbe indurre lo Stato a fermarsi, mettere da parte la propaganda e aprire una messa in discussione di ciò che è diventato il nostro sistema sanitario. 

Un ragazzo che si presenta in ospedale con dei sintomi evidenti, viene mandato via e a quanto pare con qualcuno che si è anche permesso di dirgli che intasava il pronto soccorso. Leucemia fulminante. Inaccettabile, impossibile da pensare il dolore dei propri cari. Un vita spezzata in pochi attimi. 

Prendersi cura vuol dire rendersi conto di avere una persona davanti e non un numero. Una persona che conosco di 94 anni rimasta al pronto soccorso per 12 ore in attesa di un ortopedico fantasma, senza cibo e senza acqua. 

Quanti casi come questi dobbiamo ancora vedere? Quante persone devono rimanere invisibili?

Abbiamo presidenti di Regione che si beano dei loro successi, mentre con l'altra mano tagliano i fondi agli ospedali, fanno legislazioni che permettono di avere in turno meno persone in reparti che spesso sono affollati. 

Persone, non numeri. 

martedì 1 giugno 2021 6 vostri commenti

Che uscite

Vedere Brusca uscire di prigione fa male, fa davvero male. Credo però che le parole migliori le abbia dette la sorella di Giovanni Falcone, Maria Falcone. 

"Umanamente è una notizia che mi addolora, però questa è la legge, che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata".

Difficile aggiungere altro, si cadrebbe forse in banalità o peggio come qualche politico dedito alla propaganda sta facendo, dicendo che l'Italia non merita questa giustizia. Verrebbe da domandare a questi fenomeni delle percentuali del consenso di cosa si sono occupati in questi anni con il susseguirsi dei vari governi. Ma sarebbe chiedere troppo a personaggi del genere, non sono in grado di analizzare in maniera razionale le questioni. Seguono la logica del "quello che la gente si vuole sentire dire". 

Sembriamo finiti nel baratro. 

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