martedì 24 settembre 2024 5 vostri commenti

Soli ma in diretta

Viene da chiedersi se ci sarà mai un limite da non oltrepassare in questa società. Tutto ormai fa spettacolo, come se esistesse solamente se trasmesso, postato o ripreso. 

Assistere ad una confessione in diretta di un omicidio come quello in provincia di Modena, mandata in onda come una delle tante ricette dei cuochi di turno. Il giornalista che continua a fare domande senza senso, davanti ad un uomo in evidente stato confusionale.

Mi spaventa sempre di più il vuoto delle emozioni che si coglie. Mi spaventa il vuoto che troppe famiglie devono affrontare, sole davanti a delle malattie devastanti. Fantasmi nelle nostre città che vagano con lo sguardo fisso e il pensiero occupato solamente da una cosa. Donne e uomini abbandonati dalle istituzioni, soli con la malattia. 

E' una società malata che non vuole occuparsi dei malati, non li vuole neanche vedere. 

Li vuole dimenticare. 

giovedì 5 settembre 2024 5 vostri commenti

Tutte le volte che parlavamo

La penna che traccia linee sul foglio bianco può essere utile.
A volte porta con sé nostalgia e ricordi, altre invece ci strappa un sorriso o sottolinea l'importanza delle persone che avevamo vicino.
 
Scrivevo così nel 2009....

"Eh si! Serata bamboccione. Divano, televisione, ho appena finito di mangiare un piatto di infinita polenta al ragù con supporto di spezzatino con patate, della serie sta notte mi addormenterò all'alba. Il tutto fatto dalla mitica mamma. Inoltre, giustamente, povera donna si è rotta di vedere il mio sorriso rovesciato e quindi logicamente è partita la ramanzina...non hai più il carattere di prima...non sorridi più...se continui così ti rovina la vita...ed io mentre mi parlava sapete a cosa pensavo. Pensavo...mia madre è una donna fantastica, non si intromette mai anche in questo periodo di "florida felicità" lascia che prenda la mia strada. Stasera però non poteva, credo proprio che da madre non sia facile vedere il proprio figlio che entra in casa col muso che pulisce per terra, no non deve essere davvero facile. Mentre parlava in me dicevo...magari ha proprio ragione, magari devo lasciare il passato alle spalle, magari devo prendere la mia vita e guidarla. Non so, tutto le volte che parlo con mia madre riesce sempre a farmi vedere una strada attraverso la quale riprendermi. Niente da fare è proprio una donna fantastica e così anche mio padre, che è appena passato vicino a me accendendosi la seconda sigaretta nell'arco di dieci minuti...penso abbia sentito il discorso e il nervosismo ora fa da padrone. Due persone splendide che stanno insieme da una vita...sembra così semplice stare insieme...forse noi non siamo più capaci, forse pensiamo troppo e viviamo poco."

Tutte le volte che parlavamo...
domenica 25 agosto 2024 11 vostri commenti

Aspettiamo la cicatrice ma non dimentichiamo

La mamma ci ha lasciati. 

Dieci giorni fa mentre andavamo in montagna si è sentita male e non si è più ripresa.

Desiderava tanto questa vacanza, adorava venire in ferie con noi anche se pensava sempre di disturbare. Amava stare con sua nipote. Amava la vita.

Ho sentito le parole d’amore più dolci mai pronunciate, mentre mio padre la accarezzava ormai priva di sensi.

Ho passato giorni a vedere mio papà alla ricerca di buone notizie dopo il mio colloquio coi medici. La sua faccia che diventava solare al minimo accenno di ripresa.

Poi il vuoto.

La sera che sei andata via anche il cielo si è intimidito di fronte all’azzurro dei tuoi occhi mamma.

Ora sono stanco e pieno di dolore, non so se riuscirò a sopportarlo, con la consapevolezza di avere avuto una madre meravigliosa. 

Come mi ha detto Greta “papà ora aspettiamo la cicatrice ma non dimentichiamo”.

Come lei nessuno mai.

giovedì 18 luglio 2024 11 vostri commenti

Stretti a sorreggerci

Scorrendo la lancetta del tempo indietro rivedo gli attimi passati insieme.
Quel lungo vicoletto mano nella mano mentre mi accompagni a scuola, c’era sempre vento ma con te tutto era tranquillo.
I viaggi in autobus per andare a calcio, io in campo e te ai bordi con qualunque clima.
La domenica mattina passata a fare la pasta fresca e l’emozione nel girare la manovella della macchinetta.
Quelle volte che ti facevamo arrabbiare, i nostri discorsi più o meno su tutto, i tuoi messaggi mentre ero in corteo “dove sei? Tutto bene?”.
Le tue mani alla ricerca di un libro nella mia libreria.
Il tuo amato mare.
Gli abbracci stretti.
Piccole cose che adesso sembrano così impossibili, ora che anche una semplice parola passa attraverso una lettera premuta a stento, ora che non hai più voce. Parlano i tuoi occhi, sempre lì, col colore dell’acqua.
In fondo è un po’ come essere ancora in quel vicoletto, col vento che soffia facendoci sbandare, le mani che si cercano, trovandosi.
Auguri Mamma
martedì 16 luglio 2024 3 vostri commenti

Sotto al tappeto

Camminare per la città è come guardare un quadro in evoluzione. Un pannello che scorre con interpreti che si danno il cambio. 
Mi piace girovagare, a volte anche senza meta precisa, a piedi oppure anche in scooter. Centro, periferia, quartieri residenziali, porto e vicoli. 
Ultimamente noto una cosa, sta aumentando il disagio sociale. A Genova mi pare di poter dire che  le persone che fanno abuso di alcol sono sempre più nuemerose, in maniera trasversale. 
Li vedi in giro barcollare da una parte all'altra del marciapiede, non chiedono niente spesso, a volte invece capita di assistere a scene di rabbia tra di loro. 
Dovremmo farci domande su chi viene abbandonato, su chi si ritrova solamente in compagnia di una bottiglia o un cartone di Tavernello. 
Dietro c'è sempre una storia. 
Nelle nostre città spesso nel caos c'è molta solitudine, messa da parte, invisibile. 
Quelli che non si devono vedere stanno lì messi sotto al tappeto. 
lunedì 8 luglio 2024 2 vostri commenti

Là dove si respira


«Chiaro che siamo in guerra,

ed è una guerra di accerchiamento,

ognuno di noi assedia l’altro ed è assediato,

vogliamo abbattere le mura dell’altro

e mantenere le nostre.

L’amore verrà quando non ci saranno più barriere.

L’amore è la fine dell’assedio.» 
Josè Saramago


Esistono posti, luoghi e momenti che servono a riprendere respiro. Una sosta dopo una salita che sembra non finire mai.
Non si incontrano sempre, a volte sono inaspettati, altre volte compaiono dietro ad una curva che si prende lenta per qualche strano motivo. 
Arriva il giorno in cui si devono lasciare e un po' di noi rimane lì, in mezzo a quei colori, a quei profumi e a quei sorrisi.
Viene da chiedersi se la vita che si sta facendo sia giusta, frenesia, traffico, palazzi, agende, appuntamenti e rumori. Impossibile trovare una risposta, quantomeno nell'immediato. 
Si vive la quotidianità delle scelte e degli eventi che ci hanno portato dove siamo. 
Nelle Marche ho ritrovato un po' di respiro ed ora me lo tengo stretto, anche se attraverso una fotografia, per gli affanni che verranno.  
Sapendo dove andarlo a cercare nel momento del bisogno. Come da piccolo cercavo la luce e l'aria quando stavo sottacqua. 
Lontano dall'apnea. 

venerdì 21 giugno 2024 3 vostri commenti

Il calcio non è un paese per giovani

Il tifoso italiano si accorge dell’importanza dei vivai, del valore degli allenamenti e degli allenatori nei settori giovanili solamente quando la Nazionale fa brutte figure.
Poi se all’inizio del campionato presenti un 2007 in prima squadra al primo errore fischia anche quello dal bar.
Nei settori giovanili per molti è importante arrivare primi a tutti i costi invece di insegnare calcio.
E questo vale per tutte le categorie non solo in serie A.
mercoledì 19 giugno 2024 4 vostri commenti

Assassinio su lavoro

Satnam Singh, 31 anni, lavoratore. E' morto.
Dopo essere stato buttato davanti a casa, con un braccio amputato da un macchinario.   

Assassinato dalla bestialità umana.
Da uno stato che fa finta di niente.
Dai cittadini che non hanno tempo per queste cose e si voltano da altre parti.
Da chi usa parole per confondere le idee.
Assassinato dal profitto e dall'avidità scritte nella pietra ormai sui pavimenti delle nostre case.
Si è vero è un mondo al contrario, perché la gente dovrebbe avere il diritto di avere un lavoro normale, sicuro e ben pagato.
Perché chi esce di casa alla mattina per andare al lavoro deve poter tornare a casa.
martedì 11 giugno 2024 6 vostri commenti

Invisibili

 Esistono "pazienti invisibili". Espressione della domanda "chi cura chi cura?". Senza risposta spesso. 

Donne e uomini che si occupano di chi sta male, che ogni giorno passano gran parte della loro giornata al telefono per spiegare la stessa cosa all'ennesimo medico. Per loro è stata inventata una parola, caregiver, ma non una cura. Incollati ad uno schermo per cercare di incastrare impegni, fissando un'agenda che assomiglia sempre di più ad un cassetto stracolmo che non si chiude. 

Che rispondono sempre alla stessa domanda.

Che si riattivano appena trovano qualcuno pronto ad ascoltarli.

Entrati in un loop che li porta a dire che solo loro possono fare determinate cose.  

A volte ripetono a sé stessi sottovoce che non ce la fanno più, come stretti in un vicolo chiuso, quasi sul punto di mollare. Ma non mollano quasi mai. Una sorta di omino della Duracell che continua a camminare anche se davanti si trova un muro spesso. 

Invisibili ai molti, allo Stato, alle Istituzioni e anche a chi prima era vicino a loro ma poi il vento della malattia ha spinto più distante. 

In balie delle onde, col mare forza sei.

lunedì 10 giugno 2024 5 vostri commenti

Per gli altri

 


Al generale ho sempre preferito un sorriso. 

Può bastare? No sicuramente. Il nero che abbiamo attorno è sempre più scuro, ma non lo scopriamo adesso e non può essere un voto a farcelo capire. Si vede dalla quotidianità, dall'individuo che prevale sulla collettività, dal menefreghismo, dalla guerra tra poveri che c'è in atto in ogni angolo del mondo. 

Arrendersi? Mai. Dovremo stringerci sempre di più per non sentirci soli e tendere una mano a chi resta indietro. Sono sempre di più. 

Iniziamo col finirla di domandare a qualcuno di fare per noi. 

E facciamo noi, per gli altri. 

lunedì 3 giugno 2024 12 vostri commenti

La solitudine dell'educazione

Quanti soggetti educativi incontrano i ragazzi durante il loro percorso? Tanti e troppi purtroppo sbagliano. 

Faccio l'istruttore di calcio da molti anni ormai, mi ricordo ogni volto allenato, le difficoltà e la meraviglia di trasmettere la passione a qualcuno. Devo però registrare che è sempre più difficile fare questo "mestiere". Troppi colleghi che pensano che il reale motivo dello stare in campo sia la vittoria di una coppa o un trofeo, dimenticando che lo sport è passione, rispetto dell'avversario, del compagno e sano agonismo.

Ultimamente mi è capitato di assistere ad una partita in cui il clima è diventato sempre più teso. Non una parola dalla panchina di chi avrebbe potuto indirizzare il comportamento dei ragazzi. 

Credo che anche questo faccia parte di un intervento culturale che potrebbe aiutare il paese, che potrebbe distogliere molti ragazzi dal disagio che vivono. Sembra però davvero una battaglia contro i mulini a vento. In questo negli anni, lo ammetto, mi sono sentito sempre più isolato. 

Per questo motivo sto valutando se continuare o meno, prendere una pausa per riflettere, perché dopo 25 anni circa di panchine il peso sta diventando sempre maggiore. 

martedì 28 maggio 2024 12 vostri commenti

A testa alta

Camminare con la testa rivolta verso l'alto. Osservare ciò che ci circonda. Troppo spesso invece procediamo verso la nostra meta a testa bassa, guardandoci i piedi. Addirittura, a volte, senza pensare mettendo un piede dietro l'altro in maniera meccanica. La fretta, cattiva compagna. 

Capita così di perdersi la bellezza artistica dei nostri palazzi. I magnifici colori dei panni stesi oppure quelli dei poggioli che cercano di donare un po' di verde al grigiore delle nostre strade. 

Una cosa però fatico a comprendere. Perché col passare del tempo abbiamo perso il piacere di creare il "bello". Perché l'architettura, specialmente, nelle periferie dimentica che la vita quotidiana ha anche bisogno del piacere di una bellezza da vedere. 

Pensate alle scuole ad esempio, dove i nostri ragazzi passano la maggior parte del loro tempo. A Genova si contano sulle dita di una mano, forse, le scuole belle e accoglienti. 

Piccoli passi verso una bellezza quotidiana. 

lunedì 27 maggio 2024 10 vostri commenti

Il respiro della scrittura

Svegliarsi con un pensiero pesante sulle spalle, ultimamente mi capita spesso. 
Non è facile riuscire a distaccarsi, mettere il respiro tra un problema e l'altro, ma è cosa saggia. Almeno provarci. 
Alcune piccole cose possono aiutare in questo. Una, ad esempio, è scrivere. Cosa che peraltro non ho mai smesso di fare, ma più con la penna, o su qualche social. 
Però questo spazio è stato il mio primo ritorno alla luce tanto tempo fa dopo un momento buio. Per questo motivo sarò sempre grato a queste pagine dove ho avuto il piacere di incontrare tante persone, condividere idee e scontrarmi anche. 
Allora tornando indietro forse quel peso di questa mattina era anche colmo di un abbandono. Voglio tornare ad essere più presente su queste pagine. Per ciò che sono state e che possono ancora essere, senza forzature, sia chiaro. Perché la penna, o le dita in questo caso, devono procedere da sole, senza una spinta. 
Quella serve a noi, a me, per stare a galla, emergere e riemergere, respirare e sospirare. 
Con lo sguardo rivolto al futuro.
E al noi. 
mercoledì 6 marzo 2024 11 vostri commenti

Delle parole e dell’amore

Si combatte contro questo libro. In balia dell’amore, che traspare in ogni parola, tra ogni riga, e del dolore di una malattia degenerativa.

“Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il mio riempie.”

Si ricevono carezze da questo libro, parole come doni quotidiani, colonne che sorreggono il peso dell’altro e ascolto. 

“Ti eri unita, dicevi, con qualcuno che non poteva vivere senza scrivere e tu sapevi che colui che vuol essere scrittore ha bisogno di potersi isolare, di prendere appunti in ogni ora del giorno o della notte; che il suo lavoro sul linguaggio prosegue molto dopo aver posato la penna, e che può impossessarsi totalmente di lui all'improvviso, nel bel mezzo di un pasto o di una conversazione. “

Tanto ascolto.

lunedì 26 febbraio 2024 8 vostri commenti

Crepe d’attesa

Sono un frequentatore assiduo di sale d’attesa ultimamente, l’età che avanza dei miei porta anche a questo.

Mi tornano in mente le attese di quando ero piccolo e accompagnavo mamma dal medico, il tavolone in mezzo alla sala con le solite riviste, quella frase ormai consuetudine “l’ultimo chi è”. Poi l’attesa, diversa da oggi. Adesso spesso non si vedono le facce perché chine sugli schermi luminosi. I silenzi di imbarazzo a volte sembrano non sentire tempo e assomigliano a quelli di una volta, che ti permettevano di sapere vita morte e miracoli di chi era in stanza dal medico prima di te. Altro che privacy. 

Rimane il fatto che ancora diamo poco peso all’ambiente che dovrebbe accogliere, che dovrebbe rassicurare chi sta aspettando per un intervento o chi come parente é in attesa dell’uscita. 

Si fissano porte che non si aprono mai, non ci sono parole magiche. Ma rumori sinistri di ventole in azione. 

Spesso le sale d’attesa sono angoli brutti, usate come ripostiglio temporaneo, senza foto o immagini e con colori che ricordano il viso dell’indigestione.

Lì dove dovrebbe iniziare la cura spesso si è invisibili e anche una crepa può fare compagnia.

lunedì 22 gennaio 2024 7 vostri commenti

Una rivoluzione per la cura

76 anni, paziente oncologica, 30 ore su una barella del Pronto Soccorso di Genova. 

Questo è lo stato della Sanità Ligure, una vergogna che si ripete ogni giorno. Una quotidianità a cui ormai la popolazione sembra essere abituata, come se non le riguardasse direttamente se non nel momento in cui un parente, un amico o direttamente si finisce in una corsia. 

E' una sconfitta di tutti, il culmine di un atteggiamento di disinteresse di una società che ha deciso di porre l'attenzione su altro. La cura degli altri non ci interessa. La nostra cura interessa solamente quando succede un problema. 

Non è una società quella che decide di far morire le persone, perché è di questo che stiamo parlando. Stiamo privatizzando tutto, neanche tanto silenziosamente, e ci stiamo privando di un bene prezioso, la sanità pubblica. 

Difficile trovare una soluzione, il senso di frustrazione è sempre più alto. Quando un sistema va in tilt, non funziona, l'unica soluzione sarebbe una vera e propria rivoluzione. 

Ma dietro c'è il nulla. 

giovedì 11 gennaio 2024 6 vostri commenti

Non se ne sono mai andati

Questo è un paese profondamente fascista da sempre. Un minuto dopo la Liberazione molti ex fascisti erano già a ricoprire cariche pubbliche importanti. Un Movimento Sociale che si richiamava al ventennio e che per anni è stato in Parlamento, i suoi eredi sappiamo bene dove stanno. 

Raduni fascisti ne abbiamo visti ovunque, ne ricordo più di uno qui a Genova, sempre autorizzati, anche quando al governo c'erano quelli che "dicono" di essere di sinistra. 

E' una vergogna di Stato continua, non una novità. 

Qui però si va oltre e prendono il nome di chi urla W L'Italia Antifascista. 

A volte tornano, anzi non se ne sono mai andati.

lunedì 8 gennaio 2024 4 vostri commenti

Sguardi, persi.

In un ristorante entrano padre e figlio. 

Scelgono un tavolo, in silenzio. 

Si siedono. 

Ordinano, forse.

In silenzio.

Poi, il nulla. 

Non una parola. 

Il volto del padre rivolto verso il bancone del bar, quasi assente, annoiato.

Gli occhi del bambino puntati verso un piccolo schermo, on line.

Tutto in linea, coi tempi.

Così il padre lo segue, anche i suoi occhi sul suo piccolo schermo. 

In rete, ma scollegati. 

Cosa stiamo facendo?!?

lunedì 1 gennaio 2024 6 vostri commenti

Non sarà un buon anno

E’ stato un anno difficile e so che quelli che verranno probabilmente lo saranno ancora di più. 

Ho perso persone importanti nel mio cammino, meravigliose, indimenticabili. Porto con me ogni giorno il ricordo di Anna.

Inizio a non ricordarmi più la voce di mamma, il suo modo di camminare, il suo sorriso.

Mi manca la spensieratezza di papà e della nostra casa.

Ma so anche che non devo fermarmi nel lamento, perché altrove, davvero, il dolore è ancora maggiore.

Sto imparando a capire su chi potrò contare, non tanti ahimè, e a tenermi stretto il valore di chi ci sta vicino. Con la speranza di avere gli strumenti per prendere le decisioni giuste. 

Non posso augurare però buon anno. 

Perché so già che non lo sarà. Perché l’individualismo che ci accerchia e’ tanto, perché siamo sempre meno a lottare, perché il disagio sociale ormai lo si può vedere ad ogni angolo di strada. Perché la maggioranza ha deciso che non è importante lottare per una Sanità che funzioni. Perché ormai è più facile voltarsi dall’altra parte piuttosto che impegnarsi per qualcuno. Perché troppi genitori hanno deciso che il valore dell’educazione ormai è cosa di altri tempi. 

Quindi se potete abbracciate di più chi sta male, chiedetegli una volta ancora come sta, telefonate a chi ha una malattia che la condanna alla solitudine, non date per scontato dirsi “ti voglio bene”, credete nel valore rivoluzionario di un gesto di gentilezza. Riconoscete l’importanza del prendersi cura di qualcuno, del vederlo, ascoltarlo. Lottate per il diritto di esistere di coloro che non hanno voce. Esponetevi anche a rischio di perdere qualcosa di importante. Date spazio al silenzio vostro e alle parole dell’altro. Attendete senza fretta e quando è possibile annoiatevi. Togliete uno schermo anonimo dalle mani di vostro figlio e dategli una poesia da leggere, insieme. 

E poi state con chi vi dona attimi di respiro. Aria fresca da una finestra spalancata. Dove mostrare il cuore. 

Con gli occhi sognanti di un bambino. 

martedì 5 dicembre 2023 12 vostri commenti

Soldi di destra

Genova ha molte bellezze nascoste. Una è a cielo aperto, visitabile, ricca di monumenti ed opere d'arte. Colma di ricordo e silenzio, il Cimitero di Staglieno. 

Oltre a quelle dei propri cari si possono visitare diverse tombe di personaggi illustri come Mazzini, De André, il Pantheon. Oppure quelle di donne e uomini della strada che prima di passare a miglior vita decisero di lasciare un segno significativo del loro passaggio. 

C'è un campo in particolare che passo sempre a salutare, quello dei partigiani. Nomi di battaglia sulle lapidi e date che richiamano ad una gioventù lasciata andare per difendere la libertà.

Peccato che Staglieno stia letteralmente crollando, totalmente dimenticato dal Comune di Genova. Transenne, scalini che cadono a pezzi, tombe irraggiungibili da anni, acqua che cola, infiltrazioni, pericoli ad ogni angolo. 

Il silenzio del Comune fino a ieri, quando un ordine del giorno, o meglio, un capitolo di spesa da votare ha portato l'attenzione ad una cifra. Quasi 2 milioni di euro da spendere per la ristrutturazione del Sacrario dei caduti di Salò. Repubblichini, ovvero fascisti. 

A questo siamo arrivati. Normali cittadini che vedono i propri cari sprofondare, il degrado che avanza ovunque e il Comune di Genova trova i soldi, come per magia, per i fascisti. 

E' necessario una volta per tutte dire che quelle morti non possono essere messe sullo stesso piano, che quel sacrario non dovrebbe nemmeno esistere. 

2 milioni di euro che gridano alla vergogna, mentre il Comune non trova mai soldi per le periferie, per i marciapiedi, per i servizi educativi. Un insulto che continua.

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