"È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore.
Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte.
Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità."
Anna Frank
Ricordare.
Perché in questo momento da qualche parte si sta ripetendo...
Prima non aveva mai messo un cappello in testa, quel giorno di 35 anni fa però anche il cielo piangeva.
Migliaia di ombrelli aperti, impermeabili e teste ferme immobili in piazza De Ferrari per salutare un amico, un compagno che aveva deciso di denunciare le Brigate Rosse.
Lasciato troppo solo dalle istituzioni e da un partito che continuava a definire i terroristi "compagni che sbagliano".
Prima non aveva mai messo un cappello mio padre e anche quella volta partì da casa senza niente, ancora adesso lo fa, nonostante le mie prediche. Come se dopo aver sfidato i padroni per anni ora debba sfidare le intemperie del meteo. Lui, una tuta blu, assieme ai suoi compagni dell'Italsider per dare l'ultimo saluto a Guido Rossa.
Prima non aveva mai messo un cappello ma quel giorno ne comprò uno, una coppola che più volte ho provato a mettermi senza successo. Come se avesse fatto la sua esistenza, esaurita in quel giorno triste che dobbiamo ricordare sempre.
State ben attenti e soprattutto non lasciate le vostre case il 26 gennaio prossimo.
Qualcuno potrebbe obiettare che è domenica... ma lui è in grado di fare miracoli come questi.
Non perdete di vista la strada perché il postino potrebbe arrivare da un momento all'altro e magari potrebbe spuntare il vostro vicino e rubare la copia destinata a voi. Se avete un cane chiudetelo per un attimo in una stanza perché potrebbe far scappare chi ve la sta portando. Non sia mai.
Fate posto in libreria. Uno scaffale a parte illuminato da faretti in stile Louvre, per poterlo ammirare nei giorni bui, nelle giornate piovose, quando dalla lettura di quelle pagine potrete prendere la forza per andare avanti.
Tutto questo perché?
Perché da Arcore stanno per inviarvi il tomo II di "Una Storia Italiana", pubblicazione che ogni cittadino ha potuto leggere (io l'ho rispedita al mittente) vent'anni fa con la discesa in campo di Silvio.
Titolo diverso, la data scelta è quella dell'anniversario della sua entrata in politica (che corrisponde al definitivo declino di questo paese), "La Verità" per raccontare vent'anni di aggressione giudiziaria.
Occhio che potrebbe esserci la prefazione scritta da Renzi.
martedì 21 gennaio 2014
partito democratico,
renzi,
sinistra
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Che la sinistra via era smarrita
Mi domando seriamente se chi in questo momento si stupisce e urla contro le azioni e le proposte di Renzi si sia mai accorto che il sindaco di Firenze è così, lo è sempre stato e lo sarà.
Ci vogliamo stupire del fatto che vada a parlare con un condannato per evasione che ha drasticamente rovinato questo paese?
Vogliamo stupirci che faccia proposte che non sono di sinistra?
Urlare perché la maggioranza del partito democratico è d'accordo con la sua linea?
Bisogna mettersi l'anima in pace. Il partito democratico non è un partito di sinistra, trattasi del prolungamento della storia delle democrazia cristiana orfana del suo lato destro che sta ritrovando in questi giorni.
Quindi chi pensa di essere di sinistra ed è ancora all'interno di quel partito ne esca oppure rivaluti le proprie idee che probabilmente, anzi direi certamente, non sono di sinistra.
Stesso discorso vale per chi continua a votarlo per poi lamentarsi.
Credo che a molti, e non parlo solo dei politici, piaccia dire si essere di sinistra senza esserlo. Qualcuno potrebbe direi perché fa figo, io dico perché in questa maniera si prendono ancora i voti di chi gioca a fare il comunista mentre parcheggia il SUV nel box.
La Liguria, e non solo, sta crollando.
Lo dico con tanta rabbia guardando questa immagine della costa tra Nervi e Bogliasco che potrebbe essere presa come simbolo, assieme a quella del treno deragliato a Ventimiglia, di un degrado di questo paese.
Ciò che fa ancora più rabbia è sapere che passata la perturbazione e le polemiche si ritornerà come prima a pensare solo a costruire case in posizioni improponibili, grattacieli su colline o in riva al mare e parcheggi in qualunque posizione.
L'amara verità di questo paese è proprio il fatto che ci si accorga dei problemi solamente quando accadono tragedie oppure in campagna elettorale per poi accantonarli subito dopo.
Non è più una questione di Allerta 1 o 2 ma di un reale cambiamento di mentalità e di rispetto per la terra su cui abitiamo.
I nostri "vecchi" lo facevano noi li abbiamo dimenticati.
No panic!
I diari dello scooter esistono ancora.
Trattasi solamente di una ristrutturazione che dopo circa 5 anni di rete ci voleva.
In progress perché sto ancora decidendo se mi piace questo tipo di grafica o se dovrò passare notti in bianco su tale decisione (tranquilli dormirò sicuramente).
Nel frattempo procedo anche con la pulizia di alcuni link e pulsanti che ormai avevano fatto il loro tempo e che la mia pigrizia da blogger ha lasciato in stand by per troppo.
Quindi oggi Ernest in versione casalingo-blogger con tanto di pennello, martello, cacciavite smonta e rimonta il suo Diario con una mano mentre con l'altra dotata di straccio procede ad una pulizia generale, ma e pattine non le metto.
Pronto penna alla mano... ehm scusate... tastiera alla mano per andare avanti.
Che di argomenti, vien da dire purtroppo, ce ne sono.
I diari dello scooter esistono ancora.
Trattasi solamente di una ristrutturazione che dopo circa 5 anni di rete ci voleva.
In progress perché sto ancora decidendo se mi piace questo tipo di grafica o se dovrò passare notti in bianco su tale decisione (tranquilli dormirò sicuramente).
Nel frattempo procedo anche con la pulizia di alcuni link e pulsanti che ormai avevano fatto il loro tempo e che la mia pigrizia da blogger ha lasciato in stand by per troppo.
Quindi oggi Ernest in versione casalingo-blogger con tanto di pennello, martello, cacciavite smonta e rimonta il suo Diario con una mano mentre con l'altra dotata di straccio procede ad una pulizia generale, ma e pattine non le metto.
Pronto penna alla mano... ehm scusate... tastiera alla mano per andare avanti.
Che di argomenti, vien da dire purtroppo, ce ne sono.
Mi domandavo, forse perché sono alla soglia dei 40 (tra due anni dai!), se le cose che parecchi anni fa i nostri genitori ci dicevano valgono ancora.
Esempio pratico.
Ricordo come se fosse ieri che mia madre, quando ero in tenera età, mi diceva di salutare le persone più anziane di me. Mi tornano in mente anche le domande che mi ponevo... "Ma perché devo farlo se non lo conosco!?!"... però lo facevo... come tenere il portone aperto o la porta dell'ascensore.
Ora molte volte ci si incontra per la scala del proprio palazzo e il buongiorno rimane come inghiottito da qualche mistero. Le porte si chiudono in faccia. Vediamo i portoni serrarsi ad un centimetro dal nostro naso. Assistiamo all'accelerazione del nostro vicino di casa che non vuole prendere l'ascensore con noi. Ascoltiamo riposte del tipo..."Eh mi dispiace non ci stiamo, magari poi si ferma!".
Insomma ero piccolo e dovevo salutare i grandi, tenere porte, aspettare tutti e portare sacchetti della spesa di altri, ora sono grande (anche un po' di più) e devo salutare i piccoli, rischio facciate nei portoni chiusi, faccio tre piani di scale per non rincorrere gli altri e mi do il buongiorno da solo.
Deve essere successo decisamente qualcosa nel frattempo.
Rispetto ad alcuni anni fa si parla meno di mafia. Vengono pubblicati libri inchiesta, dedicate alcune trasmissioni e articoli di giornale.
Continuano a lavorare le associazioni sul territorio condannate a lottare anche contro la mancanza di fondi e l'abbandono dello stato, i magistrati indagano spesso scontrandosi contro muri di gomma e alcuni preti di periferia fanno il possibile ritrovandosi spesso abbandonati anche dalle stesse alte sfere.
Però sembra un argomento che l'opinione pubblica ha un po' dimenticato. Questo anche perché la mafia ha optato per una strategia di mosse nel silenzio, evitando di finire come una volta ogni giorno sul telegiornale, occupandosi in gran parte di economia, entrando nei grandi palazzi del potere e dei grandi professionisti, nelle banche e negli appalti.
Già gli appalti.
Così scopriamo che nei lavori di ristrutturazione degli Uffizi ci sono delle infiltrazioni del clan camorristico dei casalesi nei subappalti.
Il silenzio continua.
Una donna cammina per una strada di Atene.
Ha fretta, vorrebbe andare ancora più veloce ma non ce la fa. Ha paura di arrivare tardi, perché li dove deve andare il rischio è non trovare più niente. Per lei, ma soprattutto per la sua famiglia, sarebbe una tragedia.
Dove sta andando questa donna?
Corre per arrivare prima al banco delle offerte dei saldi?
Al negozio Apple per l'ultimo Iphone?
Cerca di accelerare, passo dopo passo. Il fiato incomincia a mancare, le gambe sembrano non rispondere più e diventano molle, non riescono più a sostenerla.
Poi il buio.
Qualcuno continua a parlare di numeri e di bilanci nel frattempo c'è chi deve fare i conti con la fame quotidiana.
E ci risiamo. Dopo tanto silenzio rispunta Marchionne.
Solito maglioncino e comportamento da padrone del paese. Questa volta usa parola rassicuranti, parla di possibilità per l'azienda e di valore che l'America sta dando alla Fiat.
Veramente per ora il valore lo ha dato il paese che per anni ha mantenuto la famiglia Agnelli e Company.
Ma certezze ce ne sono?
Niente come al solito. Solo un continuo sventolio di obiettivi raggiunti da un uomo strapagato che ha dato il via alla distruzione della contrattazione collettiva.
Solo la Fiom innalza gli scudi, mentre c'è chi è subito pronto ad inchinarsi e altri che parlano di grandi progetti sul lavoro usando termini come Act perché fa figo, nel frattempo quasi metà dei giovani non ha lavoro, i precari continuano ad aumentare, gli stipendi sono fermi e i prezzi salgono.
Le uniche certezze sono nelle tasche di quelli come Marchionne, conto in banca sempre più alto, utili e profitti.
Al resto non bisogna far caso.
Lo confesso il periodo delle feste mi è sempre piaciuto. Ricordo come se fosse ieri la tavola imbandita il giorno di natale. Gli aperitivi di mio padre che rischiavano di lasciare fermi ai box molti degli invitati ancora prima di iniziare il pranzo.
I ravioli di mia madre, ogni anno sempre di più, quest'anno ne ha fatti 600, con i due immancabili condimenti. Il tocco alla genovese e il ragù, giusto per rispettare le mie origini.
Alcune volte i primi erano due, per non parlare dei secondi. Quasi infiniti. La cima, l'arrosto, la salsa verde, le frittate, le torte e per finire, perché non si sa mai qualcuno poteva avere ancora fame, il fritto.
I dolci ve li risparmio.
Ciò che era importante però era il legame famigliare che si poteva sentire, la voglia di stare insieme, di condividere tutto, dalle cantate in genovese all'immancabile tombola che faceva addormentare qualcuno.
Ora non siamo più tanti come prima ma la tradizione continua, qualcuno ci ha lasciato, altri hanno dimenticato le cose che si facevano o forse sono stati inghiottiti dal progresso e della frenesia.
Se penso ad una tavolata di anni fa mi vengono in mente sorrisi, urli, rumore di forchette e cucchiai.
Se penso a quella del giorno d'oggi l'immagine è quella di un touchscreen toccato in continuazione, silenzi e capi chinati sulle tastiere, sedie vuote lasciate a pochi minuti dall'inizio del pranzo per andare a giocare alla playstation e condivisione intesa come risorsa di facebook.
Sta a noi decidere di andare più lenti.
Si può fare.
martedì 31 dicembre 2013
ernest
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Che il caso incominci a trattare bene voi e me e tutti gli altri
"Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?"
(Giacomo Leopardi, Dialogo di un Venditore d’almanacchi e di un Passeggere, in Operette morali)
Davvero una bella domanda direte voi, e lo dico anche io. La risposta non la sappiamo e non credo possa servire fermarsi a pensare. La vita la si deve vivere, cercando di gustare totalmente ciò che si prova in questo istante, provando a stare vicino il più possibile alle persone giuste, quelle con cui i momenti si condividono volentieri e che non dovrebbero finire mai.
Non dimenticare il passato, mai, ricordarlo, sempre, tenerlo stretto e quando si ha l'occasione condividerlo con gli altri, come abbiamo sempre fatto noi in famiglia.
Lo sguardo però rivolto al futuro, per molti purtroppo non così chiaro per non dire altro a causa dell'inconsistenza della politica e anche del menefreghismo di chi non si interessa, di chi delega e di chi non lotta.
Quindi, come dice Leopardi, speriamo che il caso incominci a trattar bene nell'anno nuovo anche chi solitamente sta nell'ombra oscurato da quelli spesso spiccano il volo non certo per meriti.
Buon anno amici miei e come spesso abbiamo detto... restiamo umani.
E' un tipico epilogo italiano quello mostrato dal movimento dei forconi. Il "tutti a casa" ormai di moda gridato in piazza, assenza totale di proposte, momenti di fascismo che hanno turbato le nostre città, persone in piazza senza neanche sapere il motivo e alcuni movimenti politici pronti a salire sul carro della protesta.
In più, otre al solito copione, abbiamo assistito a qualcosa di interessante. La piazza che vuole mandare via tutti compresi i grillini, a detta dei forconi ormai troppo incastrati nei meccanismi del parlamento.
Un messaggio che non si dovrebbe sottovalutare perché a pensarci bene continuando a dire che tutti fanno schifo si fa presto a passare dalla parte della casta.
Nella speranza che prima o poi ci si decida a parlare di lavoro, contratti, diritti, stipendi, istruzione e sanità aspettiamoci qualche altro movimento che vuol mandare tutti a casa, fino al momento in cui ne rimarrà solo uno ad inveire davanti ad uno specchio.
Credo sia arrivato davvero il momento di preoccuparsi.
La deriva che questo paese sta prendendo ricorda molto i momenti bui degli anni 60-70. Oggi abbiamo l'ex partito comunista italiano che si è spogliato definitivamente di ciò che rimaneva di sinistra con un segretario democristiano, un parlamento largamente composto da personaggi legati ad un pregiudicato, parecchi fascisti ed una notevole quantità di populisti. Un comico che urla che fanno tutti schifo a prescindere, un centro sinistra che ha messo nel cassetto tematiche come lavoro e diritti, un senato e una camera eletti con una legge incostituzionale.
In questi giorni in alcune città stanno sfilando cortei appoggiati dal movimento dei forconi, probabilmente al loro interno ci saranno anche persone spinte dalla voglia di manifestare il dissenso verso la classe politica, ma i contatti con la destra estrema e non solo fanno paura. Qualcuno potrà dire che a sinistra si vuole l'esclusiva della protesta, da parte mia vorrei vedere una protesta con un obiettivo e non contro tutto e il contrario di tutto, perché ciò, leggendo la storia, sappiamo dove porta.
Questo, oltre al costante distacco del mondo politico rispetto alla società, è anche il risultato del "tutti in piazza contro tutti e tutto", del continuare a dire che gli ideali non esistono più. Ieri a Genova c'erano striscioni anche contro i sindacati, sarei un ipocrita se dicessi che il sindacato è un'isola felice, anzi, ma mi domando quando sui nostri posti di lavoro i colleghi hanno problemi con le aziende chi andrà a parlare e difendere il lavoratore? Ci andrà Grillo magari tramite webcam dalla sua villa di Sant'Ilario? Ci andrà Casaleggio? Ci andrà qualcuno di quelli che dice che tutti fanno schifo?
Perché se tutti fanno schifo anche io lo faccio, perché sono un delegato sindacale, quindi per ciò che sostengono loro faccio parte del sistema, quindi della casta. Se tutti fanno schifo lo fa anche un mio caro amico che per anni ha fatto il consigliere di circoscrizione rimettendoci dei soldi per risolvere alcuni problemi della sua comunità.
Credo che si debba riflettere perché continuando a dire tutti a casa alla fine ci si può trovare in piazza vicino a qualcuno col braccio alzato, senza il pugno chiuso che chiaramente si può non condividere, ma con la mano tesa.
Il titolo è sbagliato, perché l'addio alla sinistra lo abbiamo dato ormai da anni. Questo però credo sia un saluto definitivo e magari per qualcuno potrebbe anche essere un sollievo. Perché oggi viene in mente il menù degli orrori che che il Pds-Ds-Pd ci ha proposto, arrivando alla fine con un digestivo patinato in stile berlusconiano con tanto di foto di famiglia sulla scrivania. Stiamo assistendo all'ufficializzazione di quello che sapevamo già... il Pd non è mai stato di sinistra.
Viviamo in un paese che prima di votare, elezioni o primarie che siano, gioca a fare il rivoluzionario, dove prima di mettere la croce sulla scheda si dichiara di avere voglia di sinistra ma una volta dentro alla cabina elettorale si cade sempre in braccio all'uomo forte o al democristiano di turno.
Ora Civati esca da quel partito, dove non doveva nemmeno stare, cerchi di mettere insieme un movimento di Sinistra con i soggetti che in questi mesi hanno risvegliato una coscienza politica, come Landini e Rodotà. Altrimenti diventerà come tutti quelli che ci hanno provato, sapendo di perdere, per rimanere poi al caldo del partito.
Adesso il paese orfano di un pupazzo impomatato appena decaduto ha trovato finalmente un nuovo sostituto. Uno che nel 2011 ha detto di stare con Marchionne, quello che ha distrutto la contrattazione nazionale dei lavoratori, che sorrideva in una foto con De Mita e che ieri durante il primo intervento ha tenuto a precisare che in fondo le manifestazioni poi non sono così importanti.
In momenti come questo viene da pensare a quanto consenso la sinistra ha buttato via in questi anni, lasciando ad altri le lotte da fare, viene da pensare a chi l'ha costruita, a gente come mio nonno che si faceva fotografare fiero con altri suo compagni, veri, del partito socialista, a mio padre in tuta blu all'uscita delle fabbriche, alle piazze piene e a Berlinguer.
Saremo nostalgici, vecchi, utopisti e sorpassati, ma almeno siamo veri e fermi nelle nostre posizioni, mentre altri si spostano a seconda del vento che tira.
Da oggi in poi questa terra sarà più sola perché ha perso un uomo, un simbolo, una persona che con la sua esistenza, tramite le sue parole e le sue azioni, ci ha insegnato cosa vuol dire lottare per ottenere e raggiungere un sogno.
Mandela è stato 27 anni in prigione continuando a gridare la parola libertà non solo per lui, per tutti, anche per gli stessi carcerieri. Da uomo libero poi ha comandato il suo paese senza vendetta, tendendo la mano a coloro che prima avevano negato dei diritti civili basilari.
"Non c'è nessuna strada facile per la libertà"
Oggi sentiremo dichiarazioni da parte dei politici di tutto il mondo, parole che si perderanno come sempre se non verranno seguite da azioni in linea col pensiero di Mandela. La cosa più triste è che sappiamo già che queste azioni non ci saranno, non le vedremo. Allora sta a noi nella nostra quotidianità comportarci e vivere come diceva Madiba, ricordando alcune delle sue parole...
"L'educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all'educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall'altra..."
venerdì 29 novembre 2013
berlsuconi,
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Se questo fosse...
Se questo fosse un paese normale oggi si parlerebbe di decadenza civile e non di un pregiudicato.
Se questo fosse un paese normale oggi si parlerebbe del livello di disoccupazione che non viene neanche più aggiornato da quanto sale.
Se questo fosse un paese normale oggi si parlerebbe di lavoro e di diritti che ogni giorno vengono calpestati dai piccoli berlusconi che crescono nelle nostre aziende.
Se questo fosse un paese normale oggi si parlerebbe di bene comune e non di leggi ad personam.
Se questo fosse un paese normale oggi si andrebbe in giro con la costituzione invece di attaccarla ogni volta.
Se questo fosse un paese normale oggi si griderebbe al colpo di stato non per salvaguardare gli interessi di una sola persona ma perché nelle nostre regioni e nei nostri comuni ogni donna e ogni uomo viene trattato come un numero da cancellare, da tagliare in onore del bilancio.
Se questo fosse un paese normale a decadere non sarebbe una sola persona ma tutti i milioni di cittadini che ancora hanno avuto il coraggio di dare il loro voto ad un personaggio del genere.
Se questo fosse un paese normale personaggi come D'Alema e company sarebbero solo un ricordo.
Se questo fosse un paese normale oggi non si parlerebbe di decadenza perché per cadere bisogna salire e uno del genere non avrebbe mai dovuto farlo.
Se questo fosse un paese normale oggi si discuterebbe di orario di lavoro, di salario, di diritto al lavoro, di contratti nazionali e non di clientelismo e fedelissimi in doppio petto capaci solo di esistere grazie al volere di un uomo.
Se questo fosse un paese normale nelle vie e nelle piazze ora ci sarebbero cortei.
Invece...
Passeggiare in una delle nostre vie ultimamente fa riflettere molto. Soprattutto se lo si fa senza l'intento di guardare vetrine o elettrodomestici inutili creati solamente per rompersi ad orologeria dopo due anni, a garanzia scaduta naturalmente.
Oltre ad accorgersi delle bellezze architettoniche che le nostre città offrono al di sopra del nostro naso si possono associare immagini a considerazioni sullo stato del paese, ma direi della società intera.
Ogni 20-30 metri ci sono persone che chiedono l'elemosina. Ciò che mi ha colpito rispetto al solito è il fatto che ultimamente siano in maggioranza persone anziane, donne e uomini.
Allora il mio cervello ha iniziato ad elaborare pensieri. Chi sfila per queste persone, chi manifesta, chi si arrabbia se non i soliti?!? Pochi, pochissimi, nessuno. Queste le risposte.
Molti potrebbero rispondere che dovrebbero andare a cercare lavoro. Un anziano? In questo momento storico? E chi glielo da il lavoro?
Questo per dire che nella nostra società, nelle nostre piazze, nelle nostre vie ci sono parecchi fantasmi che dimentichiamo, che evitiamo, parecchi di noi fortunatamente non lo fanno e ci sono associazioni che per questo vanno ringraziate ogni giorno.
Sarò un inguaribile utopista ma non riesco ad accettare una società che si basa su disparità enormi, dove le classi ci sono e non sono quelle delle scuole.
mercoledì 13 novembre 2013
genova,
Marco Cavallo,
ospedale psichiatrico giudiziario
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Domani per le strade di Genova un cavallo blu...
Non solo il cielo sarà blu domani pomeriggio a Genova, ma anche un cavallo molto particolare. Costruito 40 anni fa nel laboratorio P del manicomio di Trieste dove ogni giorno artisti, operatori, medici, pazienti e volontari si incontravano per esprimere artisticamente ciò che desideravano. All'interno dell'ospedale psichiatrico un cavallo tirava il carretto della biancheria uscendo ogni giorno dalla struttura. Il giorno in cui morì decisero di farlo vivere ancora come simbolo di un cambiamento, quello che la legge 180 stava iniziando a portare, costruendolo di cartapesta.
Così nel 1973 trainato da uomini e donne con al seguito un corteo di bandiere di tutti i colori Marco Cavallo uscì dai cancelli del manicomio mostrandosi alla gente in tutta la sua bellezza.
Oggi questo paese ha ancora bisogno della sua corsa e Marco Cavallo si è fatto trovare pronto per dire NO agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove le persone vengono dimenticate e lasciate marcire senza diritti come fantasmi da nascondere. Chiedendo di trattare questi uomini e queste donne come persone. Per non rivedere nessuno finire in un OPG per danni materiali e rimanerci anni, per non dover più commentare delle morti che non vengono nemmeno commentate mentre c'è chi si può permettere di usufruire di pagine di giornali o servizi televisivi per ottenere gli arresti domiciliari grazie al cognome e ad un avvocato strapagato.
Il gruppo teatrale Stranità del Teatro dell'Ortica di Genova, nel quale ho l'onore e il piacere di collaborare, domani sarà vicino a Marco Cavallo sfilando per la strade della superba, che saprà un po' di anni 70, per contribuire al viaggio di questo simbolo che grazie a Peppe Dell'Acqua toccherà varie città italiane.
Per ricordare ed impedire che queste cose si ripetano.
Oggi il cielo sopra la mia città assomiglia a quello di due anni fa. Gli stessi torrenti sembrano dormire come nelle prime ore di quel maledetto 4 novembre in cui dopo qualche ora quegli spazi coperti d'erba ed arbusti si trasformarono in corsi d'acqua violenti portando via sei vite.
A Genova si va avanti con stati di Allerta e attenzione per evitare ciò che ancora tutti abbiamo in mente, immagini e suoni che nessuno di noi potrà mai dimenticare.
La domanda che in questi anni molti genovesi si sono posti è se si possa continuare a vivere in questa maniera, con il naso sempre rivolto vero l'alto durante gli allerta, scuole chiuse nelle zone a rischio e con le attività commerciali in balia del meteo.
La risposta in un paese civile sarebbe chiara e semplice, in questa maniera non è giusto vivere. Servirebbe un impegno concreto di tutti per finanziare un'opera come lo scolmatore che la città attende da anni e che a detta degli esperti metterebbe in sicurezza il torrente Ferreggiano.
Genova chiede anche che la procura faccia chiarezza sui fatti del 2011, ad oggi sono stati rinviati a giudizio l'ex sindaco e altre 5 persone. Le famiglie delle vittime e la città stessa hanno il diritto di sapere se in quelle ore ci fu noncuranza da parte dei responsabili e se qualcuno dopo ha anche provato a nascondere documenti fondamentali per arrivare alla verità.
Oggi ricordiamo chi ha perso la vita in quelle ore, ricordiamo tutte quelle persone, gli angeli del fango, che subito hanno aiutato chi era in difficoltà, tenendo a mente che per troppo tempo l'uomo si è dimenticato di ciò che ha attorno, un ambiente che viene calpestato e prevaricato dalle continue costruzioni.
Nonostante tutto a Genova si continua a costruire in zone a rischio con progetti di box assurdi e in quartieri dove sono stati registrati in passato crolli e frane.
Non basta ricordare solo quando ci sono le ricorrenze, ma è necessario ricordare sempre per non commettere gli stessi errori.
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