Non sono così in là con l'età ma ricordo molto bene i racconti di mia nonna, dei miei zii o dei miei genitori. Una sorta di migrazione del quartiere nell'unico posto dove c'era lei. Signora televisione. Un canale solo, poi due. Prima in bianco e nero e poi verso la fine degli anni 70 a colori.
Anni in cui la parola social aveva una vocale come finale e il suo significato era quello di entrare in rapporto con qualcuno, in questo caso sempre attraverso un mezzo come quello televisivo.
Eravamo noi ad andare da lei.
Non era una questione di pollici, di 4k, di velocità della fibra e di streaming. C'era quello.
Ho ancora impresso nella memorai fotografica una delle nostre televisioni, arancione e senza telecomando. Era il periodo in cui ti dovevi alzare per cambiare canale e spesso la fatica vinceva sulla poca qualità del programma in onda in quel momento.
Una sola televisione presente in casa e nella sala dove tutti quanti potevano vederla, il tinello come si chiamava.
Ricordi che si incrociano, eventi della nostra vita, pubblici o privati, piacevoli o meno che si associano alle diverse televisioni. Quella delle Edizioni straordinarie, delle stragi e delle guerre nel Golfo. Quella dei mondiali vinti e quell'urlo di Tardelli oppure quella delle bandierine che Emilio Fede piazzava sull'Italia continuando a scrollare la testa per la sconfitta di Berlusconi.
Altri canali.