sabato 25 agosto 2012 25 vostri commenti

E la chiamano Estate

Sembra un copione già letto, un film già visto, un libro sfogliato più volte. L'estate arriva e con sè solitamente porta i soliti servizi del telegiornale...
La dieta del gelato fatta dal 67% degli italiani.
L'estate più calda degli ultimi 600 anni, nessuno si è mai chiesto chi tenesse le statistiche anni fa.
Un italiano su due a casa.
Cosa fa chi resta in città.
Anche i soliti film...
Er Monnezza, Banfi in tutte le maniere e qualche rispolverata di Pierino contro tutti.
I teatri fermi...
I cinema in stand by...
Poi se si va a leggere tra le righe si legge di uomini che si danno fuoco perchè sono senza lavoro perdendo la vita nell'indifferenza totale, si legge di benzina a due euro e di persone che non si preoccupano e continuano a dire "beh preferivate quello di prima?", si legge di vacanze pagate migliaia di euro da noi logicamente ma senza usufruirne, si legge di scorte in formato montagna o mare, si legge di minatori massacrati in Sudarica, si legge di sparatorie in stile western in un paese che non vuole capire che un'arma ogni 2 persone è davvero un problema, si legge di dittature che condannano giovani donne libere che cantano la loro libertà in una chiesa e sentenze che fanno storcere un pochino il naso all'Europa "perchè si tratta di un  provvedimento non proprio in linea con gli standard europei", si legge di fabbriche sul precipizio e di aziende che chiudono.
Mentre si continua a non leggere di patrimoniale, di galera per i grandi evasori, di politiche del lavoro reali e di idee.
Comunque tranquilli pare che B. non abbia messo incinta la Began, il campionato ricomincia domnai, AmiciXFactorSanremoBallandosottolestelleLaCorridaBuonaDomenicaIn90°minuto ci saranno, a dicembre uscirà l'Iphone5 e tra un po'uscirà il nuovo libro di Vespa.
martedì 31 luglio 2012 25 vostri commenti

O... limpidi

"Come nelle Olimpiadi sono incoronati non i più belli e i più forti, ma quelli che partecipano alla gara (e tra di essi infatti vi sono i vincitori), così nella vita chi agisce giustamente diviene partecipe del bello e del buono"

Mah ne siamo certi... vale ancora tutto ciò, è sempre stato così o è solamente frutto di un capitalismo sfrenato e del comportamento dell'uomo.
Difficile rispondere se negli anni passati lo spirito di Olimpia sia stato in linea col pensiero di Aristotele. Ciò che si può direi però è che i giochi fanno pensare e discutere sempre. Sia chiaro che amo lo sport e soprattutto quello di serie B, nonostante la mia passione per il calcio. Sono assolutamente tifoso di tutte quegli atleti che nell'anonimato di una preparazione arrivano ogni quattro anni e lasciano il segno della storia, senza essere divi, aver fatto un calendario o aver partecipato ad un reality (ogni riferimento non è casuale).
Mi domando solo però, sapendo già la risposta,  perché l'uomo e il sistema debbano sempre mettere la loro firma in negativo su parecchie cose. Basti pensare alle case che sono state abbattute per fare spazio alle strutture Olimpiche, agli indesiderati allontanati senza nessun tipo di garanzie, agli sponsor obbligatori come la Coca Cola che sinceramente non mi sembra con la sua politica in linea con lo spirito della fiaccola perennemente accesa o alle botte rifilare a donne e disabili che manifestavano contro i tagli di Cameron il giorno dell'inaugurazione.
Forse come al solito penso troppo, a volte sarebbe bello tornare a quegli anni in cui si prendeva tutto così senza guardare dietro agli angoli delle cose, senza indagare e di conseguenza incazzarsi. 
In quel periodo lo sparo dello starter era solo un segnale di partenza ora ci si gira a chiedere chi è stato...
venerdì 27 luglio 2012 12 vostri commenti

Qui dove non si tutela nessuno

Diventa davvero difficile riuscire a comprendere il reale significato della frase "Tutelare la vita umana". Forse basterebbe mettersi d'accordo su cosa serve a garantire la sopravvivenza di donne, uomini e bambini. Ogni volta che usciamo a passeggiare nelle nostre città siamo sottoposti a emissioni di gas nocivi, oppure basta stare nella propria abitazione accerchiati dai campi magnetici presenti in ogni angolo. Insomma pensateci bene la vita umana non ha una via d'uscita garantita nelle nostre città. 
E poi loro, le fabbriche, quei mostri di ferro che in alcuni quartieri si ergono come castelli colmi si storie. Quelle stesse industrie dove anni fa attorno sono stati creati palazzi dormitorio per coloro che dovevano andare a lavorare nei turni dell'orgoglio nazionale. 
Gli stessi palazzi che ora sono occupati da altri e che negli anni poi hanno puntato il dito contro i mostri di ferro. 
Lavoro o salute?
Sinceramente non credo che tutti possano capire il reale significato di fabbrica e quello di essere operaio. Ho passato gran parte della mia esistenza in casa dei miei, vedendo tornare, a volte neanche per le ore piccole, mio padre dall'Italsider di Genova. Ho visto la sua stanchezza e il suo orgoglio di appartenere ad una classe fiera e pronta ad affrontare storicamente lotte fondamentali per tutti noi.
Ora assisto impotente alla distruzione dei diritti del lavoro e all'annientamento concreto delle fabbriche stesse. 
Sia chiaro io non sono qui a dire che i fumi delle fabbriche fanno bene, e che tutti noi dovremmo avere una finestra vista altoforno. Mi chiedo solamente come si possa pensare di chiudere in pochi attimi reparti di una fabbrica senza pensare alle conseguenze, come si possa continuare a vivere in un paese dove chi governo pensa solo a sistemare conti virtuali piuttosto che mettere delle risorse mentali e fisiche al servizio del lavoro e di una sua riqualificazione che possa anche accompagnare il risanamento ecologico del nostro pianeta.
Mi domando se coloro che vogliono chiudere l'Ilva e magari poi passare qui da Genova per dare un colpo di grazia alla città dopo Fincantieri, hanno mai pensato di accantonare la propria macchina che prendono anche per andare dal supermercato davanti casa. Se nessuno ha mai pensato di vietare l'uso di una benzina che ci avvelena da anni. Parlano di disastro ambientale e si dimenticano di parlare anche disastro umano di famiglie che non rientrano più nei conti alla fine del mese.
Comunque sia questi sono giorni tristi, che lasciano amarezza e pesantezza nel cuore per colpa di un paese che scambia i cittadini per numeri, da spostare da una parte all'altra, da non considerare, vite che non vanno tutelate mai.
venerdì 20 luglio 2012 18 vostri commenti

Quel vento di mare che trattiene la storia

Le nuvole per la prima volta  in undici anni dai quei giorni, a meno che la mia memoria mi tradisca, minacciano Genova. Esistono date e giorni con le quali il tempo viene scandito, feste e anniversari, ricordi. Quei giorni non verranno mai dimenticati, un cumulo di ricordi e immagini che mai nessuna sentenza potrà spazzare via. 
Uomini e donne di ogni colore il primo giorno a sfilare per le strade dopo aver passato la settimana a discutere e a parlare di democrazia dei popoli. La città blindata, cancelli e pass per entrare e uscire. Le prima sfilare del blocco nero.
Poi la vergogna del giorno dopo, un corteo autorizzato attaccato, uomini in divisa che giocano alla radio con le vite delle persone, uomini in doppio petto chiusi in una caserma a dare ordine, gli stessi che ora si vantano di essere i più democratici di tutti. Agguati ad ogni angolo della strada, giornalisti presi a calci, pacifisti bastonati mentre il blocco nero girava libero per le strade ben individuabile ma mai fermato. Poi  piazza Alimonda, li proprio dove sono nato io 37 anni fa. Un proiettile deviato dal sasso come dicono loro, anzi no un'altra cosa, anzi ancora un'altra anzi...
La paura.
La speranza che non si potesse andare oltre e invece... il giorno dopo ancora sangue e violenza, su donne, anziani, giovani e uomini. Un corte spaccato in due, una folla che cerca rifugio incredula.
Caldo, fumo e sangue, tanto sangue.
Poi basta vero! No ancora.
E' notte... e li vanno a prendere uno ad uno... spuntano delle molotov, passano di mano in mano, quelle mani che dovrebbero proteggere dicono e che invece in quei giorni sono il mostro di una democrazia che si è voltata da un'altra parte. 
Ancora sangue, una macelleria.
Poi basta vero! No... ancora.
Torture a ritmo di canzoni fasciste nella caserma di Bolzaneto, secondini e dottori che si trasformano in aguzzini di giovani donne e giovani uomini in lacrime.
Genova non dimenticherà mai, proprio perché ama la democrazia, la non violenza e la pace. Proprio perché ai suoi giovani vuole ricordare che quello è stato il male, da tenere sempre presente, una degenerazione, un punto al quale abbiamo visto si può arrivare. Sta a noi con il ricordo della storia insegnare a chi verrà che la conquista dei diritti è sacra, che la libertà non può essere sono solo una parola con la quale vantarsi in un comizio politico. 
Quando si parla di quei giorni solitamente si hanno diverse reazioni. Chi non c'era e non ci crede ancora, chi c'era e vuol dimenticare, chi c'era e non dimenticherà mai, chi non c'era e avrebbe voluto esserci, chi si vergogna perché pensa che avrebbe potuto fare qualcosa di più, chi soffre per una ferita che non si rimargina. 
La verità, abbiamo imparato purtroppo, non è quella che spesso viene sancita dalle istituzioni, la storia ci insegna anche questo, noi la sappiamo, l'abbiamo vista e sentita. Questo paese ci ha abituato ad una giustizia fatta di diversi codici a seconda dell'imputato e così è stato anche in questo caso, ma non smetteremo mai di lottare per la democrazia e per i diritti per i quali i nostri nonni hanno lottato, per una giustizia che faccia onore al proprio nome e per le nostre città che non debbano mai e poi mai ciò che ha dovuto subire Genova.

giovedì 19 luglio 2012 20 vostri commenti

"Quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri"

23 maggio e 19 luglio, l'anno  era il 1992.
Quello delle stragi, della paura nelle città, della mafia che sfida tutto e tutti, quello si uno stato corrotto e mafioso che non governa più ciò che ha creato, quella di uno stato che poi in extremis ora sappiamo prova a scendere a patti con la mafia.
Avevo 17 anni e ricordo i visi preoccupati di mio padre e di mia madre, ho ancora negli occhi le immagini di un paese che si rivolta contro la politica durante i funerali, che tenta di assalire i potenti. La voce di una delle mogli di un uomo della scorta, la voragine di Capaci e le immagini di una via d'Amelio in stile Beirut. 
Qualche anno dopo, nel 1994,  ebbi l'onore di conoscere  personalmente in una conferenza Antonino Caponetto colui che aveva pensato e creato il pool antimafia, un nuovo modo di condurre le indagini e di combattere cosanostra. Posso dire senza alcun dubbio che in quel momento ho visto negli occhi di una persona che ha dato tanto per la giustizia la stanchezza e la delusione nei confronti di uno stato che ancora una volta nonostante il sacrificio di Falcone, Borsellino, della scorta e di tutte le vittime di mafia, provava già ad arrestare la forza delle indagini cercando di bloccare le intercettazioni. 
Era l'anno nero, quello del cavaliere. L'inizio del tracollo finale di un paese che è stato quasi sempre in mano a dittatori, piccoli re, partiti corrotti, poteri forti e segreti, mafia e quant'altro.
Quel giorno avevo indosso il mio Eskimo, avevo 19 anni, ero nel pieno della passione politica che purtroppo ha dovuto fare i conti con la storia trovandosi davanti solamente i resti di ciò che fu il partito comunista, ma ci provavamo nel nostro piccolo abbiamo occupato la scuola, lottato contro i tagli, che si facevano già. 
Una stretta di mano quella con Caponetto che porterò sempre con me, così come la forza di volontà di Falcone e Borsellino, dimenticati e lasciati soli dallo stato allora come adesso. Ora molto più velatamente  ma allo stesso modo in maniera violenta attaccando i magistrati di palermo. Uccisi due volte da quella parte di italiani che il giorno dopo hanno dato fiducia a personaggi improponibili e imbarazzanti messi alla guida del paese...

"Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri"
(da L'agenda rossa di Borsellino)

...l'elenco è lungo basta scegliere.
lunedì 16 luglio 2012 26 vostri commenti

Déjà vu

Dai su allora diamo una sistematina qua  veloce alla scrivania. Mi ripassate per favore le foto con la famiglia. No non importa se c'è Veronica tanto per loro ho ragione io è lei che ha lasciato il tetto coniugale. 
Si un ritoccata a questo zigomo grazie che poi sembro sproporzionato in Tv. Dove ho messo quel testo, ah si nell'armadietto, quanto tempo mamma mia, eppure di nuovo qui, tutto come prima. Come si dice acqua sotto i ponti ne è passata ma io mi attacco agli scogli e non mollo. 
Allora rivoglio gli stessi libri messi come quella volta... si si proprio identici... e poi quell'effetto patina potete rifarlo vero!??! Ottimo, come sempre.
Quel fermacarte poi lo avere trovato?
Come no?
Ah lo avevo regalato a Fede che ci teneva tanto... va beh chiamatelo un secondo che ce lo porta così... ah vero non ci parliamo dopo quella storia dei soldi... vedrete che arriva, arriva sempre basta chiamarla certa gente.
Allora ripassiamo un attimo...

"L'Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà."


...certo che scrivevo proprio bene...


"Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare."


...qui aggiungo un Ri a scendere e poi lascio tutto come prima.
Tutto il resto va bene, vediamo un po', si si, uhmmm.... e poi il finale direi questo...


Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo italiano."

...ottimo possiamo procedere, il nome ce l'abbiamo.  
Il paese è sempre pronto per queste cose.


mercoledì 11 luglio 2012 15 vostri commenti

Tre metri sopra la poltrona... circa.

Ci sono ricordi più o meno  chiari, certe cose rimangono più impresse, altre meno, altri vengono cancellati e poi rimossi. 
Avevo 6 anni quella sera e di tutto quello che successe poi, ricordo una cosa... io sulla poltrona e quel rigore sbagliato. Antonio Cabrini prende la palla la posiziona sul dischetto, prende la rincorsa e calcia. Fuoriiiiiiiiiiiiiii alla sinistra del portiere!


Dopo ricordo solo il mio salto. Ero seduto nel tinello, lo chiamavamo così, sulla poltrona davanti alla televisione, credo ci fosse anche io mio bisnonno. Sarà che quando sei piccolo sembra tutto magico ma  io mi ricordo di essere arrivato a pochi centimetri dal soffitto... un salto alla Juri Chechi. Poi non ricordo altro solo questo.
Non ricordo l'urlo di Tardelli, ma ricordo di averlo provato migliaia di volte al campetto al mare, braccia larghe gola tirata e urla alla tarzan, il tutto naturalmente a porta vuota.
Era tutto così limpido.
Poi invece sono cresciuto e ho iniziato a leggere di calcio scommesse che c'era già a quei tempi, di vittorie che mettono a tacere tutto e di partite comprate con pareggi impossibili, baste leggere "La trilogia della censura" di Oliviero Beha.
Mah che dire io stasera magari riprovo a fare quel salto e magicamente ritornerà tutto più limpido... o forse no.
lunedì 9 luglio 2012 18 vostri commenti

Scuse da macelleria



«Non basta. Troppo comodo. E poi, al lungo elenco delle scuse, mancano i veri protagonisti. Manca Claudio Scajola che era il ministro degli Interni, manca Gianfranco Fini che era il vicepremier, manca De Gennaro che era il capo della polizia. E mancano i vertici di Cgil, Cisl e Uil: ancora oggi ci devono spiegare perché, a differenza della Fiom, non erano in piazza con noi»

Quando Genova era in mano a pochi, quando la costituzione è stata sospesa, quando un'intera nazione ha voltato la faccia da un'altra parte, quando si sono impossessati delle parole per modificare la verità, quando avevano organizzato tutto, quando hanno chiuso una città e costruito muri come se le idee potessero essere fermati da blocchi di cemento.



giovedì 5 luglio 2012 19 vostri commenti

Rocco e le sue pretese

“Dobbiamo esprimere gratitudine a  Monti. Abbiamo perso nel gioco del pallone ma abbiamo vinto nel gioco  della vita. Troppe volte, in passato, abbiamo perso nella vita e ci  siamo consolati con il pallone”

No perché in fondo poi uno vorrebbe fare certe cose, prendere la palla al balzo e farlo, non tirarsi indietro ed esporsi con parole semplici, senza tanti giri, senza avverbi che alla fine fanno spessore ma non vogliono dire niente, senza preamboli, senza introduzioni e cappelli, senza tante cornici da contorno o forme di stile curate, così come viene senza pensarci tanto che alla fine è meglio, mettendo giusto un verbo al tempo corretto e soprattuto un bel punto di domanda...

...ma che cazzo stai dicendo? E ci costa pure... 

E poi gioco del pallone non si può proprio sentire.


lunedì 2 luglio 2012 22 vostri commenti

Monsignore ma non troppo, anzi niente

Ricordo molto bene quel giorno, il primo per me in un centro di ragazzi Down della mia città come tirocinante per un laboratorio teatrale settimanale. 
Mi torna anche in mente la tensione che si ha normalmente quando si inizia una nuova avventura, nonostante la mia esperienza di ormai più di dieci anni nell'ambito della riabilitazione delle persone disabili. 
Poi solo i loro sorrisi per accogliermi subito e  i saluti immediati ripetuti più volte, non da tutti sia chiaro perché essere una persona con un handicap non vuol dire essere simpatico per forza o avere in simpatia tutti, vuole solamente dire essere una persona come le altre. Ma questo la nostra società non lo vuole ancora capire,  la gente non lo vuole ancora capire. Lo si può dedurre dagli sguardi quando si fanno le uscite e dalla scarsa informazione. 
Mi viene in mente lo spettacolo visto qualche mese fa, frutto dei laboratori teatrali, rappresentando dei modernissimi "Promessi sposi", con un Don Abbondio, credetemi, da oscar. E il pensiero va alla buona volontà e alla professionalità delle tante persone che lavorano molte volte gratis, alla tenacia e alla voglia dei ragazzi e dei loro educatori che spesso si devono muovere in condizione disastrose.
Tutte cose che naturalmente Monsignor Andrea Gemma non sa,  perchè impegnato nei suoi esorcismi e nel sviluppare pensieri del genere...

"il posseduto del diavolo ha le movenze, il portamento simile a un down"



venerdì 29 giugno 2012 17 vostri commenti

Finiteci ora... fate prima.

“La Sanità vive e vivrà un momento molto complicato perché dovrà far fronte a bisogni crescenti con risorse decrescenti. Credo che ormai sia chiaro a tutti. Quindi la capacità di fare scelte per indirizzare risorse scarse nelle direzioni più giuste caratterizzerà il lavoro degli amministratori, anche perché non credo sia vicino il tempo in cui il fondo per la sanità riprenderà a crescere. Noi stiamo lavorando in questa direzione, intervenendo sui costi in modo massiccio, anche se ancora non sappiamo se questo ci permetterà di raggiungere l’equilibrio di bilancio. Interveniamo tenendo alta la qualità, concentrando le risorse, risparmiando dove possibile e senza costi per i cittadini. Il vostro giudizio sul nostro lavoro ci interessa molto”. 


Parole del presidente della Regione Liguria.
Il punto è che potrebbero essere le parole di qualsiasi presidente di Regione. La domanda che viene in mente ad una persona con un minimo di cervello e senso civico è "perché dovrebbero esserci risorse scarse per la sanità?"
Attenzione perché quando parliamo di risorse di questo tipo dobbiamo parlare in maniera chiara senza paroloni, dobbiamo dire che da ciò dipende la vita delle persone. La gente muore per mancanza di risorse, abbiamo a che fare con sentimenti e legami delle famiglie.
Non stiamo parlando solamente di esami clinici e pronto soccorso, stiamo anche parlando di assistenza agli anziani e disabili.
In questi giorni le ASL di regione stanno tagliando fondi per chi è troppo vecchio e quindi non ha bisogno, per loro, della riabilitazione. Indicando persone da dimettere senza neanche conoscere a fondo il caso, ma solo numeri scritti su un foglio bianco. I fondi per i trasporti per le persone con handicap vengono rimossi dai bilanci.
Che cosa vuol direi "indirizzare le risorse scarse nelle direzioni più giuste"? Dobbiamo iniziare a fare delle classifiche dei bisogni? Questo può entrare... questo no... ah questo conosce quindi si... questo la prossima volta.
Uno stato civile non si gestisce in questa maniera, la sanità, come la scuola e il lavoro, deve essere al primo posto delle preoccupazioni di un paese. Da ciò dipende l'esistenza delle persone e dei loro famigliari. 
Parlano di sprechi, lavandosi la bocca, quando poi continuiamo ad avere primari fantasma nei reparti che portano a casa botte da 15mila euro al mese, dirigenti sanitari strapagati, macchine per esami comprate e lasciate a marcire nei magazzini per poi comprare dopo mesi il modello nuovo.
La verità è che le persone che devono prendere decisioni, che parlano di sacrifici, di tagli, di risorse scarse da destinare non hanno idea di cosa vuol dire non avere risposte da un medico, fare la coda per il ticket, aspettare un esame dopo 5 mesi, perdere un parente per malasanità, sentirsi impotente di fronte ad una istituzione che dovrebbe aiutarti e invece di logora giorno dopo giorno.
Siamo sicuri che il nostro giudizio interessi davvero?
Farebbero prima a dirci che dobbiamo morire, perché la sopravvivenza costa e nei bilanci non  c'è spazio per la civiltà.
mercoledì 27 giugno 2012 14 vostri commenti

Il sangue degli invisibili

Ci sono vite in giro che non esistono. 
Donne, uomini, ragazze e ragazzi che camminano per strada, con fretta a volte, oppure con la testa china a guardare la fantasia del pavimento della strada del centro, così per distrarsi per non provare a pensare a ciò che si cerca e non si trova.
Il lavoro.
Donne e uomini che non possono costruire una vita ma ragionano per giorni a volte ad ore. 
"Sai quelli che vivono come me vivono con il terrore ogni giorni, metti via qualcosa perché non si sa mai" una delle tanti frasi che si possono ascoltare parlando con una di loro. Un'immensa popolazione a parte, ombra che cammina nell'ombra, numeri, statistiche, elenchi nascosti, camuffati e interpretati.
Numeri che tornano a casa a volte soli, su un divano davanti ad una televisione pilotata dal movimento automatico di un dito. Oppure tornano dai genitori, stanchi di vedere il figlio in quella maniera, persona che si sono spaccate la schiena per farlo studiare e poi vederlo ridotto così. 
Rifiuti... sei troppo qualificato... sei poco elastico... hai poco curriculum... anzi ne hai troppo... mi costi troppo... ora non c'è lavoro... porte chiuse, lettere inviate che non ricevono risposta.
Continue richieste di sacrificio, prese per il culo istituzionalizzate e fatte da chi il posto lo ha al sicuro da anni, così come parenti e affini.

"Il lavoro non è un diritto..."

...già non lo è più da anni lo sappiamo, è sfruttamento per chi lo ha, è ricatto continuo, è state buoni e bravi perchè non c'è lavoro...

"...deve essere guadagnato..."

...come un paradiso raggiunto solo da quelli che decidono, che si aumentano lo stipendio che parlano di uomini come numeri da cancellare....

"...anche attraverso il sacrificio"


...sdraiati su una pietra in attesa del prossimo predicatore con la mannaia in mano e il posto caldo, il suo, al sole.
venerdì 15 giugno 2012 55 vostri commenti

Quando un ospedale porta via tua nonna

Non so se riuscirò a finire questo post, e non so neanche se alla fine lo pubblicherò.
Perché queste lettere a batterle sulla tastiera fanno male, cronaca di un mese terribile passato dalla mia famiglia.
Purtroppo mia nonna è morta. Aveva 91 anni. Capisco, qualcuno potrà dire che la sua vita se l'è vissuta tutto sommato. Vero, chiaro. Vero è però che il bene che vogliamo alle persone non ha età, non ha limiti e non prende in considerazione quasi mai il fatto che possa finire tutto.
Il problema però è che non se n'è andata perché stava male, ma perché è entrata in un ospedale. 
Un mese è mezzo fa dopo una caduta in casa andiamo subito al pronto soccorso dove i medici non trovano niente di niente... "può andare a casa, è solo una contusione, fatela muovere comunque, deve fare movimento".
Ok. Caspita loro sono medici lo sapranno. 
Quindi a casa, quindi alcuni tentativi di movimenti, ma niente. Ancora dolore.
Logicamente non tutti i medici sono uguali, quindi quello che seguiva mia nonna le consiglia una TAC e altri raggi (Tac non fatta la prima volta dal pronto soccorso).
Femore rotto!
Si ritorna al pronto soccorso, a quello della prima volta, dove i medici prima negano l'esistenza della frattura, poi tergiversano, poi fanno un'altra Tac e infine si decidono facendo anche i preziosi. Ricovero, quindi intervento chirurgico.
Attenzione era il 24 aprile, due giorni dopo viene operata. E si sa... mai e poi mai trovarsi negli ospedali durante le feste, peggio se ci sono i ponti, non bisogna farsi male, ci si deve chiudere in casa e non toccare niente.
Infatti, dopo l'operazione il reparto si è trasformato nel deserto dei tartari.
Dottori spariti. Fisioterapisti che si presentavano per 10 minuti, tranne i festivi sia chiaro. Infermieri, non tutti, pronti a farti sentire una merda quando ponevi loro delle domande. E mia nonna sempre a letto.
Risultato, una piaga da decubito davvero brutta. Perché i materassi antidecubito non ci sono. Bisogna richiederli, allora li richiediamo. Bisogna aspettare che qualcuno non lo usi più. Domanda fatta da loro anche in ritardo. Nel frattempo il materasso deve ancora arrivare.
"Non preoccupatevi la stiamo curando, sta migliorando"
Intanto i giorni passano, quelli a letto diventano tanti, troppi. Provi a parlare con qualcuno ma è come rincorrere un criceto sulla sua ruota. 
Poi guarda caso in quei giorni nel reparto viene operata una persona famosa. Quindi come per magia compaiono medici, infermieri ad ogni angolo, porte chiuse con orari ben definiti. Con tanto di presenza del mitico Primario mai visto prima d'ora. Poi di nuovo il nulla e il deserto.
E allora riprende la routine, rincorrere i medici che ti dicono "ma no che riabilitazione, sua nonna deve solo camminare un po' non si preoccupi". Va bene se lo dice lei, è un medico, io ho solo studiato Scienze Politiche, mi fido.
Insomma dimissioni. Può andare a casa.
Con ancora la piaga che curerà il personale specializzato della Asl a domicilio. Poi riabilitazione come scritto sul referto 15 giorni di girello, poi bastone e poi carico libero. Il gioco è fatto.
Si, peccato che però a casa la Asl a fare ginnastica ci viene 2 volte alla settimana, il resto lo faceva con me, peccato che dopo pochi giorni mia nonna ha iniziato ad avere problemi di insonnia, stanchezza dovuta alla debilitazione (vogliamo parlare di quello che si mangia in ospedale?).
Peccato che la testa ha iniziato ad andare un po' in tilt, a vedere cose e persone di notte. 
Di qui logicamente il crollo di mia madre e quella sera che abbiamo dovuto chiamare anche per lei la guardia medica. Lei che chiaramente come tutti noi non immaginava potesse succedere una cosa del genere ad una donna che solamente un mese fa mi chiedeva se Doria aveva vinto le elezioni, se il Genoa si era salvato, che si incazzava guardando Vespa, che andava a dormire a mezzanotte e si alzava alle nove e mezza. Insomma una nonna anomala. 
Ma a loro questo non interessa, per loro sei anziano, quindi è normale se in ospedale dici qualche "belinata", intanto ti mettono il catetere per tutto il tempo che sei li, il pannolone e tutto il resto. Colpa anche dei tagli del governo e della Regione sia chiaro, il personale è quello che è. Ma a prescindere da questo dovrebbe esserci sempre umanità e professionalità. Quindi che importa se ci sono studi che dicono proprio di non tenere troppo a letto una persona anziana e di non lasciarla col catetere per tanti giorni.
Poi l'epilogo.
La febbre a 37, poi  38, poi 39.
Quelle parole uscite dalla bocca di mia nonna quella sera guardandomi stesa sul letto...
"Damme in baxin"
Detto diversamente dalle altre volte, come se sentisse qualcosa, e poi quelle parole dette a me e alla mia compagna... "mia raccomando state sempre insieme, non lasciatevi".
Quindi il ricovero in medicina. Dove abbiamo trovato dei bravi medici e infermieri che hanno provato l'impossibile fino all'ultimo.
Un'infezione causata dalla piaga, questo il referto medico, una piaga fatta venire da un ospedale che invece dovrebbe curare. Ma questo logicamente non lo ammetteranno mai.
Un'infezione che l'ha divorata... portandola via in meno di un mese. 
Mi sembrava giusto farvi sapere il perché della mia assenza, e portare a conoscenza quello che a volte succede nei nostri ospedali, a volte per colpa delle istituzioni che tagliano e tagliano, ma a volta anche per colpa di chi fa il lavoro solo perché lo deve fare non rendendosi conto che ogni atto ha una conseguenza e in alcuni casi la vita ne risente.
Mia nonna ha vissuto sempre con noi, in famiglia, non era una donna anziana qualunque, si informava su tutto, con le sue cuffie seguiva la televisione, la politica e il calcio. A capodanno tirava fino a tardi. Voleva sapere se avevo vinto con la mia squadra, se non andavo in giro con i jeans stracciati. Era una donna gentile, onesta e giovanile. Era bellissima.  Non sapeva cucinare perché prima cucinava sua mamma e poi sua figlia, ma le piaceva mangiare. Quando ero piccolo mi portava a scuola con mio fratello, ha partecipato alle nostre gite,  promettendomi ogni tanto quello scupassun (schiaffo) che non mi ha mai dato. Era la nostra memoria storica, si ricordava tutto, dai bombardamenti e le corse in galleria alla liberazione e tutto quello che è successo dopo.
Una delle ultime cose che le ho potuto dire quando capiva, era che sarei salito sul palco del teatro Duse, era contenta, poi dopo parole sussurrate, non capite e chissà.
Lo so, a quell'età si può mettere in conto la morte, è chiaro, ma nessuno merita di morire per l'incuria di chi le persone le dovrebbe curare. La rabbia è tanta, la sensazione è quella di aver lottato come un leone contro il nulla per tutto questo tempo.
Per poi arrivare a questo.
mercoledì 30 maggio 2012 30 vostri commenti

Qui dove tutto scorre... al contrario.

Questo continua ad essere inesorabilmente uno strano paese. 
Tutto scorre fino quando non si toccano i nervi scoperti. 
Così infatti per l'ennesima volta siamo qui a commentare una tragedia come il terremoto in Emilia, popolazioni colpite da un colpo che non posso neanche immaginare, vite perdute, lacrime e macerie. Ora ci tocca sentire gli speciali, i professori che vanno davanti alla televisione a fare previsioni, a dissertare su teorie che nessuno può avere. 
Ci tocca vedere gli strapagati del video con la bacchetta indicare questa o quella zona che ora è gialla ma dovrebbe essere rossa, se non viola. I politici di turno che dicono noi avevano chiesto le revisioni e avevamo chiesto quello e quell'altro.
Poi il solito numero per l'invio dei soldi, da dare sia chiaro, e la solidarietà che scatta.
Poi ci sarà il silenzio, come al solito e il nulla di fatto unica cosa sicura in questo paese.
Già perché dopo ogni terremoto si parla di messa in sicurezza e poi niente, si dice che il terremoto fa le vittime per colpa delle costruzioni dell'uomo e poi si lascia tutto come prima.
Piano piano la testa si gira, il problema si allontana e col passare del tempo svanisce. Si entra in quella categoria chiamata "terremotati che non fanno più notizia".
Uno strano paese.
Dove il presidente del consiglio può dire quello che vuole e non succede niente, chiedere sacrifici assurdi a chi ne ha già fatti tanti, bloccare gli aiuti ai terremotati,  far pagare l'Ici su una casa da 140mila euro con sopra un mutuo, alzare la benzina indiscriminatamente ma NON PUO' DIRE UN CAZZO SUL CALCIO SIGNORI!
Il calcio non si tocca altrimenti sei VERGOGNOSO, IN MALAFEDE, E AFFONDATORE DEL PAESE, quando poi da anni quello non è più uno sport ma un insieme di interessi di banche imprenditori e miliardari. Il calcio è nelle piazzette dove non serve la diretta Tv, ma bastano felpe per i pali e tanta passione, il tutto  completamente gratis.
Quindi per il resto  chissenefrega. Intanto che importa se continuano ad assolvere capi della polizia che poi vanno al governo, che importa se cadono le fabbriche sugli operai che stanno lavorando, che importa se la soglia della povertà incombe, che importa se i suicidi sono all'ordine del giorno.
La cosa importante è che ad agosto inizi il campionato.
Il resto è solo noiosa pubblicità.
martedì 22 maggio 2012 22 vostri commenti

Né gentili né ascoltatori

Ci sono quelli che non ascoltano. Questo è un dato di fatto, forse fanno finta di niente, forse voltano la faccia oppure evitano proprio il problema. Lo eliminano.
Li troviamo ad ogni livello. Molto probabilmente in questo momento ne avete uno vicino, oppure nella stanza accanto. Un vostro parente, magari lo avete sposato o sposata pure, un collega o il più delle volte un capo.
Si perché in questa grande categoria dei non ascoltatori abbiamo delle sottocartelle. 
Ci sono quelli in doppio petto o comunque eleganti  di solito non entrano alla stessa vostra ora al lavoro. Se la prendono comoda perchè sono i controllori che tirano le orecchie ai controllati. Entrano nel vostro ufficio controllano se VOI state lavorando e se magari state facendo una piccola pausa caffè proprio nel momento in cui loro varcano la soglia e  non perdono tempo, vi riprendono, potete giustificarvi quanto volete tanto loro non ascoltano.
Poi ci sono quelli che hanno le responsabilità, stimate a son di zeri nella busta paga che di solito poi le responsabilità non se le prendono. Loro organizzano corsetti di formazione sulle responsabilità, per evitare poi di prendersele le responsabilità, e magari poi farle cadere su di voi le responsabilità, che le dovete caricare sulle spalle a prescindere dal fatto che quegli zeri voi non li avete mai visti e soprattutto da anni dite di fare le cose che una personcina in doppiopetto è venuta a decantare. Perchè loro non ascoltano.
Ce ne sono altri invece che hanno anche giurato, vanno in giro vestiti di bianco, si fanno chiamare rigorosamente dottore, dottoressa, professore e professoressa. Ci tengono al saluto e solitamente si fanno vedere bene dal primario che si fa vedere solo ed esclusivamente quando nel suo reparto passano pezzi grossi, ma belli grossi, e telecamere. Il resto non conta, sono solo fastidiosi parenti che chiedono lumi sulla condizione di un loro caro, sono domande fastidiose, sono richieste di spiegazioni che si danno a fatica, roba da lasciare agli infermieri che poi lasciano ad altri che lasciano ad altri e ad altri ancora. E voi vi ritrovare a parlare della cartella clinica col parente del vicino di letto. Che a volte non ascolta anche lui, anche perché di solito si sta picchiando con la plastica del precotto appena portato a 30000 gradi fahrenheit.
E gli eletti non li possiamo mica dimenticare no! Sono quelli che in campagna elettorale si vestono da ascoltatori, cercando di entrare nel ruolo, a volte ci riescono a volte neanche. Sono quelli che dopo tutte le menzogne dette e le parole inascoltate hanno ancora il coraggio di presentarsi alle elezioni, quelli che si vantavano di essere dei perfetti ascoltatori ma sono stati beccati con le mani nella marmellata verde padana e quelli che a son di perdere le primarie portano anche bene ai loro avversari. Insomma quelli li no.
Ce ne sarebbero altri, ci sono continuano a non ascoltare le voci, le parole pesanti come macigni, accompagnate da fatti, da lavori che non ci sono e da conti da pagare, da muri che crollano mentre la terra trema e gli indennizzi sono bloccati,  urla inascoltate degli anziani dimenticati sommersi da una burocrazia di numeri che si intrecciano, delle persone disabili accantonate da uno stato che segue solo il delirio del mercato e dei conti europei, delle famiglie che ormai preferiscono anche il silenzio.
venerdì 18 maggio 2012 19 vostri commenti

In manicomio si impara a morire

Il titolo è di quelli che mette i brividi. 
RIAPRONO I MANICOMI
Riporta ad immagini terribili, servizi e testimonianze da domandarsi fino a che punto gli uomini possono arrivare.


"Si va in manicomio per imparare a morire" (A. Merini)


Viene da chiedersi come sia possibile che dopo anni di lotte e passi in avanti ora qualcuno voglia farne parecchi indietro. Il tentativo pare che non sia di quelli palesi, ma attraverso postille e termini inseriti da una commissione Affari Sociali della Camera da parte dei membri del  Pdl. Io non so se si tratta di una mera volontà rivolta alla riapertura, ma il solo pensiero mi porta sgomento, rabbia e paura verso gli uomini che non vanno al di là della loro ombra.
Si parla di prolungamento  del trattamento sanitario obbligatorio che potrà arrivare a 15 giorni, contro gli 8 di ora, e inoltre viene istituito il trattamento necessario extraospedaliero prolungato, senza consenso del paziente
Si sono alzate voci di polemiche e sostenitore di una possibile riforma. Dietro nell'ombra come sempre le persone, dimenticate, coloro che non vengono prese in considerazione e mai interpellate. Trattate come oggetti, come pacchi da spostare da una parte all'altra con uno spazio vuoto vicino alla voce  DESTINAZIONE. 


"Che cosa mi manca? Mi mancherebbe tanto di morire, perché io l'inferno della vita me lo sono goduto tutto" (A. Merini)


Già, la vita. Quella regolare dei cosiddetti "sani" e poi l'altra quella di coloro che il più delle volte non possono decidere. In mezzo una legge anni di passi in avanti fatti da persone e lotte fatte in prima linea.
Il resto sono solo parole, dichiarazioni, la realtà invece è fatta dalla vita delle persone, di tutte le persone.


"Di fatto non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini" (A. Merini)

giovedì 17 maggio 2012 12 vostri commenti

Negli occhi dei bambini


In fondo come dovrebbe essere il calcio, lo sport?
Quali dovrebbero essere le reazioni e i comportamenti degli addetti a i lavori e di chi sta fuori?
Guardando questo video dovrebbe essere racchiuso tutto qui. Una bambina, la figlia del capitano della squadra di calcio olandese De Graafschap, si avvicina al padre in lacrime per la retrocessione, lo consola.
I ruoli si invertono la piccola che si abbassa per andare a cercare il volto del grande come a dirgli "dai su in fondo è solo un gioco".
Solo un gioco. Solo un gioco.
Quanto tempo è passato da quel calcio che era solo un gioco, da tanti anni ormai è diventato una specie di area vietata ai minori oserei dire, un agglomerato di diritti acquisiti non si sa bene come per rimanere in un limbo al di fuori della realtà quotidiana.
La mano tesa di quella bimba riporta indietro al calcio da piazzetta, ai pali inventati, alle squadre fatte con "miscela", ai migliori scelti prima e ai grammi presi di peso, a quelli con in piedi quadrati messi in porta e alle eterne sfide finite 44 a 45.
Il calcio, lo sport e anche la vita dovrebbe tornare ad essere un bambino che corre dietro ad un supertele sgonfio che si immedesima nell'attaccante e nel difensore contemporaneamente, con tanto di telecronaca e urla dei tifosi.
Alla ricerca del gol, della parata e dell'emozione.

martedì 15 maggio 2012 17 vostri commenti

Tutto quello che non volete sapere... noi, appunto, non ve lo diciamo

Ultime notizie lo spread è salito, anzi è sceso, ora ha pareggiato, adesso si è assentato un attimo, tra un po' tornerà, poi si girerà, saluterà e poi cadrà.
Bossi dice che... Bersani è andato a... Rutelli ha detto che... Berlusconi ritorna da... Monti passa da... Alfano lascia che... Grillo non è... Vendola è a...
La Borsa...
Gli ascolti...
La moda.... le diete... il caldo ah si il caldo e poi il freddo e l'arietta con l'anticiclone dell'anticiclone che si gira e rigira.
E il terzultimo fidanzato di Belen, poi il penultimo che ricorda il primo e assomiglia al secondo che ha litigato col terzo mentre il quarto faceva le fotografie di nascosto e il quinto contattava il sesto che è amico del settimo che è un fotografo, per riprenderli e spedirle di nascosto all'ultimo che ora sta ballando con uno dei suoi ex ma questo nel prossimo servizio.
Questo è quanto.
Il resto è noia, sono menate quindi perchè parlare dell'emergenza nutrizionale del Corno d'Africa, meglio William e Kate che si sposano, perchè parlare dell'Aids meglio Alberto di Monaco che non tromba, perché parlare dell'emigrazione intervistando chi realmente la vive, meglio un bel servizio su Amici, perché spiegare alla gente che in giro per il mondo ci sono crisi umanitarie, meglio un bel servizio sul gelato che torna nei desideri della gente.
Già, perché?!?
lunedì 14 maggio 2012 15 vostri commenti

Promossi e bocciati

Nella vita ci sono i bocciati, come Mark, picchiato e massacrato durante il G8 a Genova all'interno della Diaz...

"E' successo che sono diventato un 'human football', un pallone umano  Ero in mezzo alla strada, proprio davanti al cancello della scuola Diaz, quando sono arrivate le camionette. E ci sono rimasto intrappolato mentre i carabinieri chiudevano i due lati della via. Quando ho visto un gruppo venirmi addosso, ho mostrato la tessera da giornalista. Mi hanno colpito subito con i manganelli. Poi uno con lo scudo mi ha schiacciato contro il muro e l'altro mi ha riempito di botte ai fianchi... Ero a terra e loro continuavano a prendermi a calci. Correvano da una parte e mi mollavano un calcio. E' lì che sono diventato un pallone"

...ci sono quelli che vengono insultati, massacrati, picchiati, derisi, minacciati in una cella, in una città di un paese che si dice democratico...

percosso mentre viene portato in cella 
costretto a stare in piedi con il volto contro il muro, le gambe divaricate e le braccia alzate sopra il capo  urlare «Viva il Duce»
chiede di andare in bagno colpito con calci e anche con manganelli da due ali di agenti
non lo fanno andare in bagno
gli prende improvvisamente la mano
gli allarga le dita con le due mani e tira violentemente le dita divaricandole
gli spacca una mana
Sviene dal dolore.
gli schiacciano i piedi
ogni tanto riceve un pugno nelle costole per farlo avanzare in cosa 
costretto a fare il saluto romano e una piccola sfilata con il braccio alzato
lo picchia con calci e pugni nella schiena e nelle gambe. 
gli fanno sbattere la testa contro il muro
gli alzano ancora di più le braccia e gli divaricano le gambe.
gli torce un braccio
quando pronuncia la parola «avvocato» lo prendono a 
lo costringono a camminare ed a pronunciare le parole: «Duce, duce».
lo afferra mettendogli una mano sui genitali e una sulla testa
costretto a fare il saluto romano.
lo insultano con parole quali «Bastardi comunisti è ora che impariate» 
lo percuotono con calci e forse anche con manganelli
a seguito dei colpi comincia di nuovo a sanguinare dal naso e ha un polpaccio tumefatto
la spingono contro il muro
le gridano frasi che non capisce
un poliziotto le dà un calcio nella parte posteriore
quando ripassa nel corridoio per rientrare in cella, le danno di nuovo dei colpi.
le chiedono se è incinta e alla risposta negativa le danno uno schiaffo nella pancia
le tagliano tre ciocche di capelli
 la colpiscono ancora alla schiena con le mani procurandole molto dolore
terrorizzata, e stremata dal male, firma 3 o 4 fogli, 
continuano a picchiarla sul viso gridandole di firmare 
viene umiliata insieme agli altri arrestati custoditi nella stessa cella
alcuni agenti sputano nella cella, fanno versi di animali 
insultano gli arrestati con frasi offensive a sfondo sessuale
ginocchiata sulla gamba destra, dicendogli di stare zitto
ustionato con la sigaretta. 

...questi naturalmente tutti bocciati.

E poi ci sono gli altri.
E i promossi, la maggioranza, coloro che controllano e non vengono controllati, gli impuniti.
Ogni riferimento non è affatto casuale.
venerdì 11 maggio 2012 21 vostri commenti

Eh però cosi non vale...

E ora chi glielo dice a quelli che hanno comprato un bunker! Non si è sempre detto che investire nel mattone è sempre un affare figuriamoci allora se l'investimento "sotto terra" può salvarti dalla fine del mondo, soldi ben spesi si direbbe. Soprattutto per chi i soldi li ha e mi correggo per chi i soldi li fa vendendo.

"Cara ho preso una decisione!"
"Si dimmi... finalmente ti sei deciso prendiamo quel 10 vani a Cortina"
"Ehm no..."
"Allora hai visto l'altro giorno che guardavo quella vetrina da Cartier"
Ehmm no..."
"La collana... la smart da passeggio... l'anti-age di Madonna... 7 giorni col dietista..."
"Un bunker, amore un bunker con dentro quello che vuoi, solo 36mila euro che sarà mai"

Eh già, ora chissà che liti. "Te l'avevo detto... sei sempre il solito... ti fai tirar dentro da ste cose... ora cosa ci facciamo con un bunlker".

Starà leggermente meglio quel signore cinese che prendendo esempio dalla storia ha costruito un'arca di Noè con tanto di cabine comfort e biglietti da prenotare, 2300 euro. Rigorosamente non rimborsabili in caso di mancata Apocalisse. Ai clienti però pare che abbiano promesso una versino 4D di Armageddon col sudore di Bruce Willis che arriva sui seggiolini.


Si però loro, quelli di Bugarach come faranno! Proprietà vendute, prenotazioni per dicembre, forniture di fois gras per migliaia di persone pronte ad arrivare per natale (anzi prima), agenti immobiliari che promettono attici con balcone sopra al Pech con vista sulla fine del mondo, viaggi organizzati alla ricerca degli alieni chiusi nella montagna per chiedere una grazia. 194 abitanti che ora dovranno aspettare chissà quanto...

Chi può dirlo?!? Avrà ragione il primo calendario oppure l'ultimo trovato ancora più datato dove i Maya fanno ripartire il conteggio dei giorni? Manovra turistica la prima o manovra politica di Monti per far investire la gente per tassarla ancora di più?
Quel che è certo è che la fine del mondo la vediamo ogni giorno, nella vita quotidiana, nei fatti che abbiamo davanti agli occhi. Per quella non bastano un milione di arche di Noè.


Latest Tweets

 
;