venerdì 17 giugno 2022

Le storie nei piatti

In casa mia il momento del pranzo o della cena è sempre stato una sorta di rito. Primo, secondo,  contorno e dolce immancabili. Impensabile sedersi e non mangiare una portata.

Ricordo ancora le pentole sul fuoco messe da mia madre, il ragù cucinato per ore "perché più cuoce più è buono", la quantità incredibile di pasta buttata per me e mio fratello, adolescenti con una fame interminabile. Per non parlare del minestrone freddo lasciato sulla tavola con il mestolo in mezzo come una sorta di spada nella roccia. 

La domenica era il momento della pasta fatta in casa, un appuntamento fisso. Gnocchi, taglierini, taglierini verdi, tagliatelle, lasagne. Ci divertivamo ad aiutare nostra madre e in caso si facessero ravioli o tortellini anche mio padre, in onore delle sue origini emiliane. Un piccolo pezzo di pasta, la rondella per tagliare e via con la macchina per fare la sfoglia. 

Poi quei piatti che ho ancora ben presente. Carne fritta al sugo, rotolo di carne tritata con uovo in mezzo, carne patate e prosciutto, patate al forno con la besciamella, trippe con patate e fagiolane, stoccafisso, spezzatino in bianco e al pomodoro. Un menù senza fine. 

Si andava a mangiare fuori di meno, capitava nei momenti particolari, una festa, una ricorrenza, una riunione di famiglia. Il momento del pranzo era davvero importante nei preliminari. Mia nonna, che non sapeva cucinare, si occupava della tavola, i tovaglioli ognuno col suo portatovagliolo, i piatti, i bicchiere. Come potrei dimenticare l'acqua di Vichy, quando era ancora buona intendiamoci. 

Profumi che non si possono dimenticare, che ancora adesso in parte ritrovo nei piatti che mio padre ha imparato a ripetere e io come lui ogni tanto provo, cercando di dare la giusta importanza al momento in cui ci sediamo davanti ad un piatto che oltre al gusto ha una storia. 

10 commenti:

  1. Mi chiedo come mai tua nonna non sapesse cucinare. È davvero una rarità per le donne d'altri tempi.

    Sai, mia madre madre è una cuoca fantastica, e anche mio padre lo era. Mi hanno trasmesso la loro passione, e il caso vuole che io abbia sposato uno chef. Il problema è che, però, siamo tutti inappetenti (nonostante dalla mia stazza si possa ipotizzare il contrario). Dunque, a casa dei miei si mangiava solo il primo o il secondo, e così accade da me.
    Mio marito si è rassegnato, perché se gli preparo una portata in più, per farlo felice, finisce che la mangia da solo. 😅

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    1. mia nonna non sapeva cucinare perché quando abitavano tutti insieme cucinava sua mamma che si occupava della casa. La mia bisnonna quindi ha trasmesso e insegnato tutto a mia mamma. Una generazione di cuoche saltata praticamente.

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  2. Credo che da tempo immemore non se ne parli proprio di quattro portate a pasto.. ma neanche al ristorante... forse a qualche matrimonio..ma visto che iniziano a mezzogiorno per finire alle diciotto, sono così diluite che alla fine hai dimenticato il primo piatto..

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  3. Nella mia famiglia non ci sono mai state grandi cuoche, ravioli e lasagne solo per le occasioni speciali, ma che buoni!

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  4. Anche mia moglie il ragù lo cuoce per ore, seguendo un metodo antico.

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    1. E frittate! frittate sfiziose e pomodor e verdure i che l'ortolano portava in città, a Torino, econsegnava uova pollo o coniglio ordinati la settimana prima. Sapori perduti anche nel ricordo. Anni settanta ... un secoli fa.
      Grazie delle tue parole da me.

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