lunedì 17 luglio 2023

Come tirare i dadi



“Stanco e perduto. Di colpo mi sento vecchio, il doppio dei miei anni, e penso che anch'io sono stanco e mi sto perdendo per davvero. Poi penso a lei che, nella stanza accanto, dorme un sonno stregato, lei che da madre si è trasformata in una fitta all'altezza dello sterno.”

Chi si prende cura di chi cura? Di chi assiste? Di chi rimane spesso inerme davanti ai cambiamenti che impone una malattia?
Ogni giorno è come tirare un dado, sperando di fare il numero massimo. Spesso non accade e allora bisogna cercare nella cassetta degli strumenti per sopravvivere ad una quotidianità così diversa da quella di una volta.
Sto cercando di imparare ad essere un figlio che ha a che fare col dolore della malattia.
Quando poche righe di un libro, tra le prime pagine, fanno capire che è un sentiero già battuto da altri.
In salita, tanto.

5 commenti:

  1. Non è facile, non è facile per niente accettare. Accettare e affrontare, non è facile, ma abbiamo un carico d'amore che ci hanno lasciato in dono. Dovremo attingere da questo patrimonio che per fortuna abbiamo

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  2. In questa prova difficile tu hai gli strumenti per orientarti, sai grazie alla tua professione, tante cose, mentre la maggior parte delle persone fa una fatica ulteriore.
    Resta l'ingiustizia del destino nei confronti della tua mamma e di tutti voi che la amate.

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  3. Queste malattie sono tremende, non solo per chi le vive direttamente, ma anche per chi assiste. Ciao Ernest.
    sinforosa

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  4. Passo in punta di piedi da queste parti e mi ritrovo in questo blog e in questo post. Chi si prende cura di chi cura? È vero, anche chi sempre si fa forza ha bisogno di essere sorretto.
    Complimenti per il blog, mi è piaciuto molto perdermi per un po' tra le sue parole.

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