venerdì 25 novembre 2016

Che non sia solo una data

La sensazione che si prova entrando in un carcere anche da libero cittadino è difficile da descrivere, sa di costrizione, di sguardi che ti seguono e non solo quelli elettronici delle telecamere. Probabilmente anche il retaggio dei film visti o dei libri letti. Tutto ciò soprattutto, come nel mio caso, quando si tratta della prima volta, ma credo che sia una sensazione che accompagni poi sempre. 
Collaboro e sono socio del Teatro dell'Ortica un'associazione di Genova che fa Teatro Sociale, quel tipo di attività che spesso viene dimenticata dalle istituzioni e spesso anche dai cittadini che preferiscono spendere di più per vedere 300 volte l'Amleto. Ci occupiamo di psichiatria, disabilità, carcere e da qualche anno anche di violenza sulle donna. 
In collaborazione con i centri antiviolenza abbiamo fatto dei laboratori teatrali dai quali è venuto fuori uno spettacolo "Double face. Donne adatte ad ogni stagione" che domani andrà in scena a Genova interpretato dalle donne e da alcuni operatori dei centri. 
Contemporaneamente però stiamo lavorando anche con i maltrattanti, assieme ai CAM, centro ascolto uomini maltrattanti, perché crediamo che non si possa trovare rimedio alla violenza se non si lavora anche con chi quella violenza l'ha commessa e magari ci vive tutti i giorni. Non parliamo solamente di quella fisica, ma di comportamenti controllanti, di modi sbagliati di volere bene ad uno persona, di parole dette per comprimere la personalità dell'altro. Per arrivare poi anche purtroppo a quella fisica.
Per questo motivo ho descritto le mie sensazioni provate la settimana scorsa quando per la prima volta sono entrato in un carcere, per interpretare con altri attori davanti ai detenuti colpevoli di violenze, alcuni pezzi tratti dal libro "Da uomo a uomo. Uomini maltrattanti raccontano la violenza." di Alessandra Pauncz, vi invio a leggerlo. Un incontro che ha permesso anche uno scambio di opinioni con alcuni addetti ai lavori dei centri antiviolenza e delle istituzioni politiche, carcerarie, della giustizia e dei carcerati.
Uno di quegli argomenti che non si possono citare nei social e nei dibattiti perché sicuramente non portano voti o commenti ripetibili, perché paga di più dare ragione al "buttate la chiave". Ecco, io credo che se una società non si decide ad occuparsi di chi "è dentro" e prima o poi uscirà, vuol dire che rinuncia ad un suo specifico compito.
Con questo non vuol dire che l'atteggiamento debba essere quello di pietismo e buonismo. Faccio mie le parole che ho sentito da un detenuto "io sono colpevole e mi merito il carcere, voglio solo cambiare", tenendo sempre a mente chi la violenza l'ha subita.
Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne, un momento davvero importante, una settimana in cui nella mia città ci sono state iniziative di ogni tipo per ricordare ciò che succede nella porta accanto. Non deve però limitarsi ad una data, ad una ricorrenza che rischia poi di diventare un momento per citare un bollettino di guerra, ma una data di ripartenza e rinascita per tutti.

25 commenti:

  1. Bisogna cambiare la cultura, io mi auguro che un giorno non ci sia più bisogno di date per ricordare, ma che la società sia diventata più equa e giusta.
    Saluti a presto.

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    1. più che cambiarla bisognerebbe ci fosse una cultura...
      un saluto a te

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  2. Chissa perché quando uno violento o per altre ragioni viene arrestato e condannato veste immediatamente i panni dell'agnellino pentito e contrito.I picchiatori e gli stupratori bisogna rinchiuderli e buttare la chive,non divertirli con, anche meritori, spettacoli teatrali.
    Ciao fulvio

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    1. sei libero di pensarla come vuoi ci mancherebbe... unica cosa non si tratta di fare spettacolo per divertirli ma di andare a fondo del problema con mezzi differenti e in alcuni casi anche risolverli, ma mi sembra di capire che la cosa nn ti interessa.

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  3. Non deve però limitarsi ad una data, ad una ricorrenza che rischia poi di diventare un momento per citare un bollettino di guerra, ma una data di ripartenza e rinascita per tutti
    Ecco speriamo che serva a far riflettere tutti. Certo che per cambiare una certa cultura ce ne vuole.

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  4. Cambiare si, ma chi ha commesso violenza deve stare in galera. Chi stupra è un deviato,non può stare nel consorzio civile.

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    1. Come ho scritto la pena data va scontata, però se accettiamo che in questo paese ci siano leggi poi dobbiamo seguirle e farlo significa anche accettare che se deciso da un tribunale prima o poi si esce... e qui sorge la domanda cosa succede? Cosa abbiamo fatto prima? Queste secondo me sono le domande da porsi è lo dico in generale riferito a chi sta dentro... solo un dato spesso chi commette violenze ne ha subito in passato.

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    2. Vedi Ernest le vittime non hanno mai una seconda opportunità. Chi compie violenza non può rientrare nel consorzio civile. Un uomo che prova piacere, mentre una ceatura soffre, è un deviato, ci riproverà. Vedi quel detenuto in permesso premio, notizia di ieri, che ha violentato una ragazza di 27 anni.

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    3. Aggiungo poi che certi percorsi di 'redenzione"sono suggeriti dagli avvocati.
      Don Gallo si spese per fare uscire un femminicida, plurimo, tale Minghella, dichiarandosi convinto della sua innocenza. Quello è uscito e ha ucciso altre donne. Quelle sventurate non possono più parlare, alcune erano prostitute, vittime due volte.

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    4. Sara perdonami ma credi che io nn abbia pensato alle vittime?!?! Il punto della questione è un altro se vogliamo provare a cambiare qualcosa o no... per gli altri per evitare chi ci siano ancora vittime perché a occhio e croce il sistema che c è ora nn va bene. Poi lo ripeto ognuno la pensi come vuole

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  5. Complimenti, perché la tematica è assai spinosa. Io credo fermamente che la comunicazione, il coinvolgimento e la volontà di capire siano i soli strumenti che abbiamo - tutti - per superare tragedie e drammi, personali o meno.
    La legge non credo sia in discussione, quindi la pena comminata per il tale crimine, bensì è fondamentale pensare a un reinserimento (quando sarà) di persone pienamente consapevoli. E so che non è facile e che nulla è garanzia, ma la vita ci costringe a confrontarci col fratello "cattivo". E sulle responsabilità del "prima", non se ne viene a capo facilmente.

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    1. Si la questione è spinosa e come puoi ben capire difficile che possa entrare nelle discussioni con tempi che corrono e coi politici attuali in cerca solo di consenso facile, però sono fermamente convinto che solo attraverso la conoscenza del problema e il lavoro, a 360 gradi, con chi commette violenze si possa uscire dal tunnel
      un saluto

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    2. Io credo che nessuno nasca geneticamente cattivo e spesso chi è violento viene da un ambiente violento. Evidentemente il lavoro fatto in carcere era stato nullo o insufficiente, per questo apprezzo moltissimo il fatto che si lavori anche su chi la violenza la agisce e non solo su chi la subisce. Detto ciò, finchè le carceri, almeno in gran parte dell'Italia, continueranno ad avere funzione punitiva (assolutamente inutile se non a dare un minimo di soddisfazione alla vittima) e non effettivamente rieducativa, mi pare ovvio che un criminale sia identico a come quando ci è entrato, se non peggiore.

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    3. si credo proprio che il punto sia quello, il problema è che questo è un tema che non entrerà mai nella lista delle cose da fare di questi partiti...

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  6. Io spero che un giorno venga istituita la giornata contro la violenza sugli uomini. Quello del "femminicidio" è un grande giro d'affari. Non cé dubbio che chi usa violenza su una donna sia un incivile e vada punito seriamente. Ma chi si arroga il diritto di decidere che i comportamenti (o le frasi) nascono per una questione di sessismo? Smettiamola con le boldrinate! Ormai non siamo più liberi di fare critiche per paura di essere marchiati. Il caso dd luca e l'uscita sulla bindi: ha detto quelle cose perché la bindi è donna? No. Forse? Di sicuro quello ê il linguaggio di de luca che piaccia o no (e a me fa vomitare, in confronto trump sembra Luciano Canfora). Tornando alla prima mia frase, voleva essere una provocazione. Abbiamo bisogno della giornata del... per ricordarci che esistono determinate cose. Facciamo finta di non vedere la realtà. Tra un po' avremo anche l'app gratuita per la fame nel mondo. La violenza è violenza.
    Non ci dovrebbero essere distinzioni. Dovremmo ricordarcelo tutti i giorni.

    Quanto alla tua esperienza in carcere, complimenti. Scrive uno che é profondamenye contrario al carcere, convinto che l'ergastolo sia quanto di più disumano la mente umana abbia concepito.sono per una società in cui non ci sia bisogno di regole scritte, di leggi e costituzioni che non fanno altro che mettere paletti. Non voglio però saltare di palo in frasca. Qualche tempo fa ho visto "Cesare deve morire" di Paolo e Vittorio Taviani, ambientato in un carcere e interpretato dsi detenuti. Mi ha fatto riflettere. Mi sono domandaho per la prima volta: ma queste persone chi sono? Respirano come me. Se ci fossi io al posto loro. Si dice spesso che l'Italia non rispetta i diritti di chi sta in carcere. I tribunali internazionali ci condannano. C'è qualcosa di profondamente sbagliato nell'amministrazione penitenziaria. Anche molte "guardie" si uccidono. Eppure basta solo il tempo di casi eclatanti che subito finiscono nel dimenticatoio e non cambia nulla. Quelle persone non esistono. Non interessa a nessuno delle loro condizioni, salvo le eccezioni che hai fatto tu.

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    1. Io vorrei vivere in un mondo dove non ci sia la necessità di date per ricordare determinati problemi... purtroppo non è così, molti non sanno nemmeno i numeri delle violenze. L'esperienza in carcere è stata davvero particolare e credo che tutti debbano farla, lo ribadisco con questo non voglio dire che le pene devono sparire ma credo che si debba provare a fare qualcosa e quel qualcosa deve necessariamente passare da lì
      un saluto

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  7. Credo che la violenza andrebbe condannata sempre chiunque sia la vittima e il carnefice.
    Siamo in un paese dove ogni vittima donna è una santa, quando è una donna ad uccidere il compagno "ha fatto bene".
    Trovo che la violenza sia una risposta sbagliata sempre(anche quella verbale) usata di solito da chi fondamentalmente è più debole.
    Però spesso tra i casi che ci pervengono non sappiamo nulla del prima.
    Non sappiamo come si sia arrivati li.
    non giustifico mai nessuno, ma trovo discriminatorio giudicare un uomo sempre colpevole e la donna sempre vittima anche quando è carnefice.

    Sulla redenzione/rieducazione potrei forse essere in linea col tuo pensiero Ernest, ma in un paese che non ci si cura neanche dei cittadini onesti... scusami ma darei delle precedenze

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    1. io credo che la violenza certamente debba essere condannata sempre, non credo si possa risolvere con frasi fatte ma con atti concreti.
      Qui non è questione di precedenze ma di occuparsi del problema, altrimenti quelle precedenze non serviranno e anzi continueranno ad essere nocive per la società

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    2. Ernest, ripeto in linea teorica concordo.
      Ma se ho risorse limitate e devo fare una scelta...
      Quello che comincerei a cambiare è il tipo di pena.
      I carcerati devono lavorare per pagare la propria detenzione.
      Non devono essere una risorsa ma neppure un costo.
      Se fosse così probabilmente avremmo una situazione migliore.
      Anche perchè personalmente ritengo che l'ozio sia nocivo, possa solo far uscire il peggio delle persone.

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    3. Si si ho capito che in linea teorica concordi... qui il problema è che andrebbe riformato tutto il sistema carcerario e parlo anche per chi ci lavora dentro, e uno Stato dovrebbe capire che certe risorse si devono trovare

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  8. Come sono rari quelli che cercano di aiutare/riabilitare anche chi il crimine lo ha commesso. Un lavoro davvero meritorio.

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  9. Ernest in effetti, da credente, e lo sottolineo, ho pensato proprio al tuo post, ascoltando Radio Maria.
    Non si può negare a nessuno la misericordia di Dio, ma lo dico appunto nella prospettiva dell'anima, cge non è certo quella dei vari don Mazzi etc.

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