lunedì 6 dicembre 2021

Poi ti dimenticano

Facendo il mio lavoro mi capita spesso di parlare con i pazienti, oltre alla vera e propria attività riabilitativa. A volte le persone entrano nella stanza e hanno bisogno di vuotare il sacco, raccontarsi e raccontare. 

Confesso che non è sempre facile riuscire ad ascoltare tutti e tutto, non sentire, ma ascoltare. Esserci. Ho imparato, cerco di metterlo sempre in pratica, il valore della presenza mentale rispetto a ciò che ci viene raccontato. 

Purtroppo ultimamente spesso le persone anziane mi raccontano dei propri figli, che ci sono poco, che non hanno tempo. In alcuni casi l'essere mamma o papà li fa nonostante tutto ergersi a difensori. "Sa hanno tanto da fare", "mia figlia ha un lavoro importante", "hanno la loro vita".

Negli occhi però passa la verità, un velo di tristezza per il tempo che non si può più passare insieme. Come questa mattina, una signora che continuava a dirmi "Perché mia figlia mi ha detto così? Perché mi ha detto che mi deve trattare come una bambina". Difficile dire qualcosa in questi casi, la prima cosa che mi è uscita dalla bocca è "mi dispiace", poi avrei voluto abbracciarla per farle capire che lei è sempre la stessa. 

Una storia come tante, questa più distante, ma purtroppo ne avrei anche di quelle vicine a me. Il filo che lega è l'incapacità di capire comportamenti come questi. 

8 commenti:

  1. Proprio oggi leggevo di un anziano trovato morto in casa, in una città vicina alla mia, dopo tre giorni.
    Nei commenti, tutti si chiedevano che fine avessero fatto i suoi figli, trasferitisi al nord da giovani, per lavoro.
    E no, non posso credere che non si abbia il tempo per telefonare ad un genitore almeno una volta al giorno, o per mandargli qualche messaggio. 😔

    RispondiElimina
  2. Vedo e sento storie orribili in questo senso. Ed il fantastico lavoro che fai, ti ci mette a contatto con ancora maggior brutalità. Chi lavora con gli anziani o comunque con storie di solitudine ed emarginazione, compie imprese epiche, malissimo ricompensate, se non spesso dalla gioia e dalla gratitudine che ritorna.
    "Esserci", come giustamente specifichi, è quasi un lavoro extra, ma probabilmente quello che ti permette un contatto autentico, ed un ritorno impagabile. Gli anziani spesso sono considerati un peso, e gestiti come tali, tristissimo. Quando poi pensi che hanno spesso sacrificato vita e passioni, per qualcuno che ora latita. Forse la loro unica ambizione. Triste davvero.

    RispondiElimina
  3. Io non credo che i figli cambino quando un genitore diventa vecchio, credo piuttosto che le persone non vogliono vederli come veramente sono anche quando le cose vanno bene.

    RispondiElimina
  4. Proprio ieri è un anno che è mancata mamma,ci litigavo tre volte al giorno ma la adoravo,troppe volte ci dimentichiamo che diventeremo anziani anche noi....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. è proprio questo il punto: diventeremo anziani anche noi e se qualcuno, in caso non dovessimo più essere autosufficienti, ci dovesse mandare in una RSA come la prenderemo?

      Non si pensa mai alle conseguenze di un' azione.

      Elimina
  5. Fai un lavoro davvero importante e la tua sensibilità ti rende attento non solo alle cose dette ma anche e soprattutto a quelle taciute.
    Queste persone, che soffrono di una triste malinconia e solitudine, sono fortunate ad averti accanto.
    sinforosa

    RispondiElimina
  6. Io credo che i genitori amati sono genitori che hanno saputo amare, ci sono storie di famiglie complicate ed è sempre difficile giudicare da fuori. Non tutti riescono ad andare oltre le assenze o le sofferenze subite nell'infanzia

    RispondiElimina
  7. Molti anziani spesso restano soli e abbandonati, questa società sta perdendo tanti valori.

    RispondiElimina

Latest Tweets

 
;