Eo, sinjuri, s'eo fabello,
lo bostru audire compello:
de questa bita interpello
e ddell'altra bene spello.
Poi ke 'nn altu me 'ncastello,
ad altri bia renubello
e-mmebe cendo [e] flagello.
Et arde la candela, sebe libera,
et altri mustra bia dellibera.
Uno dei primi componimenti in volgare del ‘200. Un Ritmo in cui si parla della strada mostrata agli altri, di chi si prodiga, o se vogliamo chi aiuta e sostiene nel momento del bisogno.
Così come la candela mostra la strada libera e nel frattempo si consuma.
Chi fa luce però ha bisogno di un’altra candela.
Qui si comincia a brancolare invece..
RispondiEliminaMolto buio
EliminaSpesso chi aiuta gli altri è perché capisce, avendo toccato con mano, i bisogni altrui. Chi soffre, o ha sofferto, è più comprensivo verso i problemi degli altri. Ma pur dando sostegno e luce, non è detto che non abbia bisogno egli stesso di luce e sostegno. Non sempre chi sembra forte lo è davvero. Tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri. Bella poesia!
RispondiEliminaIn che lingua è? Non ho capito una parola!
RispondiEliminaVolgare italiano del 1200
EliminaVolgare italiano del 1200
EliminaSi un verso che mi ha colpito molto
RispondiEliminaDi quale zona?
RispondiEliminaItalia Centro-Meridionale
EliminaPrecisamente del XII secolo
Grazie Ernest!
EliminaAver memoria ci aiuta a crescer meglio. Voglio dire anche a noi adulti. La perdita della memoria può portarci solo a ripetere gli errori del passato. Un saluto a te. Io sono Fabio del vecchio blog "Passeggiando con Voltaire". Da oggi, se vuoi, puoi ritrovarmi qui.
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