“Noi sappiamo che siamo diverse dalle altre atlete. Ma non vogliamo dimostrarlo. Facciamo del nostro meglio per sembrare come loro. Sappiamo di essere ben lontane da quelle che gareggiano qui, lo capiamo benissimo. Ma più di ogni altra cosa vorremmo dimostrare la nostra dignità e quella del nostro paese.”
Samia Yusuf Omar, velocista somala presente ai giochi olimpici del 2008, annegata il 2 aprile 2012 nel mediterraneo mentre cercava di attraversarlo su un’imbarcazione diretta a Lampedusa.
Casa loro non c'è, ma noi siamo ben chiusi nella nostra.
RispondiEliminaUn ragionamento carico di dignità che emoziona e ci esorta a star vicini a chi fugge da guerra e miseria.
RispondiEliminaSi ed era una campionessa, con un sogno come hanno tutti.
RispondiEliminaDonna e atleta fiera e coraggiosa. Terribile ed ingiusta la sua fine.
RispondiEliminaVoi non siete diverse, sapete schiacciare, ricevere, sapete mandare la palla oltre la rete, sapete fare punto, conoscete le regole, come noi, come una squadra di pallavolo Italiana, Francese, Spagnola...vi qualificate o no alle nazionali e questo è il sogno di chiunque di noi gioca a pallavolo...quest'anno abbiamo vinto solo una partita, il Mondovì 8 su 9....non importa a noi piace, noi l'abbiamo nel sangue come voi, ma certo non hai vostri livelli ma anche voi avrete iniziato come principianti
RispondiEliminaSamia Yusuf Omar non era diversa, non aveva sogni diversi, perchè il colore della pelle o la religione rende diversi nello sport, no, no di certo. perchè era su quel barcone, perchè voleva venire in Italia non lo sappiamo lei è morta, lei non può raccontarlo. Lei aveva il suo sogno e aveva un motivo ma resterà con lei in una bara.
Abbiamo fatto un minuto di silenzio in campi da pallavolo amatoriale...ma nessuno l'ha fatto in un campo da professionisti... forse capita solo ai calciatori. Lei non doveva dimostrare nulla se no che sapeva schiacciare, ricevere e fare punto come ogni pallavolista.