Ognuno è fatto a suo modo. Questo è scontato, lapalissiano direi.
Mi domando spesso però come si possa imparare a "fregarsene un po'". Più vado avanti più mi rendo conto che il pensare meno ha dei vantaggi. Quindi beati quelli che non si preoccupano, che lasciano correre e che probabilmente hanno meno problemi. Nessun bruciore di stomaco o pensiero fisso nella testa.
Imparare a stare nel "qui ed ora" credo sia una delle cose più difficili. Improbabile riuscire a cambiare drasticamente, forse ci si può provare ma è una strada in salita, di quelle da esperti delle camminate.
Forse ciò che sta alla base del comportamento di quelli che se ne fottono è il "tanto se ne occuperà qualcuno". E' questo che frega noi "pensatori" incalliti, professionisti della preoccupazione. Non riusciamo a delegare, non ci fidiamo, o meglio sappiamo che se non ce ne occuperemo noi non se ne occuperà nessuno.
Un'arte nuova da immagazzinare, che necessita alunni per il nuovo anno.
Dovrò sedermi al primo banco e stare molto attento, perdere appunti e fare molte domande perché i rischio è di essere bocciati in questo caso, o peggio di ripetere l'anno.
Non vorrei disilluderti ma quell'arte o ce l'hai o non ce l'hai.
RispondiEliminaAltro che prendere lezioni;)
Io sono incapace di fregarmene, ma lavoro spesso in squadra e allora ho imparato a comportarmi di conseguenza.
RispondiEliminaCon molto sacrificio, però.
“Forse ciò che sta alla base del comportamento di quelli che se ne fottono è il "tanto se ne occuperà qualcuno".
RispondiEliminaQuesto può essere uno dei motivi per cui l’Italia va come va, uno dei motivi per cui molti italiani se ne fregano di tutto e tutti mandando alla deriva paesi e città per poi piangere “sul latte versato”. E quanti italiani vivono come parassiti sulle spalle di altri, senza accusare alcuna vergogna, anzi a cuor leggero e pretendendo.
Non sempre è così.
Ci sono persone responsabili e civilmente mature che non si aspettano nulla dagli altri, che sanno che spetta a ciascuno fare e fanno meglio che possono, nel rispetto di tutti e di tutto.
È questo agire, in onestà, laboriosità, responsabilità e rispetto delle regole del vivere comune, delle persone - chiunque esse siano e da qualunque parte arrivino. -, dell’ambiente, che rende la persona libera da pre-occupazioni e a questo si può arrivare coltivando una retta coscienza.
sinforosa
Ho il sospetto che sia quello che vogliono...
RispondiEliminaPiù che altro, bisogna importarsene il giusto.
RispondiEliminaNon farsi il sangue amaro e non accollarsi comunque tutte le cose lasciate dagli altri :)
Moz-
Il famoso e auspicabile I care. Se fosse generalizzato il peso sarebbe più leggero, come lo sarebbe il peso di altre cose ad esempio le tasse.
RispondiEliminaOdio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
RispondiEliminaAntonio Gramsci
C'è un problema in questo ragionamento.
RispondiEliminaIl fatto di non essere indifferenti non significa che si vedono le cose che si devono vedere (vedi alla voce "verità"), che si sia capaci di analisi, che si sia capaci di darsi uno scopo, che si sia capaci progettare una linea d'azione che conduca allo scopo.
Lo scarafaggio non è indifferente, se accendi la luce corre a nascondersi in un angolo buio. Però sa fare solo quello. Azione-reazione. L'evoluzione gli ha dato questa capacità puramente meccanica di percepire la luce e di correre verso il buio.
Noto con divertimento che in certi commenti si citano dei personaggi storici come Gramsci che hanno fornito alle "masse" una "verità", una analisi, uno scopo e una linea d'azione per raggiungere lo scopo. In queste citazioni però si omette che la "verità" era falsa, che la analisi era sbagliata, che la linea d'azione era criminale e che lo scopo raggiunto era l'esatto contrario di quello dichiarato.
Torniamo a bomba sul punto che la capacità che bisogna avere per vivere è la capacità di pensare, non di eseguire degli ordini.
Eseguire gli ordini è la capacità delle macchine, non delle persone.
Di più, le persone "indifferenti", se sono veramente "indifferenti", sono molto ma molto migliori di quelle che eseguono gli ordini.
Perché l'indifferente lascia vivere il prossimo, invece quello che esegue gli ordini di solito fa il Male per conto terzi.
Io come una vera cogliona ho spesso fatto il lavoro mio e anche quello non mio. Mi veniva naturale così, purtroppo. Neanche ci stavo a pensare a chi toccava o sarebbe toccato farlo.
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