martedì 9 marzo 2021

Figuriamoci ora

Non ricordo esattamente il primo giorno di clausura in casa. Ricordo però la strana sensazione che ho provato quando ho sentito pronunciare per la prima volta la parola Pandemia. Il pensiero è subito andato ai miei genitori, a Greta e a mia moglie.  Dovevo e volevo proteggerli. Da quel giorno con tanta forza di contrattazione sono riuscito a non far più uscire mio padre che continuava a dirmi "anche te ti puoi ammalare". Non accettava il fatto che questa volta non poteva essere lui ad occuparsi di tutti, come sempre. Non dimenticherò mai gli occhi di mia madre che a distanza mentre le portavo la spesa sembrava chiedermi quando sarebbe passato tutto questo. 

Greta a tavola che chiedeva spiegazioni su questa "baraonda", come la definiva lei, e i nostri giochi inventati per far scorrere il tempo. Il lievito di birra che usciva anche dai cassetti dei calzini, tenuto come le monete di Paperon de Paperoni. Nuvole di farina nelle stanze dopo aver impastato ravioli, lasagne, gnocchi, tagliatelle e pizze di ogni tipo. 

Ricordo una delle mie prime uscite per fare i "rifornimenti" in stile guerra mondiale, una specie di mascherina antipolvere trovata da mia moglie in dispensa, come se fosse oro, sciarpa sulla faccia e via tra gli scaffali evitando gli altri meglio di Pac Man. Un carrello con dentro qualsiasi cosa, chili e chili si simmenthal che sono ancora in casa da qualche parte. 

La caccia agli untori. I runner, i cani, i bambini, gli anziani. Una ruota insomma che ancora adesso continua a girare. 

La prima persona che ha perso la vita per questo maledetto virus e quelle parole che ancora fanno male. Aveva malattie pregresse. Poi tutti gli altri, i camion con le bare di Bergamo. Il dolore della gente e di chi era fuori a lottare contro un nemico invisibile. 

Dopo un anno sembriamo esserci abituati ai morti, non hanno più nomi, solo numeri che ormai non vengono nemmeno più elencati in un bollettino. Quelli che gridano alla dittatura sanitaria, che negano ancora tutto, che dopo un anno non portano ancora la mascherina. Ci si scanna sul web per fare a gara su chi ha più diritto al vaccino e le istituzioni brancolano in mezzo a piani vaccinali che sembrano scritti con l'inchiostro simpatico. Chi dovevamo proteggere qualche mese fa ora si trova a dover far il vaccino fra mese. Forse. 

Spesso provo vergogna per avere fatto il vaccino prima dei miei, per la paura di infettarli ogni giorno, o di altre persone anziane e non, con o senza patologie. Rabbia per una società che ha messo in mano al capitale il destino di molte persone. Amarezza per l'ennesima lezione che non abbiamo imparato, posti davanti alla conferma che andava già tutto male prima del virus. 

Figuriamoci ora. 

9 commenti:

  1. Sembra incredibile che sia già passato un anno... Noi qua nella mia provincia siamo in zona rossa, quindi è un vero e proprio deja-vu rispetto a marzo 2020, eppure la gente ha mutato atteggiamento, non è più così disciplinata, forse addirittura è meno impaurita. Nessuno pensa più che la responsabilità individuale è importante per proteggere tutti. O l'hanno mai pensato? Boh!

    RispondiElimina
  2. Esatto. Sento meno la responsabilità individuale, spesso a volte di fantomatiche libertà, lamentandosi di ipotetiche vite da reclusi. Poi magari hanno pure da ridire sul vaccino.

    RispondiElimina
  3. Sembra ieri che è iniziato tutto, e invece è passato un anno lunghissimo che, però, non ci ha insegnato nulla.
    Altrimenti, non staremmo arrancando nella somministrazione dei vaccini, e non rischieremmo un lockdown totale ogni due per tre.
    Ho rivisto mio figlio nelle domande di Greta, e i nostri impasti giornalieri fatti nel tentativo maldestro di far scorrere il tempo.
    La luce alla fine del tunnel è vicina?
    Temo proprio di no.

    RispondiElimina
  4. Ciao Ernest, sei sempre bravissimo!

    RispondiElimina
  5. È passato un anno e più di centomila persone sono morte, se ce lo avessero detto un anno fa non avremmo creduto. Io ho ricordi ben precisi.
    Qui, il primo caso in Italia, in Europa, nel mondo occidentale, abbiamo chiuso il pomeriggio del 21 febbraio, quando al risveglio cominciò a serpeggiare la notizia che nella nostra città c'era un caso covid. Poi i figli rimandati a casa da Milano, da Cremona, dal lavoro, le scuole immediatamente chiuse e l'esercito che pattugliava le uscite dalla città. Un silenzio innaturale era calato in ogni dove, in giro solo troupe di televisioni e giornalisti. Non lo dimenticheremo più. E dopo un anno siamo ancora in piena pandemia, speriamo nel 2022. Ciao Ernest.
    sinforosa

    RispondiElimina
  6. Purtroppo la situazione non è cambiata, la speranza sono i vaccini, ma rimangono ancora tante incognite.

    RispondiElimina
  7. Passiamo da un colore ad un altro per poi ritornare al primo ma nulla cambia.
    Spero che arrivino questi vacini ma che venga attuato un veloce piano per poter vaccinare più persone possibili.
    Ciao fulvio

    RispondiElimina
  8. Quando tutto è iniziato il pensiero che la situazione avrebbe potuto protrarsi per un anno mi sembrava quasi fantascienza, pensavo a quanti di noi si sarebbero potuti ammalare, a questo nuovo modello di vita, agli aspetti sociali ed economici. L'unico aspetto che sembrava sorridere ai tempi era quello relativo al pianeta, si stava disintossicando, stava mettendo in atto i suoi meccanismi di riequilibrio abbastanza velocemente e si riappropriava dei tanti suoi spazi.
    Passato un anno la pandemia è sempre lì, anzi crescono le varianti, arrivano i vaccini, la comunità scientifica ne sa un po' di più ma tutto cambia velocemente.
    Viviamo un momento storico che non ha eguali, credo che si navighi come meglio si può, cercando di non intasare le terapie intensive per non dover scegliere chi può accedere e chi no e prestare soccorso a tutti.
    Speriamo si riesca ad uscire bene e presto da questa situazione.
    Buona giornata

    RispondiElimina
  9. e la cosa che più mi colpisce in tutto questo è la notizia che i soldati israeliani hanno raggiunto l'immunità di gregge, non uno staff medico, ma dei militari... sconfortante

    RispondiElimina

Latest Tweets

 
;