Genova 18 anni dopo è cambiata molto.
Avvolta da una nube di propaganda che la giunta comunale ha saputo tirare su, in linea con la scarsa voglia di partecipazione che sembra essersi impadronita del paese.
Non dimenticherò mai il mese di luglio del 2001, la voglia di esserci che si sentiva in mezzo alla gente, la sensazione di avere ragione rispetto a tantissime questioni.
Poi nero, come il fumo che saliva da ogni angolo della città.
Come le divise di coloro che sono stati lasciati liberi di mettere a ferro e fuoco le strade, mentre la polizia picchiava i pacifisti di Manitese in piazza Manin.
Le cariche contro il corteo dei migranti e quelle corse con la speranza di non essere presi.
Non c'erano telefonini per potersi rassicurare, solo ansia e qualche cabina del telefono ancora intatta.
Avevamo ragione e ci hanno massacrato.
Dopo quei giorni credo sia iniziato il declino di tutto, un movimento che non si è mai più ricomposto che forse commise anche degli errori. Come quello di avere fiducia non organizzando il servizio d'ordine.
Io ci sono nato in Piazza Alimonda, da quel giorno non riuscii più a vederla con gli stessi occhi, così come la salita da Corso Italia per raggiungere la salvezza verso la Chiesa di San Pietro mentre i manganelli arrivavano da tutte le parti, il 21 luglio, un corteo pacifico attaccato da divise impazzite.
Donne, ragazzi e anziani tumefatti e umiliati.
Poi l'aggressione alla scuola Diaz, dove mia nonna faceva la bidella da giovane, e le torture nella caserma di Bolzaneto.
Non perdonerò mai i carnefici di quei giorni perché hanno strappato l'immagine della mia città , di alcuni luoghi della mia infanzia, perché ci hanno reso impotenti di fronte ad un'ingiustizia visibile a tutto il mondo.
Genova divenne in pochi giorni Buenosaires degli anni 70.
Ora pochi credo ricordino ancora, forse non vogliono, forse conviene non farlo. Molti parlano con fastidio di quei giorni, relegandoli alle cose dei soliti comunisti.
Questo siamo diventati, ma quel movimento era una speranza e noi lo ricorderemo sempre.