lunedì 28 settembre 2020 24 vostri commenti

Il resto può aspettare

Oggi ho accompagnato Greta in moto a scuola. Non è la prima volta che vado io, ma la prima in moto e in un orario leggermente anticipato. 

La cosa che più mi colpisce è la frenesia dei genitori nel lasciare i bambini, comprensibile sia chiaro, si deve entrare al lavoro, timbrare il cartellino. Tutto ovvio. Qualche bimbo che piange che viene trascinato dentro scuola, succede anche questo chiaramente, nulla di nuovo. 

Greta di solito entra sorridente senza alcun problema, stamattina invece voleva la mamma con qualche lacrima che iniziava a scendere. Stavo per forzarla e poi mi sono guardato attorno, la frenesia, le fretta.  Ho detto no. Non va bene, arriverò in ritardo al lavoro non importa. Ci siamo messi da parte su una panchina e abbiamo parlato per cinque minuti. Si è tranquillizzata, voleva solo questo. 

Tornando verso la moto mi sono chiesto se davvero ha senso vivere nella frenesia. Lo so dobbiamo lavorare, non discuto. Ma forse stiamo dimenticando alcune cose importanti, prendersi il tempo per fare, per stare, per parlare. Esserci veramente in un momento. Esserci con i nostri figli. 

Spesso purtroppo non è possibile. Questa è una società che non guarda in faccia nessuno, che spinge la gente a ritmi insostenibili, con il pensiero alla bolletta, al conto corrente che scende in picchiata, alle tasse, al lavoro che incombe o che purtroppo non c'è. Rincorriamo la lancetta dell'orologio e spesso la superiamo senza nemmeno accorgercene. 

Mi siederò spesso su quella panchina,  metterò da parte quell'orologio e ascolterò. 

Il resto può aspettare. 

lunedì 14 settembre 2020 12 vostri commenti

Prima

Eccoti nascosta dietro ad un grande zaino dove mettere matite, pennarelli, astucci che se sarai come tuo padre tra poco non riuscirai più a chiudere e diari che diventeranno segreti ahimè. 

Ma quello spazio sarà soprattutto per i tuoi sogni, i desideri, le amicizie e le antipatie quotidiane, le mani alzate per fare domande, gli occhi che brilleranno al primo bel voto e quelli preoccupati per quando invece saranno meno belli, il sorriso al suono della campanella della ricreazione a distanza per ora ma vabbè, la tensione per la prima interrogazione e la prima lezione ripetuta a casa. 

"Papà ho un po' paura della scuola" dicevi stamattina. 
Va bene così, anche noi, un po' come è giusto che sia per tutte le cose nuove.
Solo una cosa, andiamoci piano col crescere che non so se sono proprio preparato.

Fa’ la punta alla matita
corri a scrivere la tua vita.
Scrivi parole diritte e chiare:
Amore, lottare, lavorare.
Gianni Rodari

mercoledì 9 settembre 2020 11 vostri commenti

Dimenticati come i post

Spesso diamo la colpa ai massimi sistemi. Ce la prendiamo con la politica, le istituzioni, gli amministratori pubblici. Poi finiti quelli che stanno a nostro avviso sullo scalino più alto iniziamo a scendere e il mirino sposta posizione. 

Mi pare, avendo a che fare da tanto tempo con famiglie e ragazzi, che manchi proprio una sorta di autoanalisi. Mi vengono in mente ad esempio le reazioni di miei genitori rispetto alla scuola. Partivano dal presupposto che noi avevamo sempre torto e il professore aveva ragione. Oggi direi che avviene il contrario rispetto a tutte le varie figure educative che i ragazzi incontrano nel loro cammino. 

Cosa è successo? Quale è stata la generazione che ha dato il via a questo nuovo approccio. La mia? Quella nata negli anni 70 ora quarantenni (e qualcosa di più)? O forse quelli venuti dopo.

Vero, non possiamo fare discorsi generici, non tutti sono così ma mi pare che i ruoli si siano mischiati. Vedo padri che spesso sembrano più amiconi e madri che si sostituiscono agli allenatori di calcio. Valori che vengono dimenticati e magari nemmeno più citati, per non dire insegnati.

La violenza che in questi anni stiamo vedendo aumentare, la brutalità di questi giorni non può avere solamente una matrice, non nasce all'improvviso, ma fa parte di una caduta libera di questa società che possiamo vedere anche quotidianamente anche nei piccoli gesti. 

Ciò che più addolora è la poca memoria, giusto il tempo di un post.

lunedì 7 settembre 2020 6 vostri commenti

A che punto siamo?

Verrebbe da dire. 

L'estate è quasi ormai nel cassetto, le immagini degli assembramenti sono ancora nei nostri occhi. Risuonano ancora nelle nostre orecchie le parole di questi pseudo governatori che continuavano a dire va tutto bene. Pifferai magici con tanto di fila dietro alla spalle che hanno evidentemente fatto proseliti e portato molte persone ad abbassare la guardia contro il virus. 

Peccato che ci siano ancora zone off limit, come le residenze protette, dove ancora oggi siamo in fase 1 e per lavorare devi essere vestito da Ghostbuster. Ogni mattina quando entro al lavoro gli occhi dei nostri ospiti sembrano chiedere a chi incontrano fugacemente quando finirà tutto ciò.

Non riesco nemmeno a parlare di quei mentecatti in piazza qualche giorno fa. Mi fanno più paura i governatori come il nostro in Liguria che passa da una dichiarazione all'altra come se niente fosse. Dal liberi tutti, stadi aperti, chiese aperte, tutto aperto al manteniamo attenzione però. Usano parole come Cluster che dovrebbe essere tradotto in vergogna. 

Mi fanno paura i miei concittadini che lo rivoteranno senza capire che la Sanità Ligure da anni fa acqua da tutte le parti.

Altro che andrà tutto bene, direi più un si salvi chi può. 

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